Vincono anche Cheetahs e Stormers, tutte in trasferta. Ma chi è più nei guai è la squadra di Kirwan
Prima i risultati: i campioni in carica dei Waratahs perdono a sorpresa in casa contro Western Force 13 a 25: le due mete di Rob Horne non bastano alla squadra di Cheika. Vittoria in trasferta anche per i Cheetahs, che espugnano la tana degli Sharks 29-35. Perdono in casa anche i Bulls per mano degli Stormers 17 a 29 e gli Auckland Blues, superati dai Chiefs 18 a 23, con Sonny Bill Williams e compagni autori di una partenza a razzo.
Ma andiamo proprio a Auckland…
Per ora il futuro della franchigia dei Blues è in buone mani. Nella partita di apertura alla prima di campionato Super Rugby tra i Blues e i Chiefs, la squadra Emergenti dei padroni di casa hanno battuto i pari categoria dei Chiefs presso il QBE Stadium ad Albany, anche se di misura.
Diversa, ma in realtà uguale agli scorsi anni, è la situazione della prima squadra dei Blues che hanno aperto la campagna 2015 con l’ennesima sconfitta, la ventesima su trentatre partite sotto la guida di Sir John Kirwan, per mano dei favoritissimi Chiefs.
La franchigia di Auckland è quella più sotto pressione tra le cinque neozelandesi. Dopo tre anni di risultati disastrosi (uno con Pat Lam e due con John Kirwan), la compagine è chiamata a fornire prestazioni convincenti se lo staff tecnico ha intenzione di rimanere in Nuova Zelanda. Sfortunatamente il caledario dei Blues non è tale da favorire un inizio di campionato forte con punti che servono come il pane per non perdere di vista la parte alta della classifica.
La squadra deve lasciare la propria casa ad Eden Park alla Cricket World Cup (che si svolge in Australia in collaborazione con la Nuova Zelanda) per le prime due partite in casa. In piu’ giocherà in Sudafrica, in Australia e fuori casa nei derby locali fino al 2 maggio. Praticamente tre partite in casa nei primi undici turni e poi cinque in casa negli ultimi sei turni. Troppo poco, troppo difficile e troppo pericoloso perdere di vista l’obiettivo quando non si ha la sicurezza, la coperta morbida e calda del vantaggio casalingo. Senza tener conto che i Blues nella scorsa stagione, 2014, hanno perso tutte le partite fuori casa tranne una, contro i Force, solo alla fine del torneo.
Nonostante i Blues contino su una linea dei trequarti di classe mondiale, sono anni che non riescono a pungere ed a esprimere come dovrebbero i chilogrammi di talento che hanno a disposizione. Certo è anno di Coppa del Mondo con giocatori che vogliono dare il meglio di stessi per impressionare Steven Hansen e co. come James Parson e Steven Luatua, con All Blacks usati con il misurino per risparmiare forze ed energie a settembre come capitan Kaino e Keven Mealamu, altri che rientrano dopo un lungo infortunio e devono ritovare forma fisica come Tony Woodcock , giovani che vogliono non più fare i gregari come Brendon O’Connor, Ofa Tu’ungafasi, Akira Ioane (tutti usciti dai vivaio di Auckland) e Tavita Li. E infine legende dell’Isola del Sud che son venuti a cercar fortuna qui nel caldo nord, segretamente sperando che una stagione di altissimo livello ed una chiamata miracolo li possa catapultare su un aereo verso l’Europa tra sei mesi come il mai stanco Jimmy Cowan.
La verità è che Auckland ha disperatamente bisogno di una franchigia vincente. Non solo per la “faccia”, ma che anche per dare giustizia ai tanti allentori, amministratori e collaboratori che ogni anno scovano fenomeni negli angoli bui della regione della Auckland Rugby Union e ne fanno dei veri campioni. Auckland ha bisogno di una franchigia vincente perché è la città più grande, con lo stadio più grande, con il più alto numero di fans, con il mercato più vendibile per gli sponsors e con il più alto numero di scuole superiori con squadre di rugby di alto livello.
Forse da sostenere l’opinione comune tra gli addetti ai lavori che è un peccato vedere squadre kiwi nel Super Rugby boccheggiare e a malapena sopravvivere quando allenatori di classe mondiale stanno aiutando gli avversari a sviluppare giovani giocatori in the All Blacks Style!
Una nota sui Chiefs, che comunque non hanno giocato benissimo nella loro prima uscita, soprattutto nel secondo tempo. In conferenza stampa l’allenatore David Rennie ha parlato della giovanissima aperture 19enne Damien McKenzie che ha esordito con la maglia numero 10 sostituendo il “riposante” Aaron Cruden: “E’ stato un grande. Ha avuto dei problemi a calciare in preseason ma stasera ha giocato benissimo, con tanta sicurezza. E’ un ragazzo molto tosto. Ha giocato coraggiosamente, guidando la squadra. Ha calciato perfettamente. Come prima uscita, non mi posso lamentare e fa molto piacere avere un nuovo candidato alla maglia cosi forte”.
Alla domanda se si aspettava che il giocatore giocasse così bene quando gli hanno offerto il contratto, Rennie ha risposto: “Sì, mai avuto alcun dubbio”. E come la mettiamo ora con Cruden? “Damien è in realtà molto simile ad Aaron nel modo di giocare e nello stile. E’ anche riuscito a mettere su 2kg da quando si allena con noi (Damien McKenzie è conosciuto per essere piccolo). Anzi è forse anche più veloce di Cruz”.
Di Melita Martorana
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