Il 24 febbraio 2007 il Croke Park fece da palcoscenico a una partita che è entrata nella leggenda
DUBLINO – Da queste parti le partite della nazionale si dividono in due categorie: Irlanda-Inghilterra e le altre. La rivalità sportiva fra le due squadre ha attraversato secoli, e molto spesso le partite hanno avuto anche significati extrasportivi. Tuttavia in questo senso nessuna partita può essere paragonata a quella giocata il 24 febbraio 2007 a Croke Park. Quella partita iniziò a essere speciale 87 anni prima.
Nella storia d’Irlanda le Bloody Sunday non sono mancate. La celeberrima canzone degli U2 si riferisce agli eventi di domenica 30 gennaio 1972 a Derry, contea di Londonderry, ma quella che tutti gli irlandesi ricordano è domenica 21 novembre 1920.
Siamo nel pieno della rivoluzione irlandese (la Repubblica d’Irlanda nascerà nel 1922) e alla fine di quel giorno si conteranno 30 morti, 14 inglesi e 16 irlandesi. Nella notte fra sabato 20 e domenica 21 un commando sotto la responsabilità di Michael Collins (capo dei rivoluzionari irlandesi) uccide 12 agenti dell’intelligence britannica e due poliziotti ausiliari. Nella versione irlandese i britannici erano in azione per uccidere Collins, dunque si trattò di legittima difesa. Gli inglesi parlano di aggressione premeditata. Alle 14,45 di domenica 21 Novembre a Croke Park è in programma la partita Dublino-Tipperary di Football gaelico. Durante la partita l’esercito inglese entra nello stadio per cercare Michael Collins. I militari sparano contro la folla uccidendo 14 spettatori e ferendone decine. Una delle vittime fu il giocatore di Tipperary Michael Hogan, che da allora dà il nome a una tribuna dello stadio. In serata gli inglesi arrestarono e uccisero anche due alti ufficiali dell’IRA: Dick McKee e Peadar Clancy.
A quasi un secolo da quegli eventi la dinamica non è mai stata accertata. Gli inglesi sostengono che allo stadio per i primi a sparare furono gli irlandesi, per proteggere il loro capo. Gli irlandesi definiscono i morti di Croke Park una vendetta a sangue freddo per quello che era accaduto la notte precedente. In ogni caso è certo che quell’episodio fu uno di quelli che causarono la decisione di chiudere per sempre Croke Park agli sport britannici. Quel divieto, noto come l’articolo 42 del regolamento della GAA (Gaelic athletic association) rimase tale fino all’inizio degli anni 2000, quando la IRFU decise di abbattere Lansdowne Road per costruire l’attuale Aviva stadium, ed era in cerca di uno stadio. Fu allora che la GAA, con 227 sì e 97 no, prese la storica decisione di aprire Croke Park a rugby e calcio.
Questo ampio preambolo spiega perché nell’isola di smeraldo LA sfida fra Irlanda e Inghilterra è quella la prima giocata a Croke park il 24 febbraio 2007 e finita 43-13 per i verdi (secondo il Guardian la più alta cifra di punti mai concessa dagli inglesi in tutta la storia del Sei Nazioni). Prima di quel giorno infatti, gli unici inglesi ad essere entrati “ufficialmente” a Croke Park avevano un fucile in mano.
Il capitano di quell’Irlanda era Brian O’Driscoll, che nella sua autobiografia uscita a fine carriera ricorda così quei giorni. Inizia dalla sconfitta patita due settimane prima contro la Francia nel debutto assoluto nello stadio. La gara fu decisa da una meta di Vincent Clerc al 79′: “Fu straziante – scrive BOD – orribile, difficile da accettare. Rese l’idea di perdere dall’Inghilterra, cioè essere sconfitti in entrambe le prime partite a Croke Park, completamente insopportabile e assolutamente inaccettabile.
Per due settimane tutta la nazione viene coinvolta in una grande narrativa che cercava di descrivere cosa avrebbe significato ascoltare “God save the Queen” sullo stesso campo nel quale i Black and Tans (il nome della forza dell’esercito che sparò a Croke Park nel 1920, ndr) aprirono il fuoco sugli spettatori. Tutto quello che noi giocatori sappiamo è che non possiamo perdere. Non importa cosa accadrà, non possiamo perdere.
La bellezza del nostro sport, ciò che lo rende diverso da molti altri, è che spesso tutto si riduce ha chi ha più voglia di vincere in quel giorno, perché nei test match spesso davvero c’è poca differenza fra le due squadre. Bene, a Croke Park il 24 febbraio 2007 non era assolutamente possibile che l’Inghilterra volesse vincere più di noi… Neppure tutti gli psicologi del mondo potrebbero spiegare dove eravamo mentalmente quando il presidente dell’Irlanda, Mary McAleese, camminava sul tappeto rosso lungo la linea dei giocatori. Non stava solo stringendo le mani, stava fissando tutti negli occhi, mandando un messaggio da tutto il popolo irlandese: questo è il giorno”.
Le cronache irlandesi di quel giorno parlano di tifosi che “cantavano Ireland’s Call così forte da piangere”, quelle inglesi riportano le dichiarazioni dell’allenatore Brian Ashton: “Lo spogliatoio inglese a fine partita era come uno obitorio”.
La prossima sfida di domenica 1 marzo è importante, ci si gioca la possibilità di conquistare il Grande Slam. In tutta l’isola l’attesa è già spasmodica. Tuttavia quella partita fu qualcosa di diverso.
di Damiano Vezzosi
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