Guinness Pro12, debiti FIR e tasse d’ingresso che ancora esistono

La stampa inglese ha riportato alla ribalta una questione che è ormai in fase di stallo da circa un anno

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Lasciamo da parte la questione della trattativa su un ipotetico ingresso nel Pro12 di London Welsh e London Scottish, che è cosa del tutto futuribile. Il punto per noi italiani oggi è un altro, ovvero oltre un milione di sterline di debito che Zebre e Benetton Treviso avrebbero accumulato nei confronti del board celtico. A raccontarlo, ieri, The Rugby Paper.
Intanto una puntualizzazione: il debito non è da ascrivere alle due società ma alla FIR. Secondo: il problema di quel debito c’è ed è effettivamente sul tavolo di chi gestisce la Guinness Pro12. Conferme in tal senso sono arrivate a OnRugby da fonti attendibili. Il magazine inglese ha quindi sbagliato nell’indicare il nome del debitore, ma la notizia c’è.
Oltre un milione di sterline, ovvero 1,4 milioni di euro. Guardacaso, più o meno, l’ammontare della rata annuale della tassa d’iscrizione al torneo celtico. Perché a differenza della vulgata ormai diffusa quella tassa non è stata affatto abolita, ma messa in “congelatore”. Solo che – evidentemente – qualcuno Oltremanica ha tutta l’intenzione di scongelarla e di avere quei soldi.
Ma qual è davvero la situazione? Eccola, spiegata in pochi semplicissimi punti.

 

1) L’Italia è entrata nell’allora Celtic League con l’obbligo di pagare una vera e propria tassa d’iscrizione da 3 milioni di euro annui. Un salasso.
2) Alfredo Gavazzi e la FIR vorrebbero abolirla, tanto più che ora l’Italia è socio paritario nel consesso celtico
3) La FIR finora ha ottenuto una forte riduzione della cifra da versare ogni anno, passata dai 3 milioni iniziali a 1,2 milioni circa. Ovvero circa 5 milioni a quadriennio
4) La FIR, dietro richiesta dei suoi vertici, ha ottenuto anche una sospensiva del pagamento
5) Perché questa sospensiva? In questo modo Gavazzi ha preso tempo per trattare su due tavoli. Il primo è quello del board celtico stesso: se siamo soci alla pari perché pagare? E il ragionamento non fa una grinza. Secondo: la FIR ha chiesto a World Rugby contributi straordinari per 2,4 milioni di euro “per lo sviluppo del rugby” e spera di poterli utilizzare per abbassare ulteriormente la cifra da versare di tasca propria al Pro12. In pratica ha chiesto all’ex IRB i soldi da mettere sul tavolo celtico. Problema: le unions dell’emisfero sud e quelle del Pacifico in particolare avversano fortemente questo contributo. Dare soldi “per lo sviluppo del rugby” a un paese del Sei Nazioni che già riceve rischissimi finanziamenti per loro non ha senso. E anche qui il ragionamento delle federazioni del sud del mondo non fa una grinza.
6) La situazione è in questa fase di stallo da ormai un anno ed evidentemente il tempo sta per scadere. Non sappiamo se esiste davvero una sorta di ultimatum per fine maggio, ma si vuole concludere la faccenda in un modo o nell’altro
7) La tassa NON è abolita

 

Questa la fotografia della situazione. Quei 5 milioni di euro che il board celtico pretende sono un problema, soprattutto in un momento in cui le finanze federali non sono proprio floride. Vero che l’ultimo Consiglio Federale FIR ha approvato il bilancio consuntivo per il 2014 che torna in positivo dopo la virata in rosso di un anno fa, ma è altrettanto vero che pare si tratti di un disavanzo positivo di qualche decina di migliaia di euro. Avere il segno più è sicuramente meglio che avere quello meno, ma il quadro generale dei conti è rimasto sostanzialmente lo stesso.
E lo scorso 9 aprile, durante l’incontro con la stampa a Milano il presidente Gavazzi a precisa domanda di OnRugby proprio sulla tassa celtiche si è limitato a pochissime parole, che però sono inequivocabili: “siamo in grossa e difficile discussione”.

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