A Salta è andata in scena una delle partite più belle della stagione. E che i Pumas non sono mai riusciti a chiudere…
Ottanta minuti intensi e spettacolari, con giocate al limite e tanta passione. Al termine di una delle battaglie più belle della stagione ha vinto il Sudafrica, dopo che i Pumas hanno accarezzato per tanti minuti il sogno della prima vittoria vittoria nel Championship, senza però dimostrare di avere la capacità di farlo e dopo aver raggiunto un massimo vantaggio di 12. E’ finita 33-31 per gli Springboks.
Avvio a mille dei Pumas, che rubano la touche, si involano con Montero sulla sinistra e costringono B.Du Plessis al tenuto che costa i primi tre punti del match. Nell’azione successiva Pumas pericolosi sulla stessa linea laterale ma Leguizamon lanciato nello spazio riceve in avanti l’offload di Montero; sulla mischia successiva J.Du Plessis va sotto ma Sanchez non chiude abbastanza dalla piazzola. Non sbaglia invece Pollard che punisce un fuorigioco della linea di casa, ma il drop di Hernandez riporta avanti i suoi, al culmine di una stupenda azione iniziata nella propria metà campo con una touche giocata veloce e proseguita con una serie di offload. Al sedicesimo seconda arata dei latini su introduzione di Pienaar. Al primo water break meglio l’Argentina, più aggressiva e consistente palla in mano, ma appena il gioco riprende Pollard ha già pareggiato. Il miglior gioco dei padroni di casa trova piena legittimazione al minuto ’25: maul e pick and go avanzanti che assorbono il pack e ovale splendidamente allargato fino a Montero che schiaccia a una mano. Alla mezzora la più roccambolesca delle mete porta gli Springboks in vantaggio: pallone che cade ai Pumas nei 22 ospiti, serie di calcioni che mandano l’ovale in area di meta argentina dove Habana deve solo schiacciare. A cinque dal termine buco profondo di Sanchez ma Lavanini toglie l’ovale dalle mani di Leguizamon sull’ultimo, decisivo, passaggio. Entro la fine del tempo se ne vanno Landajo e Matera per problemi fisici. L’ultima azione del tempo è la fotocopia della partita: benissimo i Pumas a creare lo spazio fino ai 22, male poi la gestione quando si tratta di marcare. Morale della favola, Sudafrica meno possesso, doppio dei placcaggi, ma vantaggio per 16-13.
La ripresa si apre con il terzo calcio ottenuto dal pack di casa (che forse non spinge proprio dritto) dopo arata su introduzione ospite, e con il pubblico di Salta che torna a rumoreggiare dopo la doccia fredda di Habana. Sull’onda dell’entusiasmo i Pumas si riportano in zona rossa, Cubelli sfugge alle guardie colpevoli, Le Roux lo ferma tenendolo giustamente alto ma poi lo scaglia a terra schiacciando di fatto l’ovale. Cinque minuti più tardi su allargamento non irresistibile dei Pumas la difesa sudafricana scala male e sbagliando un placcaggio, e Tuculet schiaccia alla bandierina senza toccarla. Sanchez non converte ma il tabellino dice 25-16. I Pumas hanno ritrovato confidenza, placcano, recuperano i propri calci e vanno vicini alla meta con Ayerza; gli Springboks si salvano pagando il dazio minore dei tre punti. Alla squadra di Meyer serve un piano B, vanno in campo Strauss e Steyn, e finalmente il Sudafrica tiene l’ovale e confeziona una manovra semplice ma ben eseguita che porta in meta Hendricks per il meno cinque. Alla quarta mischia avversaria convertita in punizione più di qualcuno pensa che sia davvero la volta buona, ma l’inerzia del match scivola di nuovo in mani sudafricane. La squadra di Meyer preferisce la touche alla punizione, e la scelta paga: rolling maul devastante e meta di Coetzee, Steyn converte e si va sul 30-28. A otto dal termine Botha entra e non trova di meglio da fare che tranciare Leguizamon senza palla: Bosch la mette da metà campo e riporta i suoi avanti. Finita? Macché. Ayerza non rotola e Steyn ne mette altri tre. Dopo ottanta minuti, uno più bello dell’altro, finisce 33-31 per il Sudafrica, che non ha interpretato bene la partita, ma ha dimostrato di essere l’unica squadra in grado di vincerla.
Tanto rammarico per Hourcade e per i Pumas, che hanno sprecato più di un’occasione e subito il ritorno Springboks, che in quanto a punire gli errori avversari sono al livello dei tutti neri. L’unico modo per imparare a vincere certe partite è continuare a giocarle, ma questa volta la sensazione del “se non ora quando” è davvero forte. Merito al Sudafrica per essere rimasto a galla senza annegare del tutto, ma contro All Blacks e Australia serviranno un approccio e una mischia diversi e, nel caso, un piano B più convincente.
Di Roberto Avesani
Argentina: 15 Joaquín Tuculet, 14 Lucas González Amorosino, 13 Marcelo Bosch, 12 Juan Martín Hernández, 11 Manuel Montero, 10 Nicolás Sánchez, 9 Martín Landajo, 8 Juan Manuel Leguizamón, 7 Juan Martín Fernández Lobbe, 6 Pablo Matera, 5 Tomás Lavanini, 4 Mariano Galarza, 3 Ramiro Herrera, 2 Agustín Creevy (c), 1 Marcos Ayerza.
Riserve: 16 Matías Cortese, 17 Bruno Postiglioni, 18 Nahuel Tetaz Chaparro, 19 Matías Alemanno, 20 Leonardo Senatore, 21 Tomás Cubelli, 22 Jerónimo de la Fuente, 23 Horacio Agulla.
Marcatori Argentina
Mete: Montero (25), Cubelli (45), Tuculet (50)
Conversioni:Sanchez (25, 45, 50)
Punizioni: Sanchez (3, 55), Bosch (73)
Drop: Hernandez (21)
South Africa: 15 Willie le Roux, 14 Cornal Hendricks, 13 Damian de Allende, 12 Jean de Villiers (c), 11 Bryan Habana, 10 Handrè Pollard, 9 Ruan Pienaar, 8 Duane Vermeulen, 7 Juan Smith, 6 Francois Louw, 5 Lood de Jager, 4 Eben Etzebeth, 3 Jannie du Plessis, 2 Bismarck du Plessis, 1 Gurthrö Steenkamp.
Riserve: 16 Adriaan Strauss, 17 Tendai Mtawarira, 18 Frans Malherbe, 19 Bakkies Botha, 20 Marcell Coetzee, 21 Francois Hougaard, 22 Morné Steyn, 23 Lwazi Mvovo.
Marcatori Sudafrica
Mete: Habana (31), Hendricks (59), Coetzee (69)
Conversioni: Pollard (31), Steyn (59), (69)
Punizioni:Pollard (10, 21, 29 ), Steyn (77)
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