Gavazzi, la FIR e il Calvisano: un conflitto d’interessi che non c’è

Una documentazione che attacca il presidente che circola da ieri, norme però rispettate. Fa discutere l’aspetto etico della vicenda

ph. Sebastiano Pessina

Un piccolo giallo ha percorso il mondo ovale italiano nelle ultime ore. Ieri mattina ad alcuni dei principali media italiani – OnRugby compreso – è stato fatto arrivare un documento particolare. Si tratta di visure camerali che attesterebbero un conflitto di interessi per il presidente FIR Alfredo Gavazzi che deterrebbe ancora una presenza importante nel Calvisano: un 20% a nome suo, 21% appartiene Tiesse Robot  (l’azienda controllata da TecnoFinanziaria e Kawaski rispettivamente al 75% e al 25%: TecnoFinanziaria è controllata dalla famiglia Gavazzi, con il presidente FIR al 2%).
Il documento è stato fatto pervenire da una persona che si qualifica come “addetto stampa di un gruppo di persone, che intende mantenere l’anonimato”. Non il massimo.
Ad ogni modo le visure camerali come abbiamo detto certificano a oggi una partecipazione  del presidente FIR nel Calvisano. Va detto che – consultato un avvocato dello sport e regolamento CONI alla mano – il presidente Gavazzi non infrange nessuna regola né della Federazione né del CONI stesso .
Rimane l’aspetto etico della vicenda ma quello spetta alla coscienza di ognuno. Intanto la FIR ha pubblicato una nota:

 

In riferimento ad alcune notizie fatte circolare recentemente e relative ad una presunta incompatibilità del Presidente Alfredo Gavazzi a ricoprire tale carica, FIR desidera precisare che le vigenti norme statutarie – in conformità ai principi informatori del CONI – prevedono l’incompatibilità tra le cariche societarie e quelle federali di natura elettiva, mentre nulla osta circa la mera partecipazione nei capitali delle Società sportive dalle quali tutta la dirigenza federale proviene.

FIR non entra nel merito di illazioni tendenziose quanto infondate e si riserva di tutelare la propria immagine e quella dei propri dirigenti presso le sedi competenti.

 

Di seguito invece la lettera giunta alla nostra redazione:

Spett. testata giornalistica,
In qualità di addetto stampa di un gruppo di persone, che intende mantenere l’anonimato, invio documentazione e memoria relative ad un evidente difetto di conformità tra la carica di Presidente FIR e le regole statutarie.
Verranno inoltre segnalate di seguito situazioni che denotano un evidentissimo difetto di forma relative a ruoli e compiti federali, che mal si coniugano con i principi di imparzialità indispensabili per la gestione di una federazione sportiva affiliata al CONI.
Vi saremo grati, se una volta accertata la gravità di tali segnalazioni, vorrete procedere con la divulgazione sui vostri media, affinché tutto il movimento possa recuperare la consapevolezza di essere l’unico proprietario della Federazione Italiana Rugby e di intervenire nel caso in cui questo principio ribadito nell’art.3 dello statuto, venga arbitrariamente disatteso da comportamenti scorretti.L’art.42 dello statuto al comma 7 recita:Art. 42 – Incompatibilità
7. Sono altresì considerati incompatibili con la carica che rivestono e devono essere dichiarati decaduti coloro che vengono a trovarsi In situazione di permanente conflitto di interessi, per ragioni economiche, con l’organo nel quale sono stati eletti o nominati.
Consultando questi documenti si evince che il Presidente della FIR è altresì proprietario in forma diretta e attraverso una delle proprie società, della società rugbystica Calvisano, violando di fatto l’articolo 42 c. 7 dello statuto federale.

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Una serie di situazioni, che elenchiamo di seguito, rivelano un discutibile comportamento deontologico, nella gestione di attività federali che dovrebbero essere messe nella condizione certa di non subire alcun tipo di condizionamento nè diretto, nè conseguente.

A) sede CNAr (comitato nazionale arbitri) a Calvisano.
B) Uffici del Presidente Commissione Tecnica Federale (sig. Ascione) a Calvisano.
C) Capo dei Medici FIR è il Medico sociale della squadra del Calvisano.

Ciò dovevano alla pubblica informazione quelle persone di cui mi faccio portavoce, che venute a conoscenza di preoccupanti segnalazioni provenute da terzi, hanno voluto approfondire, ricercare e documentare opportunamente queste chiare irregolarità, che testate come la vostra hanno il dovere di divulgare per la salute e il futuro del movimento rugbystico italiano. 

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