Treviso tra campo e risultati: i primi 60 giorni di Casellato

L’head coach biancoverde ci concede una intervista e racconta le impressioni sulla prima fase della stagione. E non solo

ph. Pino Fama

Umberto, fai la tua analisi dei primi due mesi del Benetton tra Pro12 e Champions Cup
Da un punto di vista dei risultati, non è un’analisi positiva. Contro Munster e Connacht in casa, a Newport contro i Dragons e nell’ultima a Glasgow avremmo dovuto guadagnare qualche punto in più, che forse meritavamo anche. Ma nel rugby nessuno ti regala niente e se abbiamo all’attivo un solo punto, una ragione sicuramente c’è. Vogliamo guardare ai miglioramenti di queste ultime due partite con Racing e Glasgow e questo ci rasserena per il prossimo futuro. Non ci sono scorciatoie e noi tutti lo sappiamo. Sono certo che il lavoro quotidiano alla fine ci restituirà quelle opportunità che abbiamo perso in questa prima parte di stagione. Ho sempre detto, dal primo giorno, che un campionato non è uno sprint di 100 metri, ma una maratona. Da gennaio a fine stagione, su undici partite, ne avremo sette in casa al Monigo, dove cercheremo di fare del nostro meglio.

 

Cosa ha funzionato e cosa non è andato nel reparto degli avanti e nei trequarti?
Il pack che doveva essere il nostro punto debole, dopo il massiccio esodo estivo, ha evidenziato delle note positive in mischia chiusa; è anche vero che alcune volte siamo stati poco performanti, ma una mischia per iniziare ad avere continuità deve fare tante battaglie. Per i trequarti il discorso è diverso. Molti sono gli stessi protagonisti delle passate stagioni, ma cerchiamo di fare un gioco un po’ diverso e questo ci ha creato dei problemi. Nelle ultime partite però la leadership di Sam Christie e Jayden Hayward si è fatta sentire e tutto il reparto alla lunga, credo, potrà giovarne.

 

La pausa dei test autunnali ti concede la possibilità di analizzare la situazione. Da un punto di vista manageriale, cosa può essere cambiato all’interno della squadra?Leadership? Approccio alla partita? Sistema allenamento?
Non parlerei di cambiare, ma di migliorare tutte le cose che abbiamo fatto fino a questo momento. Sicuramente tutti abbiamo sbagliato qualcosa, dallo staff alla società ai giocatori, ma è normale, soprattutto in un nuovo ciclo e assemblando la squadra in così poco tempo. Importante sarà non commettere ancora gli stessi errori e la storia del Benetton e di Treviso è una garanzia che questo non succederà.

 

Il Presidente Zatta ha criticato apertamente sui giornali la prestazione di alcuni giocatori senza naturalmente farne i nomi, dando anche adito a rumors e indiscrezioni su presunti imminenti licenziamenti. Qual è la tua posizione a riguardo? Siete alla ricerca di sostituti?
Il presidente è a stretto contatto con lo staff e ci segue in ogni trasferta, vivendo il quotidiano con tutti noi. Le sue dichiarazioni sono condivise e sono state discusse insieme. Penso sia legittimo che si aspetti degli standard diversi da alcuni giocatori e se questo è il modo per spronarli a dare qualcosa di più, sono d’accordo con lui. Sui licenziamenti e sul trovare sostituti, penso che la società intraprenderà le vie che reputerà necessarie per aumentare il rendimento generale.

 

In Nuova Zeland gli allenatori fanno spesso riferimento alla squadra come a una “living beast”, cioè un’entità mai statica e in continua evoluzione soprattutto durante i tornei. Quali sono i cambiamenti che apporterai al gioco del Treviso per affrontare il resto della stagione?
Queste tre settimane, che ci portano alla partita del Leinster in casa, ci danno la possibilità di rinforzare ancora di più la difesa che nelle ultime partite è stata il nostro punto fermo. Porteremo qualcosa in più in fase offensiva curando i minimi dettagli che sono quelli che alla fine fanno la differenza. Abbiamo organizzato anche una partita con il San Donà per mercoledì prossimo, per poter sperimentare nuovi lanci di gioco e nuove situazioni.

 

Si dice che è inutile spendere energie per l’incontrollabile, ma è importante focalizzare l’attenzione su ciò che si può controllare. E’ impossibile nascondersi dietro alle parole, ma bisogna ammettere che le scelte per la rosa 2014/15 sono state diciamo affrettate. Che tipo di squadra hai intenzione di mettere su per far sì che sia la “tua” squadra che giochi il tuo gioco per il prossimo anno?
Fare una squadra in poco più di un mese non penso sia molto facile. Con ventuno giocatori nuovi la percentuale di errore cresce in maniera esponenziale, quindi può essere che ci sia qualcosa che abbiamo sbagliato. La società sta già lavorando per il futuro, c’è un piano strategico e un preciso progetto sportivo, sappiamo tutti dove siamo ma anche dove vogliamo arrivare. Alla lunga, in base ai risultati, verrà giudicato il nostro modus operandi come è giusto che sia, ma penso sia legittimo concederci del tempo .

 

Le altre compagini nel Pro12 si stanno già dando molto da fare per definire la rosa 2015/2016. A che punto è la Benetton? Hai già individuato i giocatori da comprare nella tua “wish list”?
Certo, come ho già detto, abbiamo una strategia che parte dalla conferma di alcuni giocatori per noi importanti. Da quelli poi, inizieremo a costruire il puzzle per creare una squadra che possa essere ancora più competitiva di quella attuale perchè vogliamo migliorare, che è diverso dal cambiare tanto per cambiare.

 

Se potessi tornare indietro, cosa cambieresti nell’affrontare la stagione, cioè cosa hai imparato dagli errori fatti?
Forse saremmo dovuti partire ancora prima con gli allenamenti, ma la situazione societaria, per le note vicende sul futuro o meno in Pro12, non ci ha permesso di percorrere questa strada. Errori ne abbiamo fatti molti, ma ho imparato che non possiamo focalizzarci su quelli, ma concentrarci per non ripeterli.

 

A livello personale cosa ti sta insegnando questo ruolo di capo allenatore per una franchigia internazionale?
Bella domanda finale! Ho la fortuna di lavorare con uno staff di alto livello che mi stimola giornalmente a superarmi nel mio lavoro e nel mio impegno. Loro hanno alle spalle quattro anni di Celtic e per me sono una grande risorsa professionale. Premesso questo, penso che la cosa più importante di questo ruolo sia la gestione delle risorse umane a 360 gradi. Con questo intendo creare una giusta armonia in tutte le componenti del club come lo staff, i giocatori e tutti i nostri collaboratori, oltre al relazionarsi in maniera corretta e professionale con tutti i fattori esterni, cioé parlo dei rapporti con i media, staff tecnici avversari e terne arbitrali per fare degli esempi.

 

di Melita Martorana

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