L’inizio di stagione in Celtic League è stato molto difficile. E ora bisogna restare nel rugby che conta, grazie anche all’Eccellenza
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ph. Sebastiano Pessina
L’unico sorriso fino ad ora ce lo ha dato una meta allo scadere di Rovigo. Per il resto, il bilancio di inizio stagione del rugby italiano è allarmante: tre sconfitte a testa per Zebre e Benetton, più la sconfitta (digeribile) di Calvisano a Bucarest. Ma più che il risultato negativo, che contro squadre come Munster e Cardiff può essere preventivato, a preoccupare sono i numeri e le modalità che lo hanno accompagnato. Le nostre celtiche sono le uniche a zero punti, hanno subito più di tutte e hanno la peggior differenze punti. La terza giornata della scorsa stagione regalò due successi bellissimi alle nostre squadre, con Treviso che batté Munster in casa e le Zebre corsare a Cardiff. Se per quanto riguarda Treviso le difficoltà di inizio stagione erano state ampiamente messe in conto,dopo i numerosi cambiamenti dentro e fuori dal campo, per quanto riguarda i federali era lecito aspettarsi maggiore continuità con quanto di buono fatto alla fine della scorsa stagione, e più in generale rispetto ad una squadra che non ha cambiato la sua struttura.
Che sia la Nazionale termometro delle franchigie o viceversa, la nuova stagione non è certo iniziata nel migliore dei modi, e alle lacune nei risultati in campo potrebbe accompagnarsi la perdita di peso della nostra Federazione, che nell’affaire terza coppa ha cercato di smarcarsi e ritagliare un ruolo da protagonista. Ora però deve arrivare la risposta sul campo, e paradossalmente in questo momento può arrivare da due squadre della troppo criticata Eccellenza. L’unico modo per battere un colpo è battere rumeni e georgiani, e rimanere aggrappati al rugby che conta senza scivolare in quello che emerge. Dopo sette Mondiali, quattordici Sei Nazioni e cinque stagioni celtiche, sarebbe più che legittimo.
Di Roberto Avesani
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