Torniamo sulla partita di Twickenham partendo da un durissimo articolo pubblicato ieri mattina. Prima del calcio d’inizio
Il sabato inglese si è aperto per gli azzurri e l’Italia del rugby con l’ennesimo attacco da parte dei media inglesi, questa volta del Times. Parole durissime: “Per quanto ancora l’Italia puo’ sopravvivere a queste torture di febbraio e marzo prima che gli organizzatori si chiedano: forse qualcun altro?”. Il qualcunaltro sarebbero Georgia e Romania, squadre con le quali gli azzurri dovrebbero vedersela in una specie di barrage per accedere ogni anno al Sei Nazioni. O almeno questa è l’idea di Owen Slot, il giornalista autore dell’articolo in questione.
Ma non si ferma qui: “L’Italia ha undici dei primi quindici giocatori con all’attivo il maggior numero di sconfitte internazionali. E a capeggiare la lista, quattro in campo oggi: Bortolami con 80, Parisse e Castrogiovanni con 78 e Mauro Bergamasco con 70″. Quindi la conclusione: “Ci stiamo prendendo in giro se pensiamo che la partecipazione dell’Italia al Sei Nazioni abbia funzionato”.
Veniamo alla partita. Un passo avanti, hanno detto Brunel e Parisse nell’immediato dopogara di Twickenham. E a Londra abbiamo rivisto un’Italia in linea con i test-match di novembre e sicuramente migliore di quella scesa in campo a Roma contro l’Irlanda nel primo turno del Sei Nazioni. Più decisa, determinata. Con le idee più chiare in testa. Rimane molto da fare e la strada è ancora lunga ma non crediamo di dire una cosa sbagliata se affermiamo che quei 30 punti di gap tra le due squadre ci paiono eccessivi per quanto visto in campo. L’Inghilterra ha giocato meglio, con più continuità, ha saputo sfruttare le occasioni che le sono capitate. E’ stata furba cinica. Una grande squadra insomma. Ma gli errori degli azzurri l’hanno aiutata non poco. Basta pensare alla meta di Ben Youngs, quella che ha definitivamente spaccato la partita, dove la furbizia del giocatore inglese si equilibra alla dabbenaggine nostra.
La partita di ieri ci ha anche detto in maniera inequivocabile che la formula con Masi al centro e McLean estremo è senza dubbio funzionale e la migliore tra le varie opzioni che ha in mano Brunel. Il primo è stato protagonista di una partita di grande quantità, il secondo ci ha messo anche moltissima qualità: in assoluto uno dei migliori in campo.
C’è poi il capitolo Haimona: prima della partita di Londra il ct aveva detto che in questa settimana di stop (settimana prossima il Sei Nazioni osserva un turno di riposo) che avrebbe fatto le sue valutazioni sul giocatore. Il numero 10/12 a Twickenham non ha inciso, è stato poco preciso al piede e in fase difensiva non è stato efficace. Tommaso Allan nei pochi minuti a disposizione che ha avuto ha messo in mostra un altro piglio e altri numeri. Certo ha giocato poco e solo in una fase in cui la gara era già segnata, ma è sicuramente un giocatore più forte e completo. E non lo scriviamo da oggi.
Ci sono piaciuti molto anche George Biagi, Edoardo Gori e Mauro Bergamasco, con quest’ultimo che ha dimostrato che la convocazione e un posto nel gruppo per il Mondiale è ancora oggi strameritato.
Vorremmo poi riservare una menzione speciale a Luca Morisi: segnare due mete – e che mete – a Twickenham è il sogno di ogni rugbista e non sono poi molti quelli che lo realizzano. Nel dopopartita il centro del Benetton Treviso ha detto che forse dall’infortunio non è tornato più forte, ma sicuramente con più voglia di dimostrare a se stesso e agli altri che si può giocare ad altissimo livello anche senza la milza. Ieri Luca si è preso una bella rivincita contro la dea bendata. Se la merita tutta. Il futuro della nazionale porta il suo nome e quello di Michele Campagnaro.
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