Per profondità e solidità sono gli unici a poter tenere testa agli All Blacks. E in quanto a ricambio generazionale…
L’anno scorso nella sfida contro gli All Blacks hanno dato vita alla partita più bella e intensa della stagione. Ma, dopo ottanta minuti di fuoco, aveva vinto partita e torneo la Nuova Zelanda. Pure quest’anno gli Springboks di Heineke Meyer si candidano ad anti All Black del torneo: vero che l’Australia è cresciuta, ma per profondità e solidità il Sudafrica sembra almeno sulla carta un gradino davanti alle altre. Ma può realmente insidiare i tutti neri?
Per la prima contro l’Argentina Meyer ha mischiato un po’ le carte. Dentro Pollard e Steyn il parigino in panchina. Un tentativo che anche dovesse dare ottimi risultati difficilmente vedremo replicato nelle sfide contro Australia e Nuova Zelanda, quando privarsi del piede di Steyn potrebbe risultare deleterio. In mezzo al campo per la prima ci saranno capitan de Villiers, al rientro,e il giovane de Allende, premiato per l’ottima stagione agli Stormers. Dove gli Springboks fanno veramente paura è tra i ventun uomini di mischia convocati. La prima linea può tenere testa a chiunque anche dopo i cambi, e lasciare fuori uno Strauss è un lusso che ben pochi si possono concedere. Per quanto riguarda il pack, gli Springboks hanno la stessa profondità degli All Blacks, e difficilmente nelle loro partite vedremo cali da parte della mischia dopo l’ora di gioco. Anche ma soprattutto per questo sono gli unici che possono reggere il confronto con McCaw e compagni non solo nella singola partita ma in tutto il torneo.
Infine, una riflessione. Ogni anno il Sudafrica lancia giovani che confermano il loro valore guadagnandosi fiducia e posto nei ventitre. Etzebeth, Serfontein, Pollard e adesso de Allende…In vista Mondiale ma anche post, è una delle squadre che da questo punto di vista sta meglio in tutta Ovalia.
Di Roberto Avesani
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