Back to 2014: quali le tre squadre nazionali sul podio di Ovalia?

Abbiamo scelto tre squadre per una classifica di fine anno, premiando i più forti e chi lavora bene…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Un altro anno ovale sta finendo, anche se a livello internazionale già è terminato da alcune settimane. Tra Sei Nazioni, finestre Test Match e Rugby Championship sono stati tante le sfide che hanno opposto le squadre nazionali. Nel nostro ideale podio ne abbiamo scelte tre: due negli ultimi dodici mesi hanno scalato la classifica, l’altra si è confermata in testa. Ai primi due posti abbiamo messo quelle che attualmente sono forse le migliori al mondo, al terzo invece premiato chi sta lavorando bene ed ha davanti una grossa occasione per crescere ancora di più. (I due numeri dopo il nome si riferiscono alla posizione nel ranking ad inizio febbraio 2014 e al 22 dicembre 2014. Sappiamo che la posizione nel ranking non sempre è specchio fedele dei reali equilibri di forza, ma in questo caso ha confermato le sensazioni).

 

ALL BLACKS (1-1): Perché sono i più forti, i più profondi, e quelli che 99 su 100 vincono, sia che giochino bene sia che giochino meno bene. Perché preoccuparti per il post RWC se hai in squadra gente come Barrett, Luatua, Cane e Company? Dopo il 3-0 contro l’Inghilterra nella serie di giungo, è arrivata la terza vittoria consecutiva nel Championship, frutto di quattro vittorie, un pareggio, e una sconfitta in casa Springboks nel match finale. L’anno si è poi concluso con le vittorie europee contro Inghilterra, Scozia e Galles, dove ancora una volta gli All Blacks hanno dimostrato che per perdere contro di loro bastano cinque-dieci minuti di black out anche dopo altri settanta di altissimo livello. E ora per i Mondiali hanno pure nello staff Wayne Smith, che dopo aver predicato il Vangelo offensivo si dedicherà all’altra fase.

 

IRLANDA (7-3): l’anno dei tutti verdi è iniziato alla grande con la straordinaria vittoria nel Sei Nazioni (unica sconfitta contro l’Inghilterra), è proseguito su alti livelli con la doppia vittoria in terra argentina, e si è concluso a novembre con le straordinarie vittorie contro Sudafrica e Australia. Il lavoro di Schmidt, l’esperienza dei senatori e la risposta dei più giovani, hanno permesso di formare la squadra europea al momento più solida, e tra le “vecchie” sei quella che ora come ora ha più chance di avanzare al Mondiale. Per profondità della rosa, per intelligenza tattica di chi prepara le partite e di chi poi esegue in campo (vedi piano di gioco contro gli Springboks), e per qualità dei singoli, una spanna e forse più sopra le altre cinque. Per farsi un’idea, facendo la lista degli infortunati per gli impegni di novembre ((Keith Earls, Luke Fitzgerald, Cian Healy, Iain Henderson, Dave Kearney, Luke Marshall, Fergus McFadden, Martin Moore, Jordi Murphy, Sean O’Brien, Donnacha Ryan, Mike Sherry, Dan Touhy, Andrew Trimble and Damien Varley) si fa un quindici tanto competitivo quanto quello che in campo ha strapazzato due delle tre migliori dell’Emisfero Sud. E per di più ora c’è un Munster che va davvero bene…

 

GIAPPONE (14-11): a giugno contro l’Italia è arrivato il secondo scalpo eccellente dopo quello rifilato al Galles, mentre nella finestra di novembre vittoria contro Romania e due sconfitte (una nettissima e una combattuta) contro i Maori All Blacks. Nel paese del Sol Levante la palla ovale è in forte crescita, sostenuta da progetti che la stanno diffondendo nelle scuole e tra i più giovani. La base quindi non manca, così come le competenze per farla crescere a disposizione della nazionale. Dal 2016 i nipponici faranno pure capolino nel Super Rugby: legittimo pensare che diversi stranieri, soprattutto a fine carriera, faranno un pensierino ai molti yen che verranno proposti, anche perché una squadra di soli giapponesi ne prenderebbe parecchie ogni partita, ma comunque l’intero movimento ne trarrà beneficio. Del resto, gli esempi su cosa non fare per svalutare il massimo campionato nazionale dopo l’ingresso in una nuova competizione non mancano di certo…

Di Roberto Avesani

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