L’Argentina, gli All Blacks e l’Italia: intervista a Daniel Hourcade

OnRugby ha incontrato il ct dei Pumas alla viglia dell’incontro con la Nuova Zelanda. E su Castro e Parisse dice che…

ph. Sebastiano Pessina

Durante la Coppa del Mondo 2007 in Francia, Daniel Hourcade affrontò sia gli All Blacks che gli Azzurri durante la fase a gironi con il Portogallo (era assistente del ct), incassando 108 punti dai primi e 31 dai secondi. Riaffronterà gli All Blacks questo sabato e l’Italia il prossimo novembre, ma questa volta con la nazionale argentina dei Pumas, che a differenza del Portogallo comincia a far paura. Abbiamo incontrato Daniel nell’albergo di Auckland dove la nazionale si è fermata in preparazione della partita contro i campioni del mondo a Napier.

 

Come è andata la scorsa settimana e cosa è andato male negli ultimi 15 minuti dopo aver dominato gli Springboks tutta la partita?
Eravamo una squadra fino al 65’ poi negli ultimi 15 minuti siamo diventati un gruppo di 15 giocatori individuali e per questo motivo abbiamo dato l’opportunità al Sudafrica di divenire protagonsta della partita. E il Sudafrica, essendo il Sudafrica, non si è fatto scappare l’occasione.

 

Questo sabato affronterete gli All Blacks – probabilmente sotto la pioggia – a Napier. La scorsa settimana il ct dell’Australia Ewen McKenzie ha detto che si aspettavano degli All Blacks che sarebbero partiti alla grande, ma non sono riusciti coumunque a contenerli. Che tipo di All Blacks ti aspetti e che piano hai per controllarli?
Gli All Blacks sono gli All Blacks. Ci aspettiamo una squadra che è sempre concentrata. Sono sempre i campioni del mondo. La condizione climatica detterà il tipo di gioco che vedremo sul campo. Vogliamo giocare con il nostro nuovo sistema che comporta il mantenimento della palla, evitare di darla a loro. E’ necessario il possesso della palla e quindi mischie e rimesse laterali devono funzionare.

 

Tre settimane fa gli All Blacks hanno sofferto molto in mischia sotto la pioggia di Sydney mentre la vostra tight-five ha impressionato contro il Sudafrica. Quanto potrebbe essere cruciale avere un campo pesante che non consente agli All Blacks di aprire il gioco ed alla vostra mischia di dominare?
Aprire il gioco è anche la nostra nuova visione. Tre settimane fa in Sudafrica abbiamo giocato bene, ma a Salta abbiamo giocato benissimo imponendo un gioco aperto e con la palla che gira.

 

Alcuni giocatori degli All Blacks dicono che una sconfitta contro l’Argentina è alle porte…
Speriamo questo sabato!!! Battute a parte, potrebbe essere questo sabato oppure in Argentina o il prossimo anno. Stiamo comunque percorrendo la strada nella giusta direzione.

 

Come sta andando la preparazione alla RWC 2015 in Inghilterra?
Il nostro obiettivo a lungo termine è la coppa del mondo, mal momento ci stiamo focalizzando sul Rugby Championship. Tutto però è correlato: il Rugby Championship, la futura franchigia del Super Rugby, il Mondiale… tutto fa parte del quadro più ampio che è lo sviluppo del rugby in Argentina. Certo l’obiettivo ultimo è sempre il Mondiale ma tutto è importante, è un insieme di fattori che generano il quadro generale, è un processo lungo.

