La RFU pubblica un report sulla stagione 2013/2014: le commozioni cerebrali sono l’infortunio più comune
Se ne parla spesso perché non solo è l’infortunio con gli effetti potenzialmente pericolosi anche sul lungo periodo ma anche perché è quello che nel rugby è statisticamente più numeroso. Il soggetto sono le concussions, ovvero le commozioni cerebrali. I colpi presi in testa, più brutalmente.
Il report della RFU sulla stagione 2013/2014 e ora reso pubblico conferma che qul tipo di infortunio è il più comune per il terzo anno consecutivo e costituisce il 12,5% del “monte infortuni complessivo”. Il dato più preoccupante è però il tasso di crescita, calcolato nel 59%: dai 54 casi del 2012/2013 si è passati agli 86 della stagione successiva. Sette sono stati i ritiri di giocatori costretti a dire basta con il rugby giocato per infortuni che hanno a che fare con testa e collo.
Il responsabile medico della RFU, Simon Kemp, ha fatto sapere che le concussion rilevate sono 10,5 ogni mille ore di rugby giocato, dato che sale a 17 per ogni mille ore di pugilato e 25 per mille ore di equitazione a ostacoli.
Il dato positivo è invece la cura con cui questo tipo di infortuni sono trattati, con un protocollo sempre più attento e preciso. Ad ogni modo la federazione inglese ha commissionato uno studio per meglio circostanziare i danni sul lungo periodo crati dalle commozioni cerebrali. Un primo rapporto è atteso per l’inizio del 2016.
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