Il capitano azzurro parla per la prima volta dopo il Sei Nazioni. E chiede una Eccellenza di più alto livello
L’infortunio che lo ha bloccato nelle ultime settimane, compreso l’ultimo impegno del Sei Nazioni con la nazionale azzurra contro il Galles, è ormai alle spalle e probabilmente Sergio Parisse farà parte del gruppo dello Stade Francais che il prossimo fine settimana andrà a La Rochelle. A dirlo è lo stesso capitano del club parigino e dell’Italia in una lunga intervista concessa a Midi Olympique, dove ha toccato vari argomenti a partire dalle sconfitte con Francia e Galles proprio nell’ultimo Sei Nazioni: “Con la Francia abbiamo giocato il peggior match degli ultimi 15 anni – dice il terza linea – il peggiore da quando l’Italia è entrata a far parte del Sei Nazioni. Che vergogna... a Roma il pallone era difficilmente controllabile ma nessuno di noi ha giocato al suo reale livello. I Bleus hanno preso il largo e noi li abbiamo lasciati fare. Non abbiamo mai reagito. Una vera catastrofe”.
Poi il ko con il Galles: “Brunel ha parlato di umiliazione, ha ragione. Jacques ha avuto anche parole più forti dopo il match“.
Il capitano azzurro ritiene comunque che il livello dei giocatori italiani si è alzato dopo l’ingresso nel Pro12, almeno per quelli del gruppo azzurro: “Sì, lo credo sinceramente. In questi ultimi anni abbiamo conosciuto dei risultati incoraggianti, ci è mancata la continuità. A lungo termine va però sviluppato un campionato italiano di buon livello per aumentare il numero di giocatori selezionabili. Non voglio mentire, oggi l’Eccellenza è di un livello mediocre”.
E a questo punto è Parisse che fa una domanda all’intervistatore, chiedendogli quanti giocatori ha utilizzato il ct francese Philippe Saint-André in questi ultimi anni. La risposta del giornalista è 83. Il capitano non ha dubbi: “Ecco, hai detto tutto. Brunel non ne aveva che 30 a disposizione. La base del nostro rugby deve essere rinforzata ma questa è una decisione politica, non posso essere io a farla”.
Dopo un accenno al suo amico Martin Castrogiovanni (“Castro contro il Galles ha disputato un’ottima partita, non capisco perché giochi così poco a Tolone ma sono scelte che riguardano il suo staff tecnico”) affronta il discorso sul suo futuro con il giornalista che gli chiede se chiuderà la carriera allo Stade Francais, visto che è a Parigi dal 2005: “Non lo so. Io sono un tipo fedele, non ho conosciuto che due club in vita mia: Parigi e Treviso. Ho un contratto fino a giugno 2016, vedremo”.
La chiusura è sul Mondiale di settembre: “La Francia può disputare un bel Mondiale, dire il contrario sarebbe disconoscere la storia. Nel 2011 i rapporti tra giocatori e staff non erano buoni ma un Mondiale è una faccenda di uomini. Se i giocatori prendono in mano il loro destino possono realizzare grandi cose. Perché l’ultima parola è loro, sempre”.
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