Archiviata la prima parte di stagione, tracciamo un mini bilancio con il presidente della Benetton e con Ugo Gori
Che sarebbe stata dura era facile immaginarlo, dopo il turbolento finale di scorsa stagione e i conseguenti cambiamenti in rosa, ma forse non si pensava che lo sarebbe stato così tanto. Ma dopo le prime sbandate si è iniziato a vedere il lavoro di coach Casellato e dello staff, la squadra ha iniziato ad assimilare il nuovo modo di giocare e sono arrivate buone prestazioni, con la ciliegina sulla torta della doppia vittoria contro le Zebre dopo che le sconfitte di Northampton ed Edimburgo avevano dato una bella botta al morale della truppa.
E ora, dopo quasi una ventina di partite tra Pro12 e Champions, assieme al Presidente Amerino Zatta e al mediano di mischia Ugo Gori abbiamo tracciato un mini bilancio della prima parte di stagione della Benetton Treviso. Li abbiamo incontrati nella tappa di Treviso del Rugby World Cup Trophy Tour, presso il concessionario Land Rover Gidauto, e pertanto prima della partita contro il Racing. A questo LINK trovate alcune foto della serata.
Amerino Zatta
Un avvio di difficile, la crescita, le batoste a Northampton ed Edimburgo e infine la doppia vittoria nel derby. Il peggio è passato?
Le due vittorie contro le Zebre sono certamente una buona svolta dopo un avvio che era prevedibile sarebbe stato difficoltoso. Nelle ultime due-tre settimane abbiamo cercato di trovare la quadra, e il duro lavoro ci sta dando ragione.
Date le premesse con cui avete iniziato, le critiche per lei sono state sproporzionate?
Sentirsi criticati fa parte del gioco, però a volte si esagera e la cosa può dispiacere. Poi certo, è uno stimolo a fare meglio, ma noi vogliamo trasmettere la nostra fiducia per il futuro.
Condivide le espressioni “anno zero, rifondazione, nuovo ciclo”?
Oggi lavoriamo per difenderci e per mettere le basi selezionando i giocatori con cui andremo a competere un domani, e tutto ciò comporta precisi tempi tecnici per essere realizzato. Anche perché il serbatoio italiano oggi come oggi ahimè è abbastanza limitato: vero che c’è la possibilità di scegliere gli stranieri, ma questo dopo aver costruito il blocco italiano.
Perché allora non far giocare in Eccellenza chi sta in tribuna nel Pro12?
Piuttosto che andare in tribuna e stare fermo molto meglio fare minutaggio in Eccellenza. Per quanto un atleta possa allenarsi, gli ottanta minuti sono fondamentali. Poi certo, tutti vorrebbero giocare in Pro12 ma tra Eccellenza e tribuna la scelta è ben chiara.
Risultati a parte, da parte sua c’è sempre stata piena fiducia nello staff…
Sì, e lo confermo. Devono poter lavorare serenamente, da parte nostra c’è piena fiducia e stima. Ci troviamo molto bene anche con Manuel Ferrari, una persona di indubbie qualità e per questo abbiamo chiesto lui di darci una mano. Cercavamo una persona che desse ordine e serenità, e così è stato.
Ci saranno interventi sul mercato?
In linea di massima non ci saranno altre uscite, mentre Rae resterà con noi fino alla fine della stagione, poi vedremo con l’Academy di Glasgow se potrà rimanere. Abbiamo poi piena fiducia verso i nostri giovani, che sono in fase di apprendistato e saranno l’ossatura integrante di domani.
Quanto siamo indietro per quanto riguarda il coordinamento tecnico tra franchigie e Nazionale?
Siamo molto indietro rispetto alle realtà straniere di più alto livello. Loro hanno progetti, hanno le strutture di base, hanno oliato i meccanismi da tantissimi anni e sanno cosa devono fare e come aiutare il club. Per noi è tutto diverso. Ma anche noi abbiamo un nostro obiettivo, ambizioso, che è arrivare nelle prime quattro, e per questo lavoriamo. Ci vuole tempo, e per noi è durissima. Programmare è difficile in queste condizioni.
La vostra condizione di “federali-privati”, un po’ né carne né pesce, vi penalizza?
Siamo degli ibridi, ed è un grosso limite. Si lavora a termine, talvolta senza una visione futura che permetta di pianificare nel tempo. Noi al massimo possiamo programmare nel medio termine, non nel lungo come dovrebbe essere. E per lungo intendo dieci anni. Se decidiamo di rifare lo stadio o costruire una serie di strutture, servono visioni e garanzie future che vadano ad ammortizzare il costo nel tempo. E lo stesso discorso si può applicare alla formazione dei giovani in vista della Prima Squadra.
Vede i Dogi nel futuro, con la Benetton magari in Eccellenza?
Nel futuro vorrei un Veneto sempre più unito: la Benetton non è il fine, ma il mezzo per arrivarvi. E non avrei nessun problema a rinunciare alla partecipazione come Benetton al Pro12 a favore dei Dogi.
Venivamo da un sistema e un’impostazione di gioco in parte diversi, e all’inizio serve un po’ di tempo per adattarsi. Una parte del gruppo era nuova, per l’altra c’era comunque la novità tecnica. Comunque ti posso dire che mi piace questa voglia di giocare e anche di rischiare: cerchiamo di creare gioco e volume, e di proporre un bel rugby. Se riesci a prendere fiducia e a realizzare questo tipo di gioco il tutto diventa più divertente e giocare è una gioia.
C’è stato periodo molto duro per problemi anche extra sportivi, e questo ha creato delle difficoltà anche nel gruppo nazionale. Il blocco di Treviso ha dovuto affrontare una situazione che è rimasta ambigua fino quasi a maggio. Ora che si è risolta va meglio, e i giocatori che sono andati all’estero stanno crescendo bene.
Vero, ma dobbiamo ripartire da novembre. Sarà un Sei Nazioni durissimo, ma possiamo toglierci qualche soddisfazione e creare un gruppo forte per il Mondiale. Novembre ci ha dato fiducia, che poi abbiamo riportato nel club. Ci siamo ritrovati soprattutto su difesa e maggior pericolosità in attacco.
Devi dare tutto per arrivarci, altrimenti non vieni convocato. Devi essere al tuo livello migliore, gestire la pressione e avere voglia di arrivare. Questa stagione, infinita, è iniziata a giugno e finirà ad ottobre di quest’anno. Ma però lavori duro per puntare alla soddisfazione più grande, poter giocare alla Rugby World Cup è incredibile.Sarà lunga ma spero di arrivarci, perché sarebbe un’esperienza bellissima.
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