Dibattito aperto al di là della Manica dopo una serie di dati diffusi da una istituzione sanitaria pubblica
Approfittando dell’imminente Rugby World Cup in arrivo il governo inglese ha recentemente effettuato un po’ di propaganda per spingere i bambini a tornare in maniera più massiccia a fare sport, focalizzando il suo target sul rugby.
Dalla sanità pubblica locale, ed in particolare dalla Queen Mary University of London, arriva però un monito di attenzione proprio nei confronti della palla ovale. Lo studio portato avanti dal professor Allyson Pollock – come riporta bbc.com – rivelerebbe infatti la pericolosità di uno sport di contatto così accentuato, anche se la RFU ha “controbattutto” facendo sapere che in ogni campo ed in ogni struttura rugbistica a qualsiasi livello vi sono apparecchiature mediche adeguate per sostenere qualsiasi tipo di trauma e permettere ai ragazzi di proseguire la loro attività sportiva.
Ma la questione spaventa e non poco, anche perchè Pollock stesso porta alla luce alcuni dati: “In ogni stagione che completano, i bambini hanno il 10% di possibilità di riportare lesioni gravi. La percentuale aumenta notevolmente però, se andiamo a parlare di determinate fasi di gioco come la mischia o i placcaggi in velocità. Le concussion, fra i professionisti, sono all’ordine del giorno purtroppo. La sicurezza deve essere la prima cosa, accompagnata da una raccolta dati idonea all’incidenza del fenomeno”.
La Federazione fa sapere comunque di fornire il massimo del suo apporto sulla questione: “In questi anni il tema della sicurezza, soprattutto quando si parla di giovani, è stato affrontato con piena serietà. L’approccio al gioco è graduale e chiunque accompagni i ragazzi in campo, che siano arbitri, allenatori o massaggiatori, viene formato sulle questioni relative alla prevenzione ed al primo soccorso. Portare il rugby nelle scuole è un privilegio. Insegnarlo, con tutti i suoi valori, una missione”.
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