In mischia pochi dubbi, ma nella linea veloce le opzioni a disposizione del ct sono diverse. Alcune davvero stuzzicanti…
Squadra che vince non si cambia, dicono. Ma i Mondiali sono dietro l’angolo ed è bene capire quali siano i migliori interpreti da mandare in campo a seconda della condizione dei singoli, certo, ma anche dell’avversario che si va ad affrontare.
Innanzitutto, che partita ci aspetta a Genova? Certamente un match più difficile rispetto a quello vinto contro Samoa. L’Argentina è una squadra ben più organizzata, meglio messa in campo e soprattutto può contare su quella che probabilmente è al momento la migliore mischia di tutta Ovalia. Nonostante due assenze importanti, ovvero il tallonatore e capitano Augustìn Creevy e il centro dei Saracens Marcelo Bosch, quella che arriva a Genova è una squadra che negli ultimi mesi ha affrontato due volte ciascuna le tre regine dell’Emisfero Sud, battendone una, l’Australia, e mettendo in difficoltà le altre due. E difficilmente i Pumas replicheranno la partita persa contro la Scozia, approcciata male dal punto di vista mentale e non recuperata su quello del gioco.
Quali scelte farà Brunel per tentare il due su due azzurro? Darà continuità o rivoluzionerà la squadra provando qualcosa di completamente diverso?
In prima linea torna Martin Castrogiovanni che potrebbe andare in campo dal primo minuto al posto di Chistolini, che contro Samoa non ha assolutamente demeritato, anzi. In ogni caso, se dovesse piovere si giocheranno molte mischie, i pack saranno messi a dura prova e i due potrebbero benissimo fare un tempo a testa, indipendentemente da chi sarà in campo da subito. Tanto più che Castro ha molti meno minuti sulle gambe.
Seconda e terza linea, salvo problemi dell’ultimo, potrebbero essere riconfermate in blocco. Geldenhuys e Furno hanno garantito quantità e lavoro sporco, portando poco la palla ma placcando e facendosi sentire in touche e breakdown. Parisse si è confermato leader e trascinatore, Favaro ha conquistato un meritato Man of the Match, e Zanni è uno di quelli di cui ti accorgi quando manca. Con Samoa c’era, ma si è visto lo stesso. Chi potrebbe guadagnare il posto almeno in panchina sono Minto e Vunisa, tenuti fuori dai 23 ad Ascoli. Entrambi sono stati chiamati, e verosimilmente a Genova vedranno il campo, almeno nel quarto finale. Anche perché c’è da giocare contro il Sudafrica dopo una settimana, e la partita con l’Argentina come già detto darà da lavorare ai pack.
A numero nove poca incertezza e Gori scelta quasi scontata, cosa che non si può dire per lo spot a numero 10. Haimona, per quanto non agile come Allan, non ha mai dato l’impressione di non avere in mano il gioco. Vero che quando la mischia gira per la cerniera in regia è tutto più facile, ma per essere il primo cap con gli Azzurri si è comportato molto bene. Palla in mano ha trasmesso, ha cercato l’intervallo ma senza isolarsi e strafare, ma soprattutto ha calciato bene, a gioco fermo e non. E mettere dentro i calci è un modo per dare e farsi tributare sicurezza. Ciò premesso, vorrà Brunel continuare con lui o è il momento di provare Allan? Al di là delle idee e degli esperimenti, un allenatore a volte deve semplicemente seguire l’onda di un giocatore. Se Haimona ha giocato bene, perché non continuare con lui? Ma che ne sarebbe di Allan, che durante l’anno pochi vedono? E se Brunel li mandasse in campo entrambi, con Haimona a numero dodici? Si avrebbero due opzioni al piede, e a Genova il piede verrà usato parecchio.
In mezzo al campo ad Ascoli non è andata male, ma nemmeno in modo entusiasmante. Una possibile soluzione potrebbe essere spostare Masi a centro, liberare lo spot di estremo a McLean e muovere Campagnaro all’ala, dove già sta giocando a Treviso. Col terreno pesante e la necessità di far muovere la mischia avversaria, dal fondo il piede tattico di McLean potrebbe essere più efficacie delle risalite alla mano di Masi. All’ala potrebbe esserci spazio anche per Toniolatti, che sta disputando un’ottima stagione. Un ultimo azzardo, stuzzicante ma poco probabile, è Allan in regia con Haimona e Masi in mezzo al campo.
Di Roberto Avesani
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