Irlanda, si allarga il dibattito sulla gestione dei nazionali

Il coach di Leinster O’Connor torna a criticare la IRFU, che risponde con il direttore esecutivo

ph. Craig Brough/Action Images

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DUBLINO Matt O’Connor torna per la seconda volta in poche settimane a criticare la gestione dei giocatori nazionali da parte della IRFU: “Ho avuto i migliori della squadra solo per il 30% della stagione e la classifica del Pro12 riflette questo dato – ha dichiarato l’allenatore – Con i migliori a disposizione Leinster è una delle migliori squadre in Europa e domenica lo abbiamo dimostrato. Sono stato onesto nel riferirlo alla federazione”.
Terminata l’avventura in Champions Cup, il Leinster guarda alle rimanenti partite di Pro 12, che da quando esiste non ha mai visto i boys in blue fuori dai playoff: ovvio che da queste parti se ne parli. Oltretutto Leinster rischia di essere inserita in terza o addirittura quarta fascia nel sorteggio della prossima Champions con il rischio di trovarsi in un girone di ferro. Le fasce infatti vengono fatte solo in base al risultato nel proprio campionato, Leinster non avrà vantaggi dall’aver raggiunto la semifinale.

 

O’Connor fa l’esempio di Rob Kearney, che ha giocato sette delle 19 partite di Pro12 di Leinster, oltre a 6 di Champions (su un totale di otto) e a sette in nazionale (su nove). Il rapporto fra le sue presenze e i risultati è chiaro. Munster in questo senso non è messa molto meglio: il capitano Peter O’Mahony ha sei presenze in Pro 12.
Lo stesso estremo ammette che “è dura anche per noi essere pronti fisicamente e dover stare a guardare una partita della propria squadra. Tuttavia questo accade in base a un programma preciso, che porta dei benefici ai risultati della nazionale. Noi giocatori sappiamo che c’è un dibattito in corso, quindi forse è giusto lasciare decidere chi ha il compito di farlo”.
Pressato dai giornalisti irlandesi, Kearney ha detto: “Penso che possano essere fatti alcuni cambiamenti . Per quanto ne so l’IRFU non è troppo contenta di come è la situazione in questo momento, quindi voglio pensare che ci saranno alcune modifiche”.

 

Il pensiero di tutti va alla prossima stagione, quando più o meno 15 giocatori di Leinster saranno in nazionale per due mesi in autunno: “Già, e poi c’è di nuovo il Sei Nazioni a febbraio e marzo” ricorda Kearney, come a invitare a trovare una soluzione adesso.
Sull’argomento è intervenuto anche Sean O’Brien, uno che appena ha potuto mettere piede in campo dopo un anno e mezzo di infortunio ha cambiato faccia sia all’Irlanda che alla sua squadra. Il terza linea indica una possibile soluzione: “Ho sempre detto che vorrei giocare tre o quattro partite consecutive e poi avere un fine settimana di riposo. Credo che il punto sia garantire che un certo numero di leader siano in campo a ogni partita, è questo che è mancato quest’anno”.
E la federazione cosa dice? Il direttore esecutivo Philippe Browne: “Ci fosse una soluzione semplice sarebbe già stata trovata. L’uomo che lavora insieme agli allenatori delle quattro franchigie è David Nucifora, lui sta cercando il giusto equilibrio”. Subito dopo però non nasconde la realtà: “Bisogna ammettere che la nazionale è in cima al sistema, non possiamo permetterci di fallire a quel livello perché la maggior parte del denaro arriva da lì”. Più chiaro di così.

di Damiano Vezzosi

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