Il Sei Nazioni in tv: DMAX promosso. Riflessione su numeri e prospettive

OnRugby ha intervistato Sergio Del Prete, il Direttore Programmi della tv che ha trasmesso il torneo. Una sfida nuova tra oggi e domani

ph. Sebastiano Pessina

Cominciamo con i numeri, che nulla meglio delle cifre possono dare l’idea concreta di un bilancio: gli eventi live (partite, pre e post gara, approfondimenti) del Sei Nazioni 2014 trasmesso per la prima volta in diretta esclusiva in chiaro su DMAX hanno raggiunto 8.2 milioni di contatti netti.
Le cinque gare dell’Italia hanno generato un ascolto medio di 565.000 persone e il 3.5% di share, assicurando a DMAX la leadership tra i canali nati sul digitale durante i match. La partita più vista è stata Galles-Italia con 736mila spettatori medi e uno share del 4.46%, partita che ha consentito a DMAX di essere il 5° canale nazionale per quegli 80 minuti specifici.
Tra le partite che non hanno visto in campo l’Italia il miglior risultato si è raggiunto con Francia-Inghilterra: 368mila spettatori medi e 1,9% per di share, partita che è andata in onda nel primo week-end del torneo e i cui numeri hanno superato quelli registrati nello stesso slot orario delle quattro settimane precedenti del 55%.
Numeri poi ancora più altri se le partite vengono passate sotto la lente dello specifico target maschile tra i 20 e i 49 anni.

 

Per commentare questi numeri OnRugby ha intervistato Sergio Del Prete, Direttore Programmi di DMAX e responsabile per tutta l’avventura del rugby: “Il bilancio è molto positivo. I numeri che abbiamo registrato sono importanti, ancor di più se si tiene conto che questo era un esperimento totalmente nuovo per il nostro canale. Avevamo fatto delle valutazioni di previsione ma non avevamo una situazione precedente chiara: Sky è un canale satellitare in abbonamento e La7 negli ultimi anni aveva mandato in onda le partite in chiaro ma in differita. Senza contare che oggi DMAX ha una visibilità inferiore rispetto a La7″.

 

Cosa vi dicono i numeri registrati?
Che da una parte c’è una community di appassionati molto numerosa disposta a vedere tutte le partite, non solo quelle dell’italia. Esiste un pubblico interessato alle partite internazionali – a prescindere da chi gioca – che è numericamente superiore alla media del canale, un numero sostanzioso. E le partite dell’italia confermano i numeri di uno sport in crescita, nonostante i risultati del campo non siano stati positivi.

 

In effetti con una nazionale che gioca meglio e vince i numeri crescerebbero un po’ per tutti…
Quello è inevitabile, quale che sia la disciplina interessata. Il trend nel territorio relativo a una squadra che vince vede solo interesse e dati in crescita. E’ andata così, speriamo che i prossimi anni anche il risultato del campo sia migliore.

 

Al di là del dato numerico ci sembra di poter dire che le cifre riguardanti lo share siano importanti
Sì, assolutamente. I numeri dello share sono stati molto, molto positivi anche perché nelle ultime tre settimane, complice l’arrivo della bella stagione, il dato complessivo delle persone davanti alla televisione è andato in calo. Noi abbiamo mantenuto uno share quantomeno costante se non in crescita.

 

Avete dato largo spazio all’aspetto web e social network
Anche i numeri sul sito sono stati molto positivi: per la prima volta abbiamo fatto lo streaming live da mezz’ora prima del fischio d’inizio a mezz’ora dopo il termine della gara. Stesso discorso a livello di social media: su twitter i nostri trend-topic sono stati in cima alle tendenze più utilizzate in tutti i pomeriggi in cui ci sono state partite, rimanendovi per diverse ore anche dopo la fine delle stesse.

 

Veniamo all’aspetto prettamente giornalistico ed editoriale
Vorrei prima ricordare un altro dato: il 15 marzo abbiamo fatto 8 ore di diretta consecutiva, per noi è stata una giornata importante, è stata forse la diretta più lunga dell’intero gruppo Discovery, dico a livello internazionale.
Veniamo alla domanda: anche da un punto di vista strettamente editoriale credo che la nostra sia una sfida vinta con una squadra eterogenea di giornalisti, commentatori e ospiti. Era la nostra prima esperienza, abbiamo pensato a una soluzione Vittorio Munari-Antonio Raimondi per tutte le partite un po’ per il poco tempo a disposizione per preparare questo lungo mese e mezzo e poi per dare subito al canale una identità forte. Per il futuro vedremo se mettere qualcuno accanto a loro, sicuramente ne parleremo, ma quei due hanno una capacità straordinaria e una personalità incredibile per comunicare con il pubblico. Senza citare la loro enorme competenza.

 

Gli altri?
Bravi tutti direi. Rubio già lo conoscevamo e per noi non è una sorpresa, è stato molto bravo a gestirsi, Griffen sa bucare lo schermo e ha una grande capacità comunicativa. Daniele Piervincenzi come anchor-man è stata una bella sorpresa: sapevo che era un bravo telecronista ma diventare conduttore non è automatico, non è detto che chi fa bene un lavoro debba far bene necessariamente anche l’altro. Invece in qualsiasi situazione di difficoltà tecnica che può capitare in ogni diretta è stato bravissimo a gestire il live, oltre ad essere estremamente competente.

 

Ultima domanda. Alla presentazione del progetto Sei Nazioni il vostro AD, Marinella Soldi, è stata chiara: DMAX non ha intenzione di diventare una tv sportiva. Non vedremo mai quindi, ad esempio, il Pro12 o il Top 14, tornei che occupano spazi lungo un’annata praticamente intera. Il rugby è però fatto di tanti eventi-spot, come i test-match, che sposerebbero invece molto bene la vostra filosofia
Credo che quella che fate sia una domanda che viene spontanea e in effetti è così. Dico che però è ancora un po’ presto per parlare di queste cose: il Sei Nazioni è appena terminato e ora dovremo analizzare tutto a mente fredda. Al momento non abbiamo piani definiti, certo ci sono i test-match, ma anche i Mondiali i cui diritti mi pare non siano stati assegnati. E’ una cosa su cui dobbiamo comunque fare un ragionamento, certo gli eventi non mancano…

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