Bilancio contabile dell’esercizio 2013: la FIR vira verso il rosso?

Il 2013 sarebbe stato chiuso in perdita, per la prima volta da molti anni a questa parte. Qualche spunto e qualche riflessione

ph.Ueslei Marcelino/Action Images

Il bilancio consuntivo del 2011 è stato pubblicato il 12 ottobre 2012, quello dell’esercizio 2012 è stato reso disponibile il 7 novembre dell’anno successivo. Quando potremo vedere il bilancio riferito al 2013? A naso tra circa un mese, settimana più o settimana meno.
Il fatto è però che quest’anno il risultato sarà con ogni probabilità molto diverso: secondo diverse indiscrezioni raccolte da OnRugby la parola “deficit” campeggerà su quella scrittura contabile. Tutte le voci e le testimonianze (non ufficiali, ribadiamolo) porterebbero in quella direzione e l’unica differenza riguarderebbe l’ammontare del rosso: per alcuni un po’ meno di 200mila euro, per altri tra i 250mila e i 300mila, qualcuno si spinge fino al mezzo milione e pure qualcosa di più. Voci finora, lo ripetiamo, anche se arrivano da diverse fonti che si possono considerarare più che attendibili. Una conferma l’avremo solo tra qualche settimana ma qualche spunto di riflessione possiamo già metterlo sul tavolo.

 

Da una parte bisogna ricordare che la FIR, al pari delle altre federazioni sportive, non ha fini di lucro e non ha mai registrato avanzi pazzeschi per il semplice motivo che tutti i soldi che entrano in cassa (contributi, sponsor, diritti tv, eccetera eccetera) vengono spesi e investiti, rimane qualcosa per la liquidità di cassa ma non moltissimo. Questa è una cosa che bisogna tenere sempre presente. Secondo: quelle cifre vanno calate all’interno di un bilancio annuo che viaggia attorno ai 40 milioni di euro, quindi non sono inquietanti se dovesse trattarsi di un risultato momentaneo (ma questo lo sapremo solo con il tempo).
E’ però pur vero che se quel segno “meno” venisse confermato sarebbe il primo negli ultimi dieci anni, anzi, da quando l’Italia è entrata nel Sei Nazioni. Qualche domanda perciò bisognerà farsela.

 

La congiuntura economica non aiuta di certo: in Italia la crisi è ormai lunghissima, strutturale verrebbe quasi da dire, con aziende e sponsor che non sono più disposte a sborsare le cifre di qualche anno fa. Una situazione contingente ed esterna al mondo del rugby che però va a pesare parecchio nel momento in cui si è deciso di dare vita a un ampio – e per molti eccessivo – “piano accademie”, senza contare anche il peso crescente che le Zebre stanno acquisendo (l’aumento dei contributi per il Benetton Treviso è successivo al 2013 e quindi non contemplato in questo bilancio). In più i risultati sportivi non esaltanti frenano parecchio un movimento che con una maggiore “abitudine” alla vittoria potrebbe letteralmente esplodere. Anche da un punto di vista economico.
Vedremo come sarà scritto questo report, se ci sarà un po’ di chiarezza e trasparenza in più (detto fuori dai denti: nelle scrittture precedenti non esistono voci generali come “Zebre” o “Accademie”, con i relativi capitoli di spesa che sono distribuiti sotto diverse sezioni. Legittimo e legale, per carità, ma la comprensibilità generale ne perde. A meno di essere degli esperti commercialisti…), ma viste le scritture degli anni scorso il dubbio è più che lecito.

 

Questa la situazione. Il tempo ci dirà se è un anno particolarmente storto – può capitare – o sul quale vanno a incidere in maniera importante i costi di avvio e ammortamento del piano-Accademie di cui sopra, importi poi destinati a decrescere con il passare degli anni. Il fatto che anche altre importanti federazioni non se la passino un granché non deve consolarci ma forse qualcosa da rivedere c’è. Il piano, ad esempio, per dotare la FIR di una nuova sede è sempre lì, giusto per fare un esempio.
Qualcosa sembrerebbe muoversi anche a livello di politica del marketing, con la federazione che starebbe trattando con un advisor molto importante: con quali compiti? Il tema non sarebbe solo quello della vendita dei diritti tv, il piano sarebbe molto più ampio. Ma anche qui siamo alle voci, alle indiscrezioni, le bocche sono cucite e non ci stupiamo affatto vista la delicatezza della questione.
Quello che ci pare di poter dire senza tema di essere smentiti è che se il rosso dovesse essere confermato ci troveremmo di fronte a una rappresentazione plastica della chiusura di una fase storica, quella dell’ingresso del rugby italiano nell’Ovalia che conta. Fase probabilmente già superata da tempo ma che ora avrebbe un momento che segnala un “prima” e un “dopo”.

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