L’allenatore della difesa del Galles lancia l’allarme: inutile e pericoloso. Ormai pero è un gesto (quasi) inevitabile…
Il campanello d’allarme è arrivato da Shuan Edwards, defensive coach del Galles. Nel mirino è finito il cosiddetto choke tackle, ovvero il placcaggio “a soffocare”. Scopo del gesto è quello di placcare la palla per soffocare il possesso rendendolo ingiocabile, determinando così una mischia in favore di chi difende. Questo gesto, secondo Edwards, “è pericoloso, incoraggia a placcare alto e non aggiunge nulla al gioco”. Per dirla chiaro e tondo, andrebbe vietato dal regolamento. E pure Alun Wyn Jones si è domandato se esista un meno un limite alla sicurezza, suggerendo che sono altri gli sport in cui si indossano armature e non protezioni. Ma siamo sicuri che sia una via percorribile?
I maestri del choke tackle sono sicuramente gli irlandesi, che ne hanno fatto un marchio di fabbrica a partire dal 2011. Per eseguirlo servono placcatori con un gran fisico e soprattutto disponibili a non andare a placcare basso i carrier avversari. Cosa facile da dire e abbastanza difficile da fare, tenendo conto che addosso arrivano centodieci chili in corsa e che bisogna fermarli mirando non alle caviglie, dove tutti cadono, ma al busto.
Uscendo dall’isola tutta verde, basta vedere in azione James Haskell. Per quanto il gesto possa non essere esattamente la cosa più sicura al mondo, la critica di Edwards sembra poco applicabile al rugby moderno. La parola ordine è costringere la difesa ad arretrare mettendo la propria squadra sul piede avanzante, e placcare alle caviglie non aiuta certo ad evitare che ciò accada. Non solo, placcare la palla è anche un modo per punire chi entra esposto senza difendere l’ovale, ed è giusto che chi sbaglia un fondamentale come questo possa essere “sanzionato” grazie al buon lavoro della difesa. In definitiva, l’allarme di Edwards lascia probabilmente il tempo che trova. Anche perché i placcaggi al collo vengono già tutelati dal regolamento e dai fischi arbitrali.
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