Piloni e terze linee azzurre da Sei Nazioni: c’è una questione di quantità

31 giocatori chiamati, tra loro “solo” 4 piloni e ben 7 terze linee. Troppo pochi da una parte e semplicemente troppi dall’altra?

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Stavolta non vogliamo parlare di nomi, ma di quantità. Le convocazioni di Jacques Brunel per il Sei Nazioni sono ormai note da tempo e – se il ct proseguirà sulla strada che lui stesso ha indicato non più tardi dello scorso novembre – questo è sostanzialmente il gruppo che andrà ai Mondiali in Inghilterra.
Continuiamo a non capire certe esclusioni (tanto per non far nomi: Rizzo, Cittadini e Festuccia) ma è anche vero che il tecnico francese è lì per fare le sue scelte che devono appunto essere solo sue e proprio per questo senza alcun obbligo alcuno di essere in linea con quello che pensano addetti ai lavori e appassionati. Qualità delle prestazioni o minutaggi sono ovviamente determinanti nella scelta di X piuttosto che di Y, e lo stesso Brunel ha sempre preferito chi in campo ci va più spesso (e anche qui non si capisce l’esclusione di Rizzo e Cittadini molto più presenti ad esempio di Castro in campionati altrettanto impegnativi. Intendiamoci, non è che ci chiediamo perché c’è Martin nel gruppo azzurro ma perché non ci sono gli altri due. Ma avevamo detto che non volevamo fare nomi…).

 

Dicevamo della quantità. E’ presto detto: su 31 giocatori ci sono solo 4 piloni, appena 6 giocatori di prima linea se aggiungiamo i due tallonatori. Un po’ poco, ci sembra. Soprattutto per quanto riguarda i piloni. Ma magari ci sbagliamo.
Un po’ poco dicevamo, soprattutto se paragonato all’abbondanza di terze linee, ben 7. E mettiamoci pure le seconde linee, che è vero che sono quattro (Biagi, Bortolami, Furno e Geldenhuys in rigoroso ordine alfabetico) ma va anche tenuto presente che anche Minto, convocato tra le terze linee, può tranquillamente giocare anche da numero 5. E Furno, al contrario, può essere schierato da terza senza creare problemi e scandali. Aggiungiamoci un’ultima cosa: nell’ultima linea del pack c’è un giocatore praticamente inamovibile, ovvero il capitano Sergio Parisse, che l’unica cosa che può impedirgli di giocare per 80 minuti tutte e cinque le gare del torneo è un qualche malanno fisico (e che gli dei tutti ce lo conservino).
Brunel avrà le sue ragioni tecnico/tattiche, magari in questa due giorni di incontri e presentazioni del Sei Nazioni – oggi a Roma, domani a Londra – il ct darà le sue motivazioni, ma il rischio di trovarsi cortissimi in prima linea anche per un acciacco banale ci pare davvero molto elevato. Correrlo ne vale la pena?

 

Il Grillotalpa

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