Filippo Frati e Joe Mc Donnell alla guida di un’iniziativa che mette al centro i giovani rossoblu e intorno le società satellite
Non c’è solo l’importante semifinale di ritorno contro le Fiamme Oro nel finale di stagione della Rugby Rovigo dopo il 33 a 31 conquistato a Roma una settimana fa. La società rossoblu si dimostra ancora una volta tra le più attive anche fuori dal campo, e la conferma arriva da un comunicato stampa che informa di un’importante ed ulteriore evoluzione del Progetto Polesine. Lanciato nel luglio 2014 da Rovigo, Monti, Amatori e Junior Badia e Villadose, il progetto aveva lo scopo di istituire nel territorio polesano una vera e propria franchigia territoriale, in cui fosse possibile un’unione di intenti e vedute “in ambito tecnico-economico […] con l’interscambiabilità dei giocatori durante i rispettivi campionati” e in definitiva per ottenere ” uno sviluppo coordinato e un sempre più saldo legame tra le realtà ovali polesane”. Ora, è arrivato un passo successivo. Ed è di quelli importanti.
Come si legge, la società “ha deciso di completare le attività da tempo svolte in accordo con la Monti Rugby Rovigo Junior, fondamentali alla corretta maturazione dei propri giovani tesserati, con l’istituzione di una o più squadre cadette che raccolgano tutti i giocatori usciti dal vivaio rodigino, al fine di farli partecipare ai campionati di categoria“. Le cose devono essersi mosse negli ultimi due mesi, se ad inizio marzo uno dei responsabili del Progetto Polesine, Luigi Costato, dichiarava a Rovigo Oggi: “Qui in Polesine, ma credo accada anche altrove, c’è anche il problema dei ragazzi che dopo l’Under 18 hanno come sbocco la serie A o le categorie inferiori che comportano complicazioni “logistiche” per chi magari studia o lavora. Non è facile, infatti, fare i conti con spostamenti, impegni e orari che non coincidono. Succede così che più di qualcuno abbandoni il rugby”. Ora le cose cambieranno. Gli atleti che usciranno dalle giovanili dei Bersaglieri continueranno ad allenarsi insieme nelle strutture di Rovigo, per poi andare a giocare per le varie società collegate al progetto. Per esempio, un atleta con del potenziale ma ancora acerbo a Badia, uno invece sportivamente meno appetibile a Villadose, e così via. L’obiettivo è quello di veder crescere i propri giovani nelle società satelliti, con l’intento, dichiarato, di raggiungere la prima squadra della franchigia, ovvero Rovigo. Ma c’è di più. Responsabile generale dell’intero progetto è Filippo Frati, allenatore di Rovigo, mentre i cadetti saranno allenati da Joe McDonnell, nello staff rossoblu come allenatore della mischia e video analyst. Insomma, un nome e un cognome di peso ma soprattutto concreti e reali.
L’impegno, informa la società, è di quelli importanti sia dal punto di vista temporale (tre anni) che dal punto di vista economico, con rimborsi spese per i ragazzi coinvolti. Il modello è una una vera e propria franchigia come in Italia poche ne esistono, salvo alcune eccezioni che in passato abbiamo raccontato come quello del Romagna. Certo è che proporlo nella città forse più rugbistica d’Italia ha un peso decisamente maggiore sia a livello tecnico che mediatico. Ora si tratta di vedere se il progetto funzionerà, e soprattutto se potrà fungere da modello di riferimento per altre zone d’Italia a forte densità di palla ovale.
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