A distanza di una quarantina di giorni Treviso ha rigiocato la medesima partita. Evidenziando gli stessi problemi…
Un mese in una stagione intera è molto poco, ma l’incrocio celtico e di coppa tra Treviso e Ospreys può aiutare a capire qualcosa di più del difficile avvio di stagione della Benetton. L’avversario è rimasto più o meno lo stesso, con appena tre cambi nel quindici iniziale delle due partite.
Il 5 settembre la squadra di Casellato è scesa in campo a Swansea per la prima gara ufficiale della stagione. Il risultato, un netto 44-13 senza diritto di replica. Difficile essere subito competitivi per una squadra che ha cambiato moltissimo dentro e fuori dal campo, e che si presentava al via dopo le amichevoli non troppo convincenti, tra cui quella persa a Rovigo. In quel match di Ospreys la Benetton rimase aggrappata alla gara solamente nel primo quarto, poi tre mete ravvicinate allargarono il gap. Le statistiche di quel giorno parlano di quattro mischie vinte e una persa (su propria introduzione), undici touche vinte e una persa (su proprio lancio); dodici calci di punizione concessi e due cartellini gialli; ; 44% di possesso e 43% di territorio.
A distanza di un mese e una manciata di giorni, sono scesi in campo per il primo match di Champios Cup quattro dei quindici che erano partiti in Celtic (Nitoglia,Morisi, Carlislie, Harden), e tra i nuovi ingressi da segnalare i rientranti Zanni, Minto e Favaro. Ieri la Benetton è rimasta in gara per il primo quarto d’ora, poi il gioco è sempre rimasto in mani gallesi fino al 42-7 finale, reso meno pesante dalla meta di Nitoglia che ha mosso il bruttissimo zero dal tabellino. Per quanto riguarda le statistiche del Liberty Stadium, le cose sono in parte peggiorate. Per le fasi statiche a proprio favore, quattro mischie vinte e una persa, otto touche vinte e tre perse (di cui una in pieni 22 ospiti, con risalita del campo alla mano dei trequarti gallesi); sedici calci di punizioni concessi e due cartellini gialli; 44% di possesso e 38% di territorio. A leggere le statistiche, che vanno sempre contestualizzate e interpretate (la Nuova Zelanda contro l’Australia ha avuto esattamente il 38% di territorio, come Treviso, eppure non è uscita con 36 punti in meno degli avversari, a dimostrazione che avere molto possesso è bello nella misura in cui sai costruire non gioco bello ma gioco in avanzamento, e averne poco può essere altrettanto bello nella misura in cui si riesce ad essere cinici punendo ogni errore avversario), i due match, quello celtico e quello di coppa, si direbbero parecchio simili. Sono cambiati gli interpreti, ma non il risultato finale. La squadra non è ancora del tutto amalgamata, e in alcuni frangenti gli errori lo evidenziano: problemi di timing in touche, trasmissioni difettose, mancanza di comunicazione sulla scalata difensiva, errori più gravi come le prime guardie.
La risposta è solo una: pazienza, pazienza e ancora pazienza. Intanto, il ritorno di Favaro, Minto e Zanni si è sentito eccome. Oltre ai placcaggi (33 in tre) e a quanto di ottimo fatto vedere nel breakdown, non hanno mollato un metro e da veri leader silenziosi hanno dato un enorme contributo nonostante il match difficile. Questa Benetton poi non può prescindere da Gori: Lucchese deve ancora adattarsi a questo ritmo, e soprattutto capire quando è il momento di accelerare e prendere le misure sul gioco al piede dalla base (vero che con una mischia in arretramento è tutto maledettamente più difficile), e nemmeno Ambrosini ha fin qui impressionato. Per capire, dobbiamo vedere in campo una Benetton a ranghi completi, con in campo tutti i migliori e nei loro ruoli. Ma intanto il primo mese se ne è andato…
Di Roberto Avesani
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