Interviste dall’altro mondo: Cory Jane pronto a lanciare gli Hurricanes nel Super Rugby

“I Canes possono vincere il Super Rugby”, lo ha assicurato Cory Jane a OnRugby a poche ore dall’inizio neozelandese del torneo

ph. Sebastiano Pessina

Il Super Rugby è già giunto al secondo round senza aver giocato una partita fuori dal Sudafrica. In Nuova Zelanda (e Australia) inizia questo fine settimana offrendo una prelibatezza come derby casalingo: la squadra che vinceva, i Crusaders, contro la squadra che vince, i Chiefs.
La scorsa settimana la NZRU ha invitato i media neozelandesi al lancio della stagione 2014 buttando giocatori, sponsor, tifosi e giornalisti sui Go Kart. Tutti presenti dall’Amministratore Delegato della NZRU Steve Tew al Direttore dell’Alto Livello Neil Sorensen, fino agli addetti al commeciale e comunicazioni. Tra gli All Blacks presenti Keven Mealamu, Francis Saili e Corey Jane con il quale abbiamo scambiato due chiacchiere.

 

Allora come ti senti all’inizio di una nuova stagione? Tipo oddio ci siamo di nuovo o super carico?
Ma durante allenamento guardavo di lato e vedevo Julian Savea, di nuovo, come sempre, e pensavo eccoci un’altra stagione inizia. Però sono molto eccitato. Ho giocato solo quattro partite lo scorso anno e personalmente ho lavorato duro per tornare dal brutto infortunio che ho subito durante il preseason. Voglio dimostrare a tutti che sono in piena forma che sono tornato come prima. Voglio vincere con gli Hurricanes quest’anno, non voglio solo aggiungere una partita all’altra e venire pagato ma voglio genuinamente vincere il Super Rugby.

 

E’ un sentimento condiviso dal resto della squadra?
Sì, assolutamente sì. Abbiamo lavorato duro durante questo prestagione non solo sul fattore rugby ma anche su chi deve avere le responsabilità all’interno della squadra e negli Hurricanes abbiamo deciso che tutti sono responsabili per come si gioca. In tutte le squadre ci sono giocatori a cui devi dire cose o che si nascondono dietro altri giocatori più forti di carattere. In questa stagione ognuno è responsabile per se stesso e per la squadra tutta. Se bisogna dire una cosa è bene dirla invece di portarsela dietro come un macigno per tutta la stagione. Dobbiamo anche cambiare filosofia di gioco e non essere una squadra che gioca a volte benissimo e a volte malissimo.

 

Raccontaci dell’army camp nelle tende che avete fatto
Mi è piaciuto tantissimo. E’ stato fisicamente durissimo, un vero army boot camp. Hanno voluto distruggerci mentalmente per poi ricostruirci più forti. Alcuni ragazzi hanno faticato. Io ho faticato solo nel tema di cinquecento parole che ho dovuto scrivere sull’incoraggiamento spirituale e morale. Erano le cinque di mattina ed ero così stanco che non sapevo cosa fosse né il coraggio né il morale!
La tipa che lo ha letto ha detto che era molto interessante, ma non aveva nulla a che vedere con il concetto di incoraggiamento morale…

 

Sei nel gruppo dei leader degli Hurricanes?
No, mi hanno buttato fuori dopo aver letto il mio tema perché secondo loro non capisco nulla

 

Giocherai estremo quest’anno?
Inizio come ala, poi bisognerà vedere come va con la posizione di estremo. Andre Taylor ha veramente bisogno di giocar bene, di un grande anno come il 2012.

 

Quali sono i cambiamenti chiave degli Hurricanes nel 2014?
Più che altro la parte mentale della partita come accade negli All Blacks. Abbiamo bisogno di questo nei Canes e della consapevolezza di ogni ruolo. Nel nostro team a volte giocatori più anziani tendono a coprire e curare i più giovani. Invece ora tu giochi nel tuo ruolo e a fine partita durante la revisione ti sarà puntato il dito contro se hai sbagliato e non potrai più nasconderti dietro ad altri giocatori.
Il Super Rugby è un torneo troppo d’elite per avere giocatori che perdono tempo a curarsi dei più giovani. Stiamo discutendo anche dei dettagli che sembrano più piccoli, fino a quali esatte linee devono essere corse durante le giocate. C’è molto più lavoro dietro le quinte, cosa che non è mai stata fatto qui agli Hurricanes ma a cui invece alcuni di noi sono abituati nell’ambiente All Blacks. Non si ha quel tipo di professionismo a livello Super Rugby.

 

Pensi quindi che l’allenatore Mark Hammet abbia finalmente trovato la sua “zona” di lavoro?
Si, ma non solo lui, tutti sono entrati nella giusta “zona”. Stiamo applicando cambiamenti che erano stati identificati durante la revisione del 2013. Inoltre abbiamo anche uno skills coach e un allenatore della difesa, non più un solo allenatore che fa tutto. Quindi ora abbiamo un modo migliore per analizzare attacco e difesa avversari. E’ un buon feeling, ma ciò che è buono in prestagione ora deve essere trasferito alla stagione vera.

 

Quindi motto del 2014 è consistenza?
Si, è frustrante vedere come ci prepariamo per le partite importanti contro avversari importanti e poi perdiamo contro squadre sotto il nostro livello e soprattutto perdiamo quattro punto vitali per raggiungere i playoff.

 

Voci in Europa dicono che Hosea Gear non farà un’altra stagione col Tolosa. Lo hai sentito?
L’ho sentito lo scorso anno ed aveva un paio di opzioni da vagliare. Ma tra ciò che la gente dice e poi fa c’è sempre un grosso divario. Sarebbe comunque un buon ritorno per il rugby kiwi se Hosea decidesse di tornare nel Super Rugby, ma ha comunque una famiglia giovane quindi vorrà anche guadagnare bene.

 

Hai avuto il tuo momento “no” sotto i riflettori durante la RWC per la notte brava con Israel Dagg: hai dei suggerimenti da passare per affrontare quei momenti?
Mah, di solito tutto viene montato un po’ troppo dai media. Non c’é nulla di male a bere qualche birra nell’era professionistica. Neanche ad ubriacarsi, ma bisogna sapere quando farlo e come farlo. La sera prima di una partita è sicuramente un no-no. Come per me tre giorni prima della Semifinale contro l’Australia. Ho imparato da quello sbaglio.

 

Cosa è più umiliante?
Per me e’ stato l’imbarazzo provato di fronte alla mia famiglia e soprattutto avere i miei compagni di squadra che il giorno della semifinale si sono svegliati con l’articolo sul giornale che parlava di me ubriaco e della mia notte brava. Ho parlato con lo staff del bar dove eravamo e ci hanno assicurato che non abbiamo fatto nulla di male, era solo il giorno sbagliato.

 

E Corey Jane ha finito la giornata sui GoKart con un secondo posto e due primi posti…

ritornare a volare sull’erba della CakeTin nel 2014 con la maglia degli Hurricanes da subito!

 

di Melita Martorana

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