Per contrastare l’esodo dei giovani si mette un nuovo paletto. Giusto o sbagliato che sia, è la metodologia che ci piace
L’ultima a cautelarsi in ordine di tempo è il Sudafrica. Per tutelarsi dall’emigrare di molti giocatori verso Nord, la Federazione ha annunciato in questi giorni un nuovo “blocco” dell’eleggibilità. Chi dal 2013 ad oggi abbia giocato con la nazionale Under 20, non potrà poi indossare la maglia di nessun’altro paese. “Ciò che ci preoccupa è che diversi nostri giovani hanno gli occhi di molti addosso – ha dichiarato il Presidente della SARU Jurie Roux, riportato tra gli altri da EspnScrum – e abbiamo quindi cambiato una regola”. Il problema, ha proseguito Roux, è che la Federazione non può mettere sotto contratto 150 giocatori, e bisogna quindi mettere certi paletti per limitare i trasferimenti oversea.
La questione è certamente delicata, e riguarda da vicino le quattro federazioni dell’Emisfero Sud, che a livello economico possono molto poco contro gli euro offerti in Francia e le sterline in Inghilterra. Ma la questione la vogliamo affrontare da un punto di vista differente: quello di chi prevede e agisce di conseguenza. Nello specifico, se paragonato con altri, il caso sudafricano risulta forse il più felice, tanto che più volte si è scritto che potenzialmente gli Springboks possono diventare la squadra da battere nel prossimo quadriennio, o comunque quella coi maggiori margini di crescita. E considerando che Etzebeth, Mohojè, de Jager, Reinach, Lambie, Pollard, Kolisi, de Allende e Serfontein sono tutti anni Novanta, significa che hai lavorato bene e fatto i compiti a casa. Qualcuno potrebbe allora dire che in Sudafrica c’è un problema di formazione e di emigrazione dei giovani? No, o meglio, non ancora. E in questo “non ancora” sta tutta la differenza tra chi programma anticipando i problemi e chi mette le toppe quando ormai si sono manifestati. Secondo il vecchio adagio che prevenire è meglio che curare, la SARU sa che sarà sempre più difficile trattenere in patria i suoi talenti. La soluzione però non arriva dal dopo, ma ora. Qualcuno lamenta che legare in modo così vincolante un giovane è una scelta azzardata, ma non entriamo ora nel merito di una soluzione che può piacere o meno. Intanto, la Federazione prova a fare qualcosa. O comunque, dimostra di pensarci da subito.
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