 

Parlando proprio del quadro generale: tu eri l’allenatore del Pampas XV che ha militato per 4 anni nella Vodacom Cup, circa il 70% dei tuoi attuali giocatori vengono da quel sistema, quanto sei coinvolto nella creazione della nuova franchigia?
Beh, noi naturalmente lavoriamo per la Federazione Argentina. Credo che inizialmente i giocatori che hanno base in Europa non potranno essere selezionati per la franchgia. Al momento solo il 10% dei giocatori della Nazionale giocano in Argentina e il nostro obiettivo è di invertire questi numeri ed avere il 90% dei nazionali che giocano in casa. Per questo stiamo ora invitando tutti i giocatori che hanno base in Europa a tornare in patria. Certo alcuni giocatori avranno già firmato un contratto che li lega a club europei ma per il lungo termine stiamo mettendo su un sistema che non consentirà più a giocatori che risiedono all’estero di essere selezionati per la franchigia di Super Rugby, né tantomeno per la Nazionle maggiore.

 

Hai detto che avete già iniziato a parlare con i giocatori, ma quanto sono attratti – per esempio alcuni nazionali – dalla possibilità di giocare nel Super Rugby?
Sono molto eccitati perché sanno che questo è il miglior torneo del mondo e vogliono giocare contro i migliori giocatori al mondo. Peró sai, alcuni magari preferiranno rimanere in Europa, alla fine è una decisione personale. Ma la maggior parte sì, non vedono l’ora di giocare nel Super Rugby.

 

Preferisci Singapore o Giappone per la franchigia asiatica?
Singapore. Ed è solo una questione di ore di viaggio. E’ piu facile per noi raggiungere Singapore che il Giappone. E’ una questione di salute e di prestazioni dei giocatori. In realtà’ non è un problema grosso per noi dal momento che i nostri giocatori avranno solo una trasferta lì, mentre, per esempio, il Sudafrica avrà più di una squadra che deve viaggiare in Asia.

 

A novembre volerete in Europa e giocherete anche contro L’Italia a Genova. Gli Azzurri vengono da un anno disastroso. Hai monitorato un po’ il rugby italiano per preparati alla partita?
Sì, io osservo diciamo tutto il rugby mondiale. E’ vero l’Italia sta passando un periodo brutto per quanto riguarda la Nazionale maggiore, entrambe le squadre peró si stanno rafforzando e la partita di novembre è estremamente importante sia per voi che per noi. L’Italia ha dei bravissimi giocatori con grande esperienza, così come l’allenatore, e sicuramente lavoreranno al meglio per superare questo momento difficle.

 

In passato l’argentina guardava a Federazioni quella italiana per capire come sviluppare il rugby. Ora con l’entrata nel Rugby Championship e una franchigia nel Super Rugby siamo noi che guardiamo al vostro modello di sviluppo. Avete idea di quanto sia diventato importante il vostro sistema e che effetto avrà per nazioni come l’Italia non avere più accessibilità a giocatori argentini?
Io non capisco il perché giocatori come Castrogiovanni o Parisse giocano per l’Italia. Sono giocatori argentini crescuti in Argentina. Castrogiovanni è stato un Pumitas ed ha rappresentato l’Angentina. L’Italia deve pensare per esempio alla propria struttura e sistema, concentrandosi su giocatori italiani e sul gioco italiano. Non dovrebbe avere i migliori giocatori che giocano all’estero. Non mi piace vedere giocatori che poi vengono presi per altre nazionali come un argentino in Italia o un neozelandese in Inghilterra. In particolare quando certe federazioni hanno un movimento che produce tantissimi giocatori tra cui possono scegliere ed invece decidono di far propri giocatori provenienti dall’estero per le nazionali. Credo molto nel processo, nel sistema, nei club, anche se richiede tempo. L’Italia ha le disponibilità soldi per investire negli stipendi dei giocatori e secondo la mia opinione dovrebbe investire nel sistema e nella crescita di giocatori italiani. Al momento il sistema non porta risultati. Si deve creare competenza e conoscenza.

 

Come si crea la competenza e conoscenza per esempio tra gli allenatori?
Inserendo i tecnici in realtà professionistiche, come per noi sono come la Vodacom Cup o il Super Rugby. Sbagliare ci sta, ma solo imparando da chi è più’ bravo si puó migliorare e passare la competenza ad altri allenatori.

 

di Melita Martorana

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