Abbiamo parlato con l’allenatore degli avanti scozzesi del suo lavoro con la SRU e della RWC. E di un certo D’Arcy Rae…
E’ da tante stagioni nello staff della Scozia e delle franchigie scozzesi di Pro12, è uno dei massimi esperti di mischia e nei giorni scorsi è circolata la voce di un interessamento nei suoi confronti da parte di Treviso. Raggiunto telefonicamente, Massimo Cuttitta ha confermato la voce, ma precisato che si tratta solamente di un “interessamento”. Assieme a “Mouse” abbiamo poi parlato di Mondiale, nuove regole di ingaggio (che proprio non gli piacciono), coordinamento tecnico tra franchigie e nazionale e altro ancora. E anche di un certo D’Arcy Rae…
Negli scorsi abbiamo letto di un interessamento da parte di Treviso. Lo puoi confermare?
C’è stato un avvicinamento da parte di Treviso, ma il mio contratto con la Scozia ha la scadenza naturale sei mesi dopo il Mondiale e ho tutta l’intenzione di rispettarlo. Lavoro da nove anni con la SRU e può anche essere che mi proporranno di rimanere, anche per continuare il lavoro con Glasgow.
Hai avuto altre offerte nel frattempo?
Non ci sono ancora state offerte ma come nel caso di Treviso avvicinamenti. Nel mondo sportivo sono cose normali che possono finire in qualcosa buono come in un nulla di fatto, come successo con l’Irlanda qualche anno fa o con l’Italia nell’ultimo anno di Dondi. Al momento l’unica cosa concreta è il mio lavoro con la Scozia e con Glasgow, e voglio pensare a fare bene il mio lavoro fino alla fine, pensando solo a questo.
Nove anni nello staff della Scozia sono tanti. E di allenatori ne hai visti passare…
Il mio contratto è già stato rinnovato tre volte, sono uno dei più “anziani” nello staff da questo punto di vista. Ho lavorato con Robinson, Johnson e Cotter, e solamente io, il preparatore atletico e l’allenatore dei trequarti non siamo stati mai cambiati.
Non puoi che valutare positivamente il tuo lavoro in Scozia
Sta agli altri giudicare, fa piacere che mi abbiano dato fiducia, e in parte ho ricambiato questa loro fiducia. Andare in Irlanda era una bella sfida, ma la Scozia ha creduto in me per prima e ho voluto ricambiare la loro fiducia. Poi certo, il ruolo dell’allenatore, come quello dei giocatori, è fatto di alti e bassi. Oggi ci sei e domani no.
Capitolo mischia. In ogni campionato ancora non si è trovata la quadra con il nuovo ingaggio. Che ne pensi?
Abbiamo avuto problemi con le nuove regole, ma del resto chi non li ha avuti? E permettimi di dire che sarebbe sbagliato dire che solo l’Italia li ha avuti: tutti, anche le prime dei primi al mondo hanno difficoltà. Prima era importante il preingaggio, e c’erano anche meno reset, ora nessuno alza il piede o retrocede, e quindi la botta la devi comunque dare. Molti ora tallonano con il ginocchio, per avere una posizione bassa e abbassare il più possibile il baricentro. E se talloni con la gamba poi è pericoloso, perché arretri e rischi il crollo, e se crolla che la gamba è esposta allora sono fratture. E poi non è vero che ci sono meno reset, prima si crollava meno e le cose andavano discretamente. In più a destra ora è terribilmente complicato, per noi allenatori e per i giocatori in campo.
Come è cambiato il ruolo del pilone destro e quali caratteristiche deve avere?
Tutti attaccano la parte destra, perché il pilone avversario sinistro sta legato sotto il destro, e in tal modo gli hai tolto la forza. Ora servono destri grossi ma anche tecnici e dietro servono delle ruspe per compensare. Le nuove regole hanno favorito chi gioca a sinistra, indubbiamente, e creato uno squilibrio. Sto lavorando molto per aiutare i destri, ma ti ripeto che è difficile anche per noi allenatori.
Per semplificare, prima contava la forza e ora la tecnica?
La mischia non è solo tecnica, serve anche la forza, sia della prima che della seconda linea. Con la forza comunque puoi sopperire fino ad un certo punto, serve anche la posizione, il dettaglio. E poi c’è la questione dell’interpretazione…
Già. la sensazione è che anche molti arbitri si trovino in difficoltà con queste mischie. Prima il dominio di una o dell’altra era più “netto” e l’irregolarità più facilmente sanzionabile, non trovi?
Forse non hanno fatto bene i conti, ma noi dobbiamo adattarci. Ognuno ha il suo modo di interpretare e secondo me dovrebbero avere più legame con i giocatori di prima linea, incontrarsi, discutere per capire meglio cosa succede lì davanti. Le nuove regole sono state messe per due motivi: ridurre gli infortuni, ma io di infortuni seri ne ho visti pochi, per fortuna; e semplificare la prima linea, ma così non è stato. Basta guardare quanti problemi ci sono a distanza di diversi mesi.
A proposito di prima linea, in Scozia hai allenato anche il nuovo pilone di Treviso Rae?
A Rae sono particolarmente legato. L’ho scoperto in un club di livello non certo alto, e ho voluto portarlo in orbita Glasgow per allenarlo personalmente. Per quanto riguarda l’arrivo in Italia, c’è stato un contatto di Treviso con la nostra Academy e ho consigliato sia la società veneta che il ragazzo di intraprendere questa esperienza e l’ho fatto andare subito. All’inizio dovrà farsi le ossa, giocando e andando sotto pressione, ma diventerà un gran pilone. E poi con Manuel Ferrari crescerà bene.
Nella stagione che porta al Mondiale, cambia il lavoro di giocatori e staff?
Vero che i giocatori devono guardare al Mondiale, ma se non dai il massimo al Mondiale non ci giochi. Per fortuna in Scozia abbiamo parecchia competizione interna, e questo è un bene per chi va in campo.
Lavori a stretto contatto tra franchigie e nazionale. Quanto è importante il coordinamento tecnico?
E’ fondamentale che ci sia. Se quello che vuoi fare in nazionale lo fai con le franchigie hai già portato avanti metà del lavoro. Poi sai, noi non abbiamo i numeri di Francia e Inghilterra, e nemmeno quelli dell’Italia. Lavoriamo su tutti, non possiamo permetterci di scartare a priori nessuno. Lavorare con le franchigie serve, quando poi la nazionale si ritrova non perdi tempo per spiegare cose già assimilate e lavori da subito con gli stessi obiettivi. Poi certo serve equilibrio in tutto, ma con le franchigie anticipi e prepari il lavoro che farai poi. Per dire, in questo momento sto cercando di preparare Glasgow per il Sei Nazioni, e idem con Edimburgo. Dopo le partite comunico con i giocatori, dico loro su cosa lavorare. E lo faccio con chiunque, scozzese o meno, eleggibile o meno che sia il giocatore. Aiuto tutti, cercando di trasmettere il mio lavoro durante tutto l’anno.
Di Roberto Avesani
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