Rugby e soldi: Zebre, un caso che non si riesce a chiudere del tutto

La FIR ha nuovamente fissato una data entro la quale mettere la parola “fine” a una vicenda con tanti penultimatum

ph. Luca Sighinolfi

ph. Luca Sighinolfi

Comunicato FIR del 21 febbraio:
Il Presidente federale ha ribadito il desiderio della FIR di voler mantenere la sede delle Zebre a Parma. Al tempo stesso, il Presidente ed il Consiglio hanno ravvisato la necessità – come peraltro già previsto sin dal momento della fondazione della Franchigia – di identificare dei soggetti terzi intenzionati a rilevare il 100% di capitale sociale di Zebre Rugby Srl a partire dall’1 luglio 2015.
Qualora, entro il prossimo Consiglio Federale fissato per sabato 14 marzo a Roma, non pervengano da esponenti del territorio parmigiano manifestazioni d’interesse in tal senso, il Consiglio ha deliberato di predisporre un bando pubblico per l’assegnazione della licenza di partecipazione al PRO12.

 

Comunicato FIR del 14 marzo:
Il Consiglio Federale FIR riunito oggi a Roma ha approvato il bilancio preventivo 2015. Il Consiglio ha inoltre preso atto con soddisfazione della volontà del territorio parmense di rilevare il capitale sociale di Zebre Rugby srl al fine  di mantenere la franchigia a Parma.
La manifestazione di interesse sarà formalizzata entro la settimana prossima e l’importo del capitale sociale depositato entro il 3 aprile p.v. mentre il nuovo assetto societario gestirà la franchigia a decorrere dal 1° luglio.

 

Comunicato FIR del 18 aprile:
Il Consiglio Federale ha raggiunto un accordo per l’acquisizione del capitale sociale di Zebre Rugby da parte di un’aggregazione locale di soggetti riferibili al territorio della Città di Parma.
Il preliminare di acquisizione dovrà essere firmato, ed il capitale depositato, entro e non oltre il 28 aprile 2015. Se non dovessero verificarsi le condizioni di cui sopra, la FIR emanerà, in data 29 aprile, il bando per la cessione di Zebre Rugby approvato oggi dal Consiglio.

 

In Italia, un penultimatum non si nega a nessuno. Non è questione di avere occhi di riguardo, o non solo di quello. E’ proprio una questione culturale che prescinde dal rugby e che vale per tutti gli ambienti e le stagioni. Le decisioni nette e chiare sono cosa che non sembra appartenerci, o quantomeno ci si arriva dopo giri molto tortuosi o quando proprio non è più possibile fare altrimenti. Generalmente quando però è tardi e molta acqua è passata sotto i ponti.
Tornando all’Ovalia di casa nostra la “questione Zebre” era esplosa a fine febbraio, risolta a metà marzo e sistemata ad aprile. Domanda: è chiusa in maniera definitiva? No, perché “se non dovessero verificarsi le condizioni di cui sopra, la FIR emanerà, in data 29 aprile, il bando per la cessione di Zebre Rugby approvato oggi dal Consiglio”. Quindi la porta non è stata ancora sigillata in maniera definitiva e il parlamentino federale ha già provveduto a stilare il testo per un eventuale bando che dovrebbe/potrebbe rimanere nel cassetto. O forse no.

 

Le Zebre rimarranno a Parma alla fine? Probabilmente sì. Vedremo, ne parleremo di sicuro ancora nelle prossime settimane. Oggi quello che ci preme sottolineare è la difficoltà del nostro movimento rugbistico a richiamare sponsor e finanziatori e di tenerseli poi per periodi medi e soprattutto lunghi. La vicenda Zebre è emblematica in questo: il presidente federale Gavazzi, appena eletto (settembre 2012) aveva detto che entro luglio 2014 la franchigia bianconera sarebbe diventata privata. La cosa non è mai avvenuta e a oggi l’intero peso economico della struttura ricade sulla FIR. Sono tre anni ormai che si chiede al territorio di Parma di farsi carico di buona parte di quel peso ma finora non è mai successo nulla e ora si parla del solo capitale sociale, 300mila euro circa. Il costo annuale della franchigia? Dai 6 agli 8 milioni a seconda delle fonti, che il bilancio di squadra e federazione in merito non dice nulla in maniera chiara.

 

La domanda alla fine è: la cordata che sta trattando con la FIR metterà qualcosa in più oltre a quei 300mila euro? E se sì (sottolineando quel “se”), quanto potrà versare? Lo sappiamo, è vil pecunia, ma di quello si sta parlando. Versare il capitale sociale equivale a privatizzare finalmente le Zebre? No, è solo il primo passo di un sentiero che oggi sembra davvero lungo.
Ma alla fine questa è la fotografia del nostro movimento: se togliamo quelli legati alla nazionale quanti sono gli imprenditori e quante le aziende che sostengono il rugby italiano con cifre ad almeno 6 zeri per ogni stagione? Uno, a Treviso. Non ci sono grandi colpe di questa situazione, la crisi economica che colpisce ormai da anni il nostro paese certo non aiuta e i “perché” sono molti, ma una cosa è certa: bisogna invertire il trend e bisogna farlo in fretta.

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