In una intervista il pilone dice la sua sullo stato di Ovalia e non solo. Il Sei Nazioni? “Per noi è sempre molto dura…”
Una lunga intervista al MailOnLine dove non parla del suo futuro ma dove Martin Castrogiovanni parla del suo pensiero sul rugby di ieri e su quello di oggi: “Tutto quello che odiamo nel calcio sta entrando a fra parte del rugby – dice il pilone del Tolone e della nazionale italiana – la verità è questa. La gente dice che dopo la partita si beve una birra tutti assieme ma non tutti lo fanno e non tutti vanno al terzo tempo. A volte corrono via per prendere un aereo oppure hanno perso e allora sono arrabbiati (…) Prima era diverso: in campo avremmo voluto ucciderci ma poi c’era una birra tutti assieme, ci stringevamo le mani. Questo era il rugby, ma ora non è più così. (…) Stiamo perdendo le cose che hanno fatto diventare il rugby quello che è”.
Una causa di questo cambiamento è da ricercare nella presenza sempre più importante dei media: “Io sono uno alla vecchia maniera che dice quello che pensa, non perché voglio piacere alla gente ma perché è quello che sono e penso che nella vita sia giusto fare così. Viviamo in un mondo libero, o almeno lo crediamo tale, ma a volte ci freniamo: è ‘il non puoi dire questo’ o ‘stai attento a quello che dici ai media’ (…) Molte delle interviste che si vedono prima o dopo una partita… Non voglio dire stronzate ma sono tutte molto compite e un po’ troppo attente (…) La gente non dice quello che pensa perché ha paura di quello che potrebbe succedere”.
Infine la vicenda delle dichiarazioni contro il director of rugby dei Tigers di Leicester, costate a Castro una squalifica e una multa: “Leicester mi ha fatto diventare il giocatore che sono oggi. Sono davvero dispiaciuto perché non non ho mai voluto mancare di rispetto al club o ai suoi tifosi. Il mio era un punto di vista per il quale ho pagato e non dovevo dire quelle cose nel modo in cui le ho dette. Ma penso che anche i giocatori che ora sono a Leicester siano d’accordo con me. E’ giusto che io abbia pagato perché non sono stato un buon esempio per i giovani, non ho tenuto un comportamento professionale (…) Magari non sono il miglior giocatore di rugby del mondo ma ogni volta che ho indossato la maglia dei Tigers ci ho messo tutto il cuore.
Infine il Sei Nazioni incombente, con una sola brevissima frase: “Per noi è sempre molto dura”.
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