L’inizio di stagione in Celtic League è stato molto difficile. E ora bisogna restare nel rugby che conta, grazie anche all’Eccellenza
L’unico sorriso fino ad ora ce lo ha dato una meta allo scadere di Rovigo. Per il resto, il bilancio di inizio stagione del rugby italiano è allarmante: tre sconfitte a testa per Zebre e Benetton, più la sconfitta (digeribile) di Calvisano a Bucarest. Ma più che il risultato negativo, che contro squadre come Munster e Cardiff può essere preventivato, a preoccupare sono i numeri e le modalità che lo hanno accompagnato. Le nostre celtiche sono le uniche a zero punti, hanno subito più di tutte e hanno la peggior differenze punti. La terza giornata della scorsa stagione regalò due successi bellissimi alle nostre squadre, con Treviso che batté Munster in casa e le Zebre corsare a Cardiff. Se per quanto riguarda Treviso le difficoltà di inizio stagione erano state ampiamente messe in conto,dopo i numerosi cambiamenti dentro e fuori dal campo, per quanto riguarda i federali era lecito aspettarsi maggiore continuità con quanto di buono fatto alla fine della scorsa stagione, e più in generale rispetto ad una squadra che non ha cambiato la sua struttura.
Che sia la Nazionale termometro delle franchigie o viceversa, la nuova stagione non è certo iniziata nel migliore dei modi, e alle lacune nei risultati in campo potrebbe accompagnarsi la perdita di peso della nostra Federazione, che nell’affaire terza coppa ha cercato di smarcarsi e ritagliare un ruolo da protagonista. Ora però deve arrivare la risposta sul campo, e paradossalmente in questo momento può arrivare da due squadre della troppo criticata Eccellenza. L’unico modo per battere un colpo è battere rumeni e georgiani, e rimanere aggrappati al rugby che conta senza scivolare in quello che emerge. Dopo sette Mondiali, quattordici Sei Nazioni e cinque stagioni celtiche, sarebbe più che legittimo.
Di Roberto Avesani
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