Al termine della sfida contro Munster abbiamo intervistato il nuovo skills coach delle Zebre
E’ della scorsa settimana l’annuncio dell’ingresso di Roland De Marigny nello staff delle Zebre come skills coach. L’ex trequarti azzurro, 19 caps con l’Italia e attuale allenatore dell’Accademia Nazionale, ci ha parlato al termine della partita contro Munster del nuovo ruolo e di quanto importante siano la cura e l’allenamento dei fondamentali.
Parlaci di questo tuo nuovo impegno con le Zebre.
Mi è stato chiesto di lavorare durante la settimana con i trequarti, soprattutto focalizzando su skills e gioco al piede, ed ho accettato molto volentieri. Nel frattempo rimango anche allenatore dell’Accademia Nazionale, quindi dovrò programmare bene il mio lavoro dividendomi tra i due impegni.
Contro Munster sono state mancate due mete per errori sui fondamentali: passaggi, due contro uno…
Vero, siamo stati poco precisi, e a questo livello non puoi permetterti di mancare certe occasioni da meta, anche perché fatichi molto per costruirle, non sempre ti vengono concesse e mentalmente è dura ripartire dopo averle vanificate. Dobbiamo essere più precisi, ma non solo. Dobbiamo migliorare anche nella salita difensiva e nel successivo placcaggio uno contro uno, e nella disciplina. Per me questi sono i tre punti più importanti su cui concentrarsi, a partire dalla partita di Challenge Cup contro Brive.
A volte i trequarti delle Zebre sono troppo prevedibili in attacco. E’ possibile esserlo anche se il proprio pack non è necessariamente dominante?
Ma, oggi [sabato 10 contro Munster, ndr] non ho visto male la mischia, anche se a volte è stato questo il nostro problema. In ogni caso non è facile, e i ragazzi devono essere bravi ad adattarsi. Se su un lancio di gioco vuoi andare a destra e la mischia gira dall’altra parte, devono essere bravi i giocatori ad adattarsi e a prendere la responsabilità anche di variare. Il miglioramento passa anche dal miglioramento individuale.
La sensazione comunque è che le Zebre ci provino sempre a giocare
Questa è una cosa positiva. Provano a giocare, spostare il pallone, creare spazio. Poi si può sbagliare, ma va riconsciuto il merito di averci provato. Da qui si impara e riparte per eseguire al meglio questo tipo di gioco.
Da fuori e dall’estero si dice che i nostri giocatori sono ottimi atleti ma non altrettanto ottimi rugbisti. In Accademia lavori molto sulle basi?
Certamente, le basi sono fondamentali. Con i ragazzi lavoriamo ogni giorni sui passaggi, per farti un esempio. Oggi però il gioco è polivalente, i trequarti devono fare i punti d’incontro e gli avanti saper passare. Le cose si sono in parte rovesciate rispetto anche solo a pochi anni fa, quando giocavo.
Con l’Accademia va parecchio bene quest’anno
Abbiamo vinto il nostro Girone, i ragazzi sono stati molto bravi ma il difficile viene adesso, con gli impegni dell’Under 20. Sarà impegnativo per una questione di numeri, ma dobbiamo continuare a far bene. E devono comportarsi bene anche a livello internazionale.
Cosa ne pensi di un’Accademia in Eccellenza, come più volte si è detto?
Più che un’Accademia Under 19 come questa, la vedo più possibile con un Under 20 magari con un paio di fuoriquota. I problemi ci sarebbero non tanto a livello di gioco, ma di fisicià e pressione della mischia. I nostri atleti iniziano a lavorare a luglio, e da dicembre escono fisicamente e atleticamente, quindi all’inizio sarebbe difficile. Comunque, risolti questi problemi come per esempio con i fuoriquota da far giocare davanti, sarebbe una bella idea. Si alzerebbe l’intensità e il ritmo dei gioco, e questo è un bene per i ragazzi.
Di Roberto Avesani
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