La scadenza del 14 marzo è vicina ma a OnRugby risulta che la cordata parmigiana dovrebbe palesarsi solo tra qualche giorno
Manca poco, pochissimo. La scadenza è stata fissata dal Consiglio Federale per il 14 marzo. Entro quel giorno finanziamenti privati dovranno “entrare” nel capitale delle Zebre, se ciò non avverrà la franchigia bianconera potrebbe lasciare Parma.
Solo dieci giorni scarsi quindi per concretizzare un impegno che finora è stato cercato, auspicato, più o meno promesso, ma mai avvenuto negli ultimi tre anni.
Un termine che come abbiamo già detto nelle scorse settimane assomiglia a un aut-aut, un ultimatum perché è stato annunciato solo il 21 di febbraio scorso. Tre settimane di tempo e un impegno economico di una cifra non esattamente quantificabile ma stimabile attorno ai tre milioni di euro annuali: 300mila euro per coprire il 100% del capitale Social della franchigia e il restante per garantire il normale svolgimento della stagione e che andrà a sommarsi ai 4 milioni di euro che la FIR verserà nelle casse bianconere così come già avviene per il Benetton Treviso. A oggi infatti i costi delle Zebre sono coperti interamente dalla federazione che chiede l’ingresso di privati per sostenere il peso economico.
Cosa sta succedendo? Come abbiamo già scritto una cordata di imprenditori parmigiani sta lavorando da tempo per entrare nel capitale bianconero, l’ultimatum ha accelerato il tutto ma a quanto risulta a OnRugby è difficile che ci siano novità prima della prossima settimana. Ovvero solo qualche giorno prima della scadenza imposta della FIR. Probabile che il piano vada a buon fine ma certezze non ce ne possono essere fino alle firme sui documenti.
E se invece la cordata parmigiana dovesse non farcela o ritirarsi? Il panorama si fa se possibile ancora meno sicuro. In quel caso dopo il 14 marzo si provvederà alla pubblicazione di un bando e i tempi stretti voluti dalla FIR sembra presupporre l’esistenza di una sorta di “piano B” già ben delineato ma che rimane al momento ben chiuso in qualche cassetto. Sempre ammesso e non concesso che esista. Se invece non ci fosse saremmo di fronte a un bel problema, da risolvere oltretutto in pochissime settimane.
Dove portare le Zebre? Roma è la destinazione più probabile ma come già detto anche qui le difficoltà logistiche/economiche non mancano. Ieri vi abbiamo raccontato di una operazione in corso anche nella capitale per rimettere in piedi i Pretoriani, ma le informazioni finora disponibili sono davvero vaghe. E se pure dovessero concretizzarsi, cosa per nulla sicura a oggi, rimangono comunque i dubbi sul fatto che il Tre Fontane possa essere messo a norma entro settembre secondo i criteri richiesti dal board celtico. Non si può perciò escludere a priori nemmeno una qualche soluzione temporanea: le Zebre potrebbero pure rimanere a Parma fino a quando le strutture a Roma non fossero pronte.
Continua a circolare – a livello di pura indiscrezione – anche l’opzione Calvisano, ma va ricordato che il presidente Alfredo Gavazzi l’ha fortemente smentita nello stesso Consiglio Federale di fine febbraio e che la cosa sarebbe come benzina gettata sul fuoco delle polemiche mai sopite sul conflitto d’interessi. Però rimane oggettivamente una ipotesi plausibile, magari come soluzione-ponte.
Ultima cosa: se le Zebre se ne andassero da Parma cosa fare della Cittadella? E’ una struttura moderna e funzionale, nuovissima. Non utilizzarla sarebbe un vero delitto. La speranza in quel caso è che diventi una sorta di Coverciano del rugby italiano e che faccia da sede per le nazionali. Lanciamo una provocazione: perché non sede della stessa FIR?
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