I puntini sulle “I”: appunti sparsi dopo tre giornate di Sei Nazioni 2015

Le prime nove partite del torneo offrono molti spunti. C’è chi si conferma e chi invece dovrebbe preoccuparsi..

ph. Paul Childs/Action Images

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I puntini sulla I (di Italia): “Qui non c’è posto per l’Italia? Ridicolo”. Non le manda certo a dire il Guardian, anche perché dopo le (inutili) polemiche sul fatto che meritiamo o meno di competere nel Sei Nazioni, è arrivata dal campo la risposta migliore. Per i georgiani, che nel weekend hanno espugnato nientemeno che Madrid, c’è ancora tempo.

 

I puntini sulla I (di Irlanda): risultati a parte, ciò che colpisce è la capacità di O’Connell e compagni di trovare un piano di gioco vincente per ogni tipo di avversario e partita. La vittoria contro l’Inghilterra è diversa da quella contro l’Italia e pure da quella contro il Sudafrica di novembre. Che sia il calcio alto conteso per guadagnare metri (Inghilterra), il lavoro certosino ad erodere il pack avversario (Italia) o il multifase per allargare la difesa (Sudafrica), la squadra trova sempre la soluzione vincente. E in questo c’è il netto imprinting di Joe Schmidt e dello staff tecnico, che forniscono ai giocatori le chiavi teoriche per colpire le squadre avversarie. Poi certo, ci sono anche la capacità del singolo di “leggere il quadro” (letteralmente, dall’inglese), il carsima di O’Connell e il metronomo di Murray. Irlanda-Nuova Zelanda sarebbe la finale più affascinante: si troverebbero di fronte le due squadre che più hanno dimostrato di saper adattare il proprio game plane. Due archi e un sacco di frecce. Stupendo.

 

I puntini sulla I (di identità): in questo momento i nostri cugini d’oltralpe non se la passano bene, e saperli nostri prossimi avversari non è poi un dramma. Chi era a Parigi parla di atmosfera molto tesa in conferenza stampa, con Saint-André incalzato dalle domande dei media transalpini. L’allenatore dei Bleus sembrerebbe sempre più solo, e il senso di confusione che ogni azione palla in mano dei suoi suscita non aiuta di certo. Scelte poco ortodosse e a volte in palese contrasto con quanto fatto nella fase precedente, singoli che cercano di risolverla da soli, mancanza di una chiara leadership e di un piano di gioco di base cui ancorarsi. In una parola, mancanza di identità. Che la rinascita della Francia debba passare per forza da quella di Tolosa?

 

I puntini sulla I (di incompleta): qualcuno potrebbe dissentire, ma la battaglia di Dublino ha restituito l’immagine di un’Inghilterra che ancora una volta ha fallito il banco di prova più importante, andando in crisi nel tappone dolomitico del Sei Nazioni. Quella vista in campo era una squadra incapace di rendersi pericolosa, dominata sul piano tattico dal piede di Murray e su quello atletico dell’intensità messa dal pack di casa sul breakdown. Per andare fino in fondo a settembre serviranno nuove soluzioni.

 

I puntini sulla I (di insuinsufficiente): il Galles ha ritrovato a Parigi il suo gioco, fatto di linee verticali ed impatti al massimo della potenza. Con un simile game plane, vincere la collisione è la premessa fondamentale per qualunque risultato positivo. Giusto con questa Francia può bastare, verrebbe un po’ maliziosamente da dire…Già al prossimo turno contro l’Irlanda e i suoi difensori esperti di raddoppio e choke tackle, la mancanza di un valido piano B potrebbe costare cara a Gatland.

Di Roberto Avesani 

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