Prima le parole di Steve Hansen, poi ci si mette l’Irish Independent: qualche domanda su come sta il rugby
Difese aggressive, troppo aggressive. Attacchi che vengono letteralmente asfissiati da questa aggressività e da fisici sempre più importanti in termini di centimetri e di chili. Si fanno poche mete. E il gioco diventa sempre più noioso, soprattutto per gli spettatori e i tifosi (e quindi meno appetibile per gli sponsor).
L’intervista che il ct degli All Blacks Steve Hansen ha rilasciato a WalesOnLine circa una decina di giorni fa la riassiumiamo così, in maniera decisamente sbrigativa e speriamo ci possiate perdonare per questo. Però se avessimo voluto tradurla in un tweet o poco più questo ci sembrava uno tra i più corretti.
Poi, mercoledì, l’Irish Independent ha pubblicato un articolo che inizia così: “Boring has probably been the word of the 2015 Six Nations Championship. Many of the matches have been boring. Ireland are boring. Wales are boring. Much of the commentary about the boring matches has been quite boring, too”. Non crediamo serva una traduzione, nel caso – anche qui in maniera molto spiccia – basterebbe una semplice frase: il Sei Nazioni che stiamo vivendo è noioso.
Ora, Steve Hansen probabilmente ha sottolineato una tendenza effettivamente in atto da tempo nel rugby (ne ha parlato anche Vittorio Munari nell’ultimo Tinello), mentre nel caso del giornalista del quotidiano irlandese (si tratta di David Kelly) siamo di fronte a una provocazione. O forse no.
Perché di partite davvero di altissimo livello finora ne abbiamo viste forse un paio – Galles-Inghilterra e Irlanda-Inghilterra – e non è che due gare su nove siano una percentuale altissima. Anzi.
Ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno va detto che le gare davvero brutte sono state altrettante e che quindi tutto sommato siamo in media, e magari una media che guarda verso l’alto. E poi quali sono i criteri per definire bella o brutta una partita? Il numero delle mete in sé non ci pare un aspetto così determinante, anche se probabilmente è il più evidente. Troppe mete, direbbe qualcuno, significano difese scarse. E non è una opinione così sbagliata. E non si può certo dire che le battaglie in mischia non siano spettacolari.
Quindi? Quindi non se ne esce, ognuno ha la sua opinione e i suoi parametri per definire il bello e il brutto del rugby. Giustamente. Però il problema rimane: dove sta andando il rugby? Sono necessari correttivi? E se sì, quali?
Domande a cui non è facile rispondere e a cui va aggiunto un aspetto che né Hansen né Kelly hanno preso in considerazione, ma che potrebbe avere una sua importanza: ovvero che questo è un Sei Nazioni che precede un Mondiale, una edizione sempre un po’ particolare. Ma forse a farcelo dire è la nostra sfrenata passione per questo torneo che ci mette le proverbiali fette di salame sugli occhi?
Voi cosa ne pensate?
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