De Rossi, il Sei Nazioni e il rugby-spaghetti: “basta con le figuracce”

Il team manger delle Zebre in una intervista non risparmia critiche e suggerimenti alla nazionale azzurra e al suo staff

ph. Luca Sighinolfi

ph. Luca Sighinolfi

“Abbiamo fatto un torneo scadente, insufficiente sotto molti punti di vista. La squadra ha giocato bene solo in pochi sprazzi, vedi il primo tempo con il Galles o la gara contro la Scozia. Avere evitato il cucchiaio di legno è un dato statistico confortante che però non modifica il giudizio negativo”. Quello di Andrea De Rossi è un nome importante del rugby italiano: 34 caps azzurri, ex coach di Cavalieri Prato e Rovigo, ora tean manager delle Zebre e da buon livornese non le manda a dire. In una lunga intervista sulle pagine de Il Tirreno dice la sua sul recente Sei Nazioni dell’Italia: “Succede che siamo in questa manifestazione dal 2000 e all’inizio era un sogno, in cui tutto ci poteva stare, sconfitte e bastonate comprese. Ma ora, dopo quindici anni, il movimento, la Fir, i tifosi e i media si aspettano dei risultati. Il credito non sarà infinito (…) Ci chiamano i soliti italiani, spaghetti e mandolino. E purtroppo…”.

 

Problemi di preparazione fisica? Non secondo De Rossi: “poteva essere in parte ai miei tempi, ci si allenava da semiprofessionisti e in Nazionale si spiegavano le sconfitte col fatto che ad alti livelli non si teneva per 80 minuti. Ma ora questo non vale più, chi veste l’azzurro è un professionista a tutti gli effetti. A livello fisico non vedo grandi cali, piuttosto pesa molto l’aspetto mentale”.
Poi passa a Brunel, che deve rimanere fino ai Mondiali per il team manager bianconero che però non risparmia critiche: “Non si tratta di cercare un colpevole, ma che un coach possa dare o no le motivazioni giuste. Sapere che Brunel è già destinato ad andarsene entro un anno non è positivo, questo problema di comunicazione andava gestito meglio (…) Quanto alla sua gestione delle partite in questo Sei Nazioni faccio solo un esempio: far uscire il capitano contro il Galles quando sei ancora in partita è un messaggio sbagliato; io lo avrei fatto morire in campo…”. Infine il Mondiale: “Possiamo perdere perché affronteremo squadre toste, però dobbiamo provarci; non è ammissibile giocare un tempo e poi beccare 50 punti senza reagire. In poche parole, non possiamo più permetterci figuracce”.

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