Eccellenza, futuro celtico, coppe europee e Mirco Bergamasco: parla Filippo Frati

Intervista a 360° all’allenatore del Rovigo. Dove si parla anche di Prato, di movimento, di permit players e accademie

ph. Tommaso Del Panta

Eccellenza che da qualche settimana superato il giro di boa: un bilancio
Il bilancio per quanto riguarda la mia squadra, Rovigo, è senza ombra di dubbio molto positivo: siamo primi in classifica, ad oggi (contando la prima di ritorno) imbattuti e abbiamo conquistato 50 punti sui 55 disponibili, migliore attacco e migliore difesa del torneo. E guardando oltre al risultato sportivo, sentiamo intorno a noi un grande clima di affetto e di fiducia, giocare sempre davanti a migliaia di spettatori è uno stimolo enorme, un pubblico caloroso che non ci fa mai mancare il suo sostegno anche quando giochiamo in trasferta.
Chi dava per scontato risultati simili probabilmente non ha mai praticato sport in vita sua, ogni punto segnato e ogni vittoria conquistata è stata il frutto di una programmazione cominciata dal club – Zambelli, Reale e Azzi in primis – questa estate e poi portata avanti da tutti durante questi 7 mesi, sappiamo che la strada è ancora molto lunga, ma abbiamo cominciato molto bene.
Calvisano comunque è li, i numeri ci dicono che se non avesse perso per un drop in pieno recupero a Mogliano, sarebbe davanti insieme a noi, e nel girone di ritorno, eccetto Rovigo, dovrà giocare tutti gli scontri diretti in casa.

 

Rovigo ha confermato i pronostici di grande favorita ma ha perso l’unica partita che non doveva perdere. C’è un “problema finale” per i rossoblu?
Nessun problema, il fatto che le ultime 2 finali giocate da Rovigo siano state perse al Battaglini è semplicemente una coincidenza. Io, De Rossi e Boldrini e alcuni giocatori che erano con noi a Prato abbiamo perso le ultime 3 che abbiamo giocato. Una finale è una partita che quasi sempre va oltre ai pronostici, dove anche la fortuna recita una piccolissima parte. Per fare un esempio, vi ricordate la finale del Top 14 dell’anno scorso Castres-Toulon? Chi avrebbe scommesso un euro su Castres? La cosa importante quando tutto finisce è avere la serenità e l’obiettività di riconoscere gli errori commessi e cercare di non ripeterli, e ancora più importante è avere la coscienza a posto, ossia sapere di avere fatto tutto il possibile per vincere.

 

Calvisano, Viadana, Mogliano. L’avversario per la vittoria finale è tra questi tre?
Direi di sì, ma ci metterei dentro anche Prato: se dovesse qualificarsi per i play-off ha l’esperienza giusta per dire la sua fino alla fine. Non dimentichiamo che negli ultimi 3 anni li ha sempre giocati e nelle ultime due stagioni ha giocato due finali Scudetto.

 

Ti aspettavi una stagione così positiva per i Cavalieri?
A luglio no, ad agosto quando la rosa è stata definita sì. Il DS Gabriele Lai ha dimostrato ancora una volta di essere tra le persone più competenti in Italia in questo ruolo: è riuscito a confermare buona parte della squadra protagonista degli ultimi due campionati e ha fatto innesti di grande qualità, penso a Coria Marchetti, Cicchinelli, Von Grumbkow e Browne, insieme a giovani molto interessanti come Manganiello, Zucconi, Devodier e Suarè. Affidandosi ad un bravo allenatore come Carlo Pratichetti

 

Cavalieri che sono andati molto bene anche in Europa
Prato nelle ultime stagioni sono sempre stati tra le squadre italiane che figura meglio in Europa, se non la migliore. Quest’anno avere avuto nel girone i Lusitanos li ha forse aiutati, ma non dimentichiamo la vittoria svanita di un soffio contro lo Stade Francais e la grande partita giocata a Parigi. Diciamo che a Prato la Amlin Cup si prende sul serio, non è un torneo in cui fare rifiatare i migliori. L’impostazione che due anni fa abbiamo dato io e De Rossi era di affrontare la coppa come un importante momento di confronto e di crescita, una grande opportunità per tutti; direi che quest’anno la società è andata avanti con questa filosofia, e colgo l’occasione per fare i complimenti a Pratichetti per i risultati ottenuti.

 

Si parla spesso di Eccellenza a tre velocità: ha senso un torneo così?
Proprio non riesco a capire dove sia il problema: mi volete dire in quel campionato, di qualsiasi sport, ogni partita è uno scontro diretto che si risolve all’ultimo minuto e la classifica racchiude tutte le squadre in una manciata di punti? In Rabo, per esempio, Munster ha vinto 13 partite su 15, idem in Premiership dove Northampton e Saracens hanno fatto 13 su 15 e l’ultima Worcester è a 0 vittorie su 15.
Non so se ha senso ma è lo sport che è così, da sempre ci sono squadre di alta, di media e di bassa classifica. Forse quest’anno Capitolina e Reggio Emilia fanno molta più fatica rispetto alle ultime due delle passate stagioni, ma non ne farei un dramma, anzi io farei un campionato a 14 squadre: significherebbe più partite e più minuti per tanti giovani, che avrebbero la chance di confrontarsi ad un livello più alto. Pensiamo a Buscema (Capitolina) e Torlai (Reggio), due tra i protagonisti della vittoria dell’Italia U20 contro la Scozia, giocano stabilmente nei rispettivi club in Eccellenza e anche se il loro club fatica in termini di risultati, loro accumulano esperienza con inevitabili benefici per la loro crescita.
Siccome hai parlato di Eccellenza, permettimi di esprimere un parere sul nome del massimo campionato nazionale di rugby: non mi piace e non lo trovo di grande appeal per eventuali sponsor, perché c’è poco da fare, in Italia se parli di Eccellenza immediatamente si pensa ad un torneo dilettantistico di calcio.

