Tra il 2010 e il 2014 il costo di nazionali e franchigie è cresciuto del 35%, quello per l’attività di base è calato di quasi il 18%
Come si fa a fare una fotografia del movimento italiano? Il rischio è sempre quello di prendere delle “scorciatoie” che magari sottolineano aspetti importanti o particolarmente mediatici ma che alla fine non hanno un grande respiro. Ci sono però due numeri che, per quanto parziali, possono invece assolvere a questo compito, quello cioè di raccontare un bel pezzo del rugby italiano: 29.393.621,80 e 4.832.000.
Di cosa stiamo parlando? La prima cifra indica la spesa sostenuta dalla FIR per l’Alto Livello estrapolando e riunendo le varie voci riferite a Nazionali e franchigie presenti nel bilancio preventivo 2014 approvato dalla federazione, il secondo dato riguarda invece le voci che si afferiscono al rugby di base, in pratica dall’Eccellenza (compresa) in giù.
Prima una nota metodologica: tutti i dati che troverete in questo articolo sono stati forniti da Roberto Zanovello, presidente del CUS Padova e recentemente entrato nel Consiglio Federale FIR in sostituzione di Roberto Besio, scomparso a fine gennaio. Zanovello (forse l’uomo del rugby italiano che negli ultimi 10 anni si è più battuto sul delicato tema della trasparenza dei bilanci federali, probabilmente l’unico a inondare di richieste gli uffici preposti per avere documenti e pezze d’appoggio) era il primo dei non eletti all’ultima tornata elettorale, la stessa che ha portato Alfredo Gavazzi sulla poltrona di presidente della FIR, e si era candidato all’interno della lista che sosteneva Amerino Zatta. Per chi pensa o ipotizza una lettura di parte della documentazione contabile in questione ricordiamo che questa non è la prima volta che proponiamo i dati studiati da Zanovello e che finora non è mai stato smentito da chicchessia nemmeno in maniera parziale. E OnRugby rimane comunque a disposizione di eventuali puntualizzazioni.
I numeri dicevamo, 29 milioni e passa da una parte e nemmeno 5 dall’altra, ma anche questo dato non dice tutto perché rimane un po’ lì, appeso, senza una qualche profondità spazio-temporale. I documenti in mano a OnRugby abbracciano l’analisi compariva di un arco di oltre 4 anni: i bilanci consuntivi 2010, 2011 e 2012 e i bilanci preventivi 2013 e 2014, tutti approvati e firmati dalla FIR. E così si scopre che la spesa per l’Alto Livello nel 2010 era di 21.693.277,23 euro e che quindi la crescita tra il 2010 e il 2014 è stata del 35,50%. Di contro quella del rugby di base nel 2010 era di 5.869.586,16 euro, un milione e poco più rispetto ai 4.832.000 euro attuali.
Il dato macro è quindi che a fronte di una forte crescita di spese e investimenti nell’Alto Livello tra il 2010 e il 2014 si è registrata una diminuzione dei fondi impegnati nel rugby di base, calati in termini assoluti e percentuali (-17,68%).
Per dare in panorama ancora più ampio rileviamo che in quello stesso periodo i ricavi complessivi della FIR sono passati da 33.080.980,08 a 41.534.306 euro (+25,55%), una crescita importante ma praticamente pari a quella dei costi che sono saliti dai 33.073.372,11 euro del 2010 ai 41.707.895,38 euro del bilancio consuntivo 2014 (+26,11%).
Qualche breve considerazione. L’ingresso nel torneo celtico ha portato a un complessivo e più che prevedibile aumento dei costi per l’Alto Livello, aggiungiamoci poi la centralità crescente della Nazionale. Crescono gli introiti ma anche i costi, con i secondi che sostanzialmente annullano i primi (ma ricordiamo che la FIR non ha fini di lucro).
Colpisce, in maniera negativa, la forte contrazione per il rugby di base. Va comunque detto che questa è solo un’analisi quantitativa e non qualitativa, perché avere dei soldi da spendere è importante ma lo è di più il modo in cui vengono utilizzati. E questa è un’altra faccenda.
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