Una intervista a Stefano Bettarello (e Paul Griffen) riaccende la luce su uno dei nostri problemi più importanti
“Tommaso Allan ha qualità. Sbaglierà, perché l’errore fa parte del gioco e anche Carter sbaglia. Ma può diventare il 10 che cerchiamo da anni”. Così il 29 gennaio 2014 Stefano Bettarello parlava della giovane apertura del Perpignan. Due Sei Nazioni e quasi due stagioni di test-match dopo il bilancio è quello che conosciamo: solo due vittorie, tante sconfitte e l’annoso problema del numero 10 sempre lì in bella vista, stavolta aggravato da una percentuale di calci piazzati realizzati che è crollata nell’ultimo torneo a livelli davvero preoccupanti. Più del solito.
Stefano Bettarello è uno che non ha bisogno di presentazioni e All Rugby lo ha interpellato per affrontare il problema-calci nell’ultimo numero del mensile in edicola. E il primo Barbarians azzurro ha confermato la sua opinione sul giovane Allan: “E’ lui il futuro, ma rischiamo di perderlo e sarebbe una figuraccia dopo averlo strappato alla Scozia. E’ giovane, non lo si può mettere ogni volta sotto esame, ma d’altra parte ha 22 anni e un rugbista può migliorare fino ai 22-23 anni, dopo si deve adattare. Ha ancora possibilità di essere recuperato, ma solo se seguito da qualcuno che sa il fatto suo”.
Un problema, quello della mancanza di un calciatore affidabile e regolare, per il quale molti chiedono appunto l’inserimento di un tecnico ad hoc anche nello staff azzurro, visto che quando ne avevamo uno (Philippe Doussy, un signor allenatore) è riuscito a dare regolarità e buone percentuali anche a un giocatore come Mirco Bergamasco che non nasce con quel tipo di caratteristica. Bravo Mirco a impegnarsi con costanza su quel lato ma bravo soprattutto Doussy, uno che quando è stato messo da parte dalla FIR è andato agli Stormers, poi a Edimburgo e quindi dalla prossima estate a Grenoble.
Un tecnico serve e lo ha detto anche il presidente federale Alfredo Gavazzi all’incontro con la stampa di inizio aprile: “Dobbiamo prendere una persona specifica per i calci che segua la squadra azzurra già nella preparazione del torneo iridato, deve aggregarsi alla squadra a giugno. Secondo me è indispensabile. Non ne ho ancora parlato con Brunel che farà le sue valutazioni, ma ci serve”. Così il 9 aprile. Gavazzi e Brunel si dovevano incontrare la settimana seguente ma non si sa se da quel vertice è uscita una decisione o meno in merito a questa tematica.
Va registrato che il ct già nell’immediato dopo-partita con la Francia dell’ultimo Sei Nazioni, ha detto chiaro e tondo che a suo parere un tecnico dei calci non serve: “Prendere un coach che segua i calci piazzati? Non serve, lo facciamo già con Philippe Berot alle Zebre, dove ci sono Orquera e Haimona perché a Treviso non c’è un calciatore per la nazionale. Allan è seguito a Perpignan da un tecnico che ha lavorato anche con Trinh-Duc”.
Presto, speriamo, conosceremo le decisioni prese. E Bettarello, nel corso della stessa intervista avanza la sua candidatura: “Per uno come me, ma anche per Dominguez o per Pilat, non sarebbe difficile far progredire sensibilmente chi deve calciare. Non si tratta di una questione di tecnica: quella è data per scontata a un certo livello e la meccanica si può sempre migliorare. Parlo del lato mentale. Ci vuole qualcuno che abbia alle spalle un vissuto, che sappia come si affronta una prestazione. (…) Ma non mi è stata mai data neppure una chance, quindi me ne rimango al mio posto”.
Da segnalare anche l’opinione di Paul Griffen sulle prestazioni di Kelly Haimona: “Piazzare a Twickenham o a Murrayfield – dice l’ex numero 9 a All Rugby – non è la stesso che a Calvisano o a Piacenza, ma in fondo dover mettere dentro la punizione decisiva a Rovigo non è tanto diverso. Però è vero che Kelly è uno che può scoraggiarsi. (…) Calciare in fondo è come fare la convergenza alla macchina: hai dieci passaggi, se ne salti due rischi di compromettere tutto il processo”.
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