Il tennis già ce l’ha da un po’ di anni, il basket vorrebbe darsela presto. E il rugby che farà? E’ una strada da seguire?
Succede che lunedì mattina pubblichiamo un articolo in cui parliamo del panorama televisivo rugbistico italiano, un bilancio di quanto è successo e abbiamo visto negli ultimi mesi e di quello che potrebbe succedere nei prossimi. Un articolo “freddo”, come si dice in gergo, su un argomento cioè che non è legato a particolari fatti di cronaca e che quindi non rischia di avere una data di scadenza. Succede che quella stessa mattina, ma noi lo avremmo scoperto solo qualche ora più tardi, un paio di quotidiani – La Gazzetta dello Sport e Il Messaggero – pubblicano alcune dichiarazioni del presidente della Federbasket, l’ex numero uno del CONI Gianni Petrucci, che dice: «Dobbiamo pensare in grande, ho trovato una federazione sana, che può investire e quindi vorremmo seguire l’esempio della Federtennis con il lancio di un nostro canale tv: porteremo la proposta al prossimo Consiglio Federale. E’ da tempo che ci stiamo lavorando, i numeri dimostrano che SuperTennis ha aiutato la crescita del numero di tesserati. L’idea è quella di mostrare il nostro sport 24 ore su 24, col basket italiano, anche giovanile, estero, americano».
Cosa è SuperTennis? Quello che ha detto in parole povere Petrucci: una tv che trasmette tennis di ogni livello e latitudine 24 ore al giorno, fa informazione e approfondimento e che si può trovare sia sul digitale terrestre che su web. E la domanda allora sorge spontanea: un progetto simile ma applicato al rugby è possibile e realizzabile? Avrebbe successo? E’ sostenibile economicamente?
Noi di OnRugby siamo fortunati, che la persona che può darci qualche risposta assennata l’abbiamo in casa: Antonio Raimondi è infatti oggi voce e mente del progetto Sei Nazioni di DMAX, per anni è stato il telecronista della nazionale – e non solo – del rugby su Sky, ha un passato televisivo che affonda addirittura in Tele+. Insomma, in pochi meglio di lui potrebbero rispondere alle domande che abbiamo posto prima.
E allora iniziamo: una tv tutta di rugby è possibile e realizzabile?
In questi casi il rischio è di dare un parere un po’ superficiale. Una televisione di tutto rugby? Sarebbe bello è la prima risposta che ti do. Tuttavia bisognerebbe analizzare molto bene la situazione. Supertennis costa circa 3 milioni di euro all’anno e secondo una ricerca commissionata dalla federtennis alla Bocconi, ha un valore stimato in circa 5,6 milioni di euro.
Quali i rischi?
Trasportare il modello tennis al rugby è un’operazione ad alto rischio viste le diverse caratteristiche di diffusione dei due sport. La federtennis viaggia verso i 300mila tesserati, noi del rugby siamo circa un terzo. Numero di praticanti (senza contare quelli della partitella a tennis) che si riflette anche negli ascolti televisivi e nella copertura che i media tradizionali hanno sempre garantito nel corso degli anni. In fondo anche Fantozzi ha giocato a tennis, ma mai a rugby.
Però la cosa – ci pare di capire – funziona e ha una ricaduta positiva
Super Tennis è prima di tutto uno strumento di promozione che, stando alla citata ricerca della Bocconi, ha contribuito in modo consistente all’aumento di tesserati FIT, fungendo anche da protezione in un periodo di crisi dalla perdita di valore delle attività collaterali, quali ad esempio i corsi estivi. E la stessa struttura dei circoli di tennis è ben diversa da quella dei club di rugby.
Quindi come muoversi?
Fatta questa premessa, se ne deve fare un’altra che riguarda l’evoluzione della televisione nell’epoca di internet. Da dove conviene iniziare? Una start up comporta sempre degli investimenti e il rischio di oggi è quello di mettere dei soldi in “apparati” che sei mesi dopo sarebbero superati. Individuare il punto di partenza e i relativi investimenti diventa fondamentale. Per farlo occorre una buona dose di lungimiranza mescolata alla fortuna.
Dico questo perché Supertennis è iniziato nel 2008 e in questi sei anni il panorama televisivo è cambiato molto così come il modo di fruire la televisione. Intercettare le novità diventa fondamentale e probabilmente potrebbe ridurre, anche di molto, la spesa iniziale.
Ultima domanda, i soldi…
Resta comunque un investimento consistente.Se teniamo come riferimento Supertennis siamo attorno ai 3 milioni di euro a stagione, quindi bisognerebbe chiarire bene per quali obiettivi la federazione dovrebbe spenderli, in modo da poter valutare gli eventuali benefici. Per fare un esempio, l’incremento di tesserati per la federtennis significa un incremento diretto di entrate in termini di quote di tesseramento e indiretto per quanto questi nuovi tesserati possono “produrre”.
Se si dovesse decidere di perseguire una strada del genere, una cosa a cui non si può rinunciare è la qualità del servizio. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, diventa impensabile andare al di sotto di standard qualitativi elevati.
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