Test-match 2014, per l’Italia è una questione di mischia?

In meno di un mese gli azzurri avranno a che fare con tre dei pack più forti che ci siano in circolazione in tutta Ovalia

ph. Sebastiano Pessina

Una settimana fa pubblicavamo una nostra intervista al ct della nazionale azzurra Jacques Brunel. Tra i vari argomenti toccati anche lo stato di salute della mischia dell’Italia, che negli ultimi due anni ha perso in smalto ed efficiacia e da punto di forza è diventata una mezza criticità. La risposta del tecnico francese è stata questa: “Siamo un po’ indietro ma speriamo di migliorare. Tra l’altro il mese di novembre sarà davvero duro per la mischia: Samoa, Argentina e Sudafrica hanno dei pack di altissimo livello”.
E a ben pensarci i prossimi tre impegni sono di quelli che qualche ruga te la provocano. Non che giocare con Australia, Francia e persino il Giappone, giusto per fare un esempio, sia una passeggiata di salute per gli avanti ma di sicuro a novembre andremo ad incontrare tre formazioni che per caratteristiche e tradizione fondano buona parte della loro caratura proprio su questo aspetto del gioco.

 

Andando in ordine cronologico il debutto con Samoa (8 novembre, Ascoli Piceno), prima squadra tra quelle del Pacifico a riuscire a mettere stabilmente ordine e organizzazione in un gruppo che ha sempre fatto della potenza fisica e dell’imprevedibilità i suoi tratti distintivi. E basta vedere le squadre in cui militano i giocatori convocati per capire che bisognerà stare attentissimi: Leicester Tigers, Stade Francais, Saracens, Clermont, Castres… nessuno degli avanti chiamati gioca in patria e gli unici due non “europei” militano in Nuova Zelanda (Otago) e Giappone (Sanix Blues). Ad Ascoli andrà in scena una vera battaglia che ci dirà subito come stanno gli azzurri.
La settimana dopo tocca a un’Argentina che un anno fa era nel pieno di una crisi di crescita e che ci ha comunque battuto all’Olimpico di Roma. Il 15 novembre a Genova affronteremo quella che probabilmente al momento è la migliore mischia in circolazione, capace di mettere in difficoltà solo qualche settimane fa nientepopòdimenoche Nuova Zelanda e Sudafrica.
Già, il Sudafrica, squadra di cui non c’è davvero bisogno di fare alcuna presentazione. Gli springboks arrivano in Europa con parecchi infortunati ma il loro movimento è quantitativamente largo e qualitativamente profondo e quindi il ct Heyneke Meyer potrà pescare tra Bakkies Botha, Bismarck du Plessis, Eben Etzebeth, Victor Matfield, Tendai Mtawarira, Gurthrö Steenkamp e qui ci fermiamo con gli esempi. Perché i nomi – grandi e piccoli – passano ma la mischia sudafricana può contare su una tradizione e una scuola che in pochissimi hanno. Tralasciando il dettaglio che stiamo parlando di una delle due squadre più forti del mondo al momento attuale.

 

Come risponderà la nostra mischia a queste “sollecitazioni”? Difficile dirlo. Uomini di qualità e di esperienza non ci mancano ma potrebbero non bastare. Il rischio di uscire sconfitti da tutte e tre gli scontri con i pack avversari c’è e non è nemmeno così poco probabile. Jacques Brunel deve ritrovare ordine ed efficacia smarriti lungo la via di un anno davvero poco memorabile.
I giocatori che hanno preso la via dell’Inghilterra la scorsa estate stanno giocando con regolarità (qualcuno di più e qualcuno inevitabilmente di meno) e stanno regalando buone prestazioni. Motivi di ottimismo Jacques Brunel ce li ha anche se si guarda al di qua delle Alpi perché le Zebre hanno dato inizio a un cammino lungo ma che dallo scorso anno sembra aver preso la giusta via e il nuovo coach degli avanti – Victor Jimenez – sta facendo davvero un ottimo lavoro.
Sarà necessario ritovare anche il miglior Castrogiovanni perché i piloni sono forse oggi la parte meno solida della nostra mischia. E abbiamo bisogno di un salto di qualità da parte di chi normalmente parte come riserva o seconda scelta che oggi le nostre alternative sono ancora troppo limitate. La rinascita dell’Italia passa inevitabilmente dalla mischia.

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