Una intervista al nuovo presidente dei club della pallacanestro italiana apre scenari e dibattiti. E sottolinea una mancanza tutta ovale
Grande mobilità sul fronte dei diritti tv, enorme attenzione al marketing, tutte le gare che non dovessero trovare un broadcast in diretta sul sito della federazione. No, non stiamo parlando di rugby, anche se ci piacerebbe che fosse così. A dire queste cose alla Gazzetta dello Sport dello scorso giovedì- che abbiamo riassunto in maniera sommaria – è Fernando Marino, da una settimana nuovo presidente della Lega Basket. Idee chiare, magari non realizzabili nei suoi primi 100 giorni come il dirigente ha annunciato, ma sul tavolo ci sono progetti potenzialmente in grado di cambiare il volto della palla a spicchi italiana.
Qualche estratto: “Tv e vivibilità, chiarimento dei rapporti con la FIP (la federazione della pallacanestro italiana, ndr), modifica dello statuto della Lega per dare più autonomia a chi deve prendere decisioni rendendole più rapide e dotarci di strumenti per avere club più stabili economicamente”.
“Vogliamo, attraverso il sito, far vedere in diretta streaming tutte le partite che non sono state scelte dai detentori dei diritti tv e cercare nuovi spazi sui media”.
“Una prima idea è che al momento dell’iscrizione al campionato i club debbano presentare la liberatoria di tutti i giocatori della stagione precedente che certifichi la mancanza di debiti”.
Proposte magari non esportabili così come sono anche nell’Ovalia italiana (magari…) ma estremamente concrete. Cose su cui discutere e che se messe su un tavolo farebbero crescere il nostro movimento quantomeno nella consapevolezza delle proprie capacità e limiti. Idee su cui il dibattito anche vivo e duro potrebbe innestarsi, dando comunque vita a un circolo positivo.
C’è però una cosa che manca, un tassello importante: la Lega dei Club. La palla a spicchi ce l’ha, quella ovale no. E questa è una mancanza pesante nella dinamica progettuale e politica del rugby italiano. Bisognerebbe ripartire da lì.
SUL TEMA DI UNA TV TUTTA OVALE LEGGETE L’OPINIONE DI ANTONIO RAIMONDI
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