 

Cosa pensi della più che probabile creazione dei Dogi o, in alternativa, dei Lupi?
I Dogi andrebbero a rappresentare il Veneto, la realtà più importante a livello di competenze, strutture, organizzazione, risultati ottenuti e forse anche di numero di praticanti d’Italia. Pensare quindi di affrontare una competizione come la Rabo Direct Pro12 escludendo il Veneto è impensabile e improponibile, sarebbe come partecipare ad un corsa in macchina e lasciare la Ferrari in garage per usare una Panda. Poi magari la Panda è più facile da guidare e corri meno rischi, ma se vuoi vincere…
Detto questo i Dogi avrebbero senso solamente con la partecipazione di Treviso, che in Veneto al momento rappresenta il massimo quanto a competenze, strutture ed organizzazione e porterebbe in dote un’esperienza quadriennale nel torneo. I Lupi sarebbero semplicemente una soluzione strategica per coinvolgere Roma, ma a questo punto la cosa più logica se si vuole portare una franchigia a Roma sarebbe quella di spostare la le Zebre.

 

Uno dei punti centrali del piano di Gavazzi è l’individuazione di una guida tecnica del ct della nazionale a cui gli staff tecnici delle franchigie devono adeguarsi: è una cosa realmente fattibile?
E’ una cosa che potrebbe avere senso ma è molto difficile da attuare. In questi casi guardiamo cosa fanno quelli più  bravi, in Irlanda per esempio o in Galles: non mi sembra che le franchigie giochino allo stesso modo tra loro e che a loro volta seguano dei dettami tattici e strategici di Schmidt o Gatland. E’ un sistema che trovo molto più applicabile e utile alle accademie, serve una linea comune, parlare la stessa lingua è il segreto del nostro sport, che è sport di situazione e avere tutti i giocatori in campo che riconoscono la situazione e pensano la stessa cosa per risolverla è il sogno di ogni allenatore.

 

Che effetto avrà sull’Eccellenza?
Non saprei dire, l’unica cosa che mi viene in mente riguarda i permit players, che potrebbero venire utilizzati a cascata. La Celtic pesca dall’Eccellenza che a sua volta può pescare dalla serie A e così via. Non è una soluzione semplice, ma se studiata e programmata bene potrebbe avere un senso.

 

Cosa pensi del piano FIR per il massimo campionato italiano?
L’unica cosa di cui sono a conoscenza per il nostro campionato (non penso però che si possa chiamare piano) è che l’anno prossimo dovrebbe essere a 10 squadre e nel 15/16 ad 8. Dico dovrebbe perché se con la creazione dei Dogi Treviso dovesse partecipare all’Eccelenza e con lui anche una selezione nazionale U20, i conti non tornerebbero.
Mi spiego, quest’anno siamo 11, due retrocedono e diventiamo 9, una è promossa dalla serie A e arriviamo a 10, aggiungi Treviso e selezione nazionale U20 e fa 12. Quindi?

 

Sei favorevole alla partecipazione di una selezione U20 all’Eccellenza?
Si perchè darebbe la possibilità a tanti giovani di confrontarsi settimanalmente con un livello più alto di quello cui sono abituati a giocare, l’abitudine a competere con chi è più forte è il modo per crescere più efficace che conosco.

 

Che Sei Nazioni hai visto finora? Un giudizio complessivo, non solo l’Italia
Non l’ho seguito in modo adeguato per esprimere opinioni, purtroppo dovendo giocare anche noi durante il torneo, non ho visto tutte le partite.

 

Un giudizio sulla stagione di Mirco Bergamasco
Intanto sono orgoglioso di poter esprimere un parere in qualità di suo allenatore: al momento della firma la prima cosa che ho pensato è stata, e adesso io cosa gli posso insegnare? Il mio giudizio è estremamente positivo, conoscerlo così a fondo mi ha fatto capire il senso delle parole sacrificio, dedizione e umiltà, che sono le doti più importanti per un campione e che vengono ancora prima del talento. Mirco si è messo a nostra totale disposizione, ha lavorato sodo come tutti ed è stato un giocatore molto importante per i risultati che abbiamo ottenuto fino ad oggi. Ci sono equilibri molto importanti all’interno di ogni squadra ed il suo contributo in questo è stato determinante, mai una parola fuori luogo e mai un comportamento sopra le righe. In campo non si è mai risparmiato ed è cresciuto di partita in partita, adesso che ha riacquistato la giusta confidenza, soprattutto in difesa è un elemento imprescindibile all’interno del nostro gioco. Spero che abbia la soddisfazione nelle ultime due partite del Sei Nazioni di poter contribuire ancora una volta causa azzurra.

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