Un libro che racconta come nessun altro cosa vuol dire essere un All Black, come diventarlo e come rimanere tali
A settembre del 2015 gli All Blacks, la nazionale neozelandese di rugby, debutterà in Inghilterra come detentrice della Webb Ellis Cup, il torneo iridato organizzato da World Rugby. Circa la metà degli attuali All Blacks ha vinto tutto o quasi tutto, dal Super Rugby alla Bledisloe Cup, dal Rugby Championship alla Coppa del Mondo. Eppure questi giocatori hanno ancora oggi le motiviazioni necessarie per continuare a giocare e mantenere la felce argentata sul tetto del mondo.
Tom Johnson ci propone un libro che ci accompagna in un viaggio nella memoria storica della maglia più nera al mondo, raccontata superbamente da ex capitani ed allenatori che hanno guidato questa nazionale nell’olimpo della leggenda sportiva internazionale. In realtà il libro va ben oltre. E’ un intrigante discendere nella mentalità dei neozelandesi campioni di rugby, giocatori che hanno dato tutto per l’onore di un simbolo che rappresenta una nazione ed il suo popolo più di ogni altro paese al mondo. Questo non è un semplice libro ma un documento vivo che scardina le nozioni di cosa fa una squadra non solo vincente, ma superiore alle altre in ogni sua forma e rappresentazione.
Il volume nasce per rispondere alla domanda: perché gli All Blacks continuano a vincere? E per farlo l’autore articola il libro in quattro sezioni principali: Un’eredità vincente, Vincere la Coppa del Mondo, Vincere la Coppa del Mondo due volte ed infine Uno studio sulla vittoria. All’interno di ogni sezione ci sono quattro inteviste (a parte nell’ultimo capitolo dove si tirano le somme della ricerca effettuatua). Ogni intervista risponde più o meno alle stesse domande. Ed è cosi che si percorre con gli intervistati un cammino nella evoluzione della squadra vivisezionata non da punto di vista tecnico o tattico. Ma politico, economico, socio-culturale e tecnologico (per chi sa di business stiamo parlando dei quattro elementi dell’analisi Pestel in questo caso PEST).
Ed è così che veniamo a conoscenza di come i giocatori degli anni sessanta come Sir DJ Graham interpretavano l’haka rispetto a Buck Shelford. O come Andy Dalton trattava il capitolo alcol e “back of the bus” rispetto a Colin Meads.
Nonostante questa chiara suddivisione di sezioni e capitoli, noi abbiamo un’opinione diversa e preferiamo dividerlo in due parti: la prima è il racconto personale, esposizione di idee, condivisioni del vissuto All Blacks da parte di mostri sacri che hanno dato vita alla maglia nell’era amatoriale. La seconda è la trasformazione del rugby nell’era professionale che parte con i racconti della gestione della compagine nera sotto Laurie Mains, Sir Graham Henry e Wayne Smith fino alla disamina della cultura ed attitudine degli All Blacks da parte di professori universitari attraverso resoconti accademici con tanto di numeri che rafforzano il concetto All Blacks associato a “vincere” come eredità ottenuta ed eredità lasciata.
Ne esce fuori un documento preziosissimo in cui in punta di piedi si può entrare nel mondo All Albcks come mai fatto prima. Non si tratta di vedere i giocatori negli spogliatoti o in camera d’albergo o nei momenti di tempo libero, ma si prende coscienza del lavoro che viene fatto da parte di una classe dirigenziale di livello mondiale ma altrettanto umile da chiedere, imparare e cambiare. E allo stesso tempo informata e preparata per spingere i migliori oltre la barriera dell’essere i migliori.
Si imparano i meccanismi del Dual Management, cioé della squadra che viene gestita in ugual misura dallo staff tecnico e dai giocatori. Si scopre che gli All Blacks sono la prima squadra nazionale ad adottare la Collective Leadership che permette di identificare un numero di giocatori basato su esperienza e longevità che sarà parte integrante delle tre combinazioni di leadership che costituiscono la spina dorsale delle decisioni prese dalla squadra.
L’introduzione delle tecniche di Athlete’s Empowering nei processi decisionali che vengono studiate e sviluppate dalla squadra con l’aiuto del Mental Skills Coach Gilbert Enoka in forza con gli All Blacks dal 2000. Si prende coscienza che la forza della squadra più forte al mondo viene dal di dentro. Dalla forza dei giocatori stessi nel credere nel progetto All Blacks, nel capire l’importanza di simboli come l’haka, la felce d’argento, la maglia nera. I giocatori decidono quali siano le direzioni che gli All Blacks devono scegliere, ma non si parla mai dell’individuo quanto del collettivo, dell’integrazione del nuovo con il vecchio, di culture e religioni diverse, di agire per il bene della squadra. Sempre e comunque.
E soprattutto il dedicarsi allo studio della storia degli All Blacks e sposare la causa vincente come valore massimo della squadra.
Ci dispiace dirlo, ma questo non è un libro per tutti. Questo deve essere un manuale per allenatori, dirigenti e giocatori che hanno voglia di trascrivere degli spunti per migliorare, per trovare le motivazioni e le ragioni della parola vincere nella parola pianificazione. Ne esce un quadro che va ben oltre l’immaginario collettivo di squadra vincente. Perché questi All Blacks sono la vera punta di diamante dell’altissimo livello nel rugby elite mondiale.
“Legends in Black – New Zealand Rugby Greats on Why We Win” di Tom Johnson si può comprare online a questi link:
di Melita Martorana
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.