Te Kapa O’Pango, la consacrazione degli All Blacks
“Sempre tutto molto teatrale, ben esposto, anche bello. Fino al punto finale. Se quell’azione fosse stata fatta durante gli 80 minuti successivi, il giocatore o i giocatori, sarebbero stati puniti con un cartellino giallo e retrocessi di 10 metri”
Mick Cleary, the Telegraph, 2005
Il gesto finale a cui si riferisce Mick Cleary è il taglio della gola che caratterizza la Kapa O’Pango, la “seconda” e più recente haka danzata dagli All Blacks prima dei test match. Ma facciamo un passo indietro.
L’anno successivo alla sconfitta in semifinale con i padroni di casa nel mondiale australiano del 2003, lo staff tecnico dei tutti neri venne sostituito. Graham Henry, Wayne Smith e Steven Hansen presero il posto di John Mitchel e Robbie Deans. Prima dell’End of Year Tour 2004 (che portò la squadra a giocare anche al Flaminio di Roma), l’equipe dirigenziale diede il via a una profonda ristrutturazione della squadra: sistemi di gioco, giocatori, ruoli nel team. Questa scelta fu condivisa anche dallo psicologo Gilbert Enoka (tuttora mental skills coach dei tutti neri).
Enoka fece presente che il processo di rinnovamento doveva includere anche alcuni simboli caratterizzanti gli All Blacks e fra questi la felce argentata, la maglia nera e la stessa haka. Infatti, alcuni giocatori dubitavano che la Ka Mate Haka facesse ancora parte della cultura All Blacks, tanto da auspicarne un totale abbandono.
La scelta fu diversa. Invece di eliminarla del tutto lo staff, l’allora capitano Tana Umaga e i giocatori leader intrapresero un percorso all’interno della cultura maori/polinesiana e dei valori fondanti degli All Blacks. Da questo viaggio alla scoperta di se stessi, nacque una nuova haka, la Kapa O’Pango, disegnata, scritta e pensata per gli All Blacks e per la Nuova Zelanda.
Alla stesura della nuova haka fu chiamato a collaborare l’esperto di cultura (tikanga) maori Dereck Lardelli (di origine italiana) della iwi Ngatai Porou. La Kapa O’Pango parla della Nuova Zelanda, della felce argentata, del rapporto tra maori, pakeha e polinesiani e dei guerrieri in nero. Kapa O’Pango infatti si può tradurre proprio come “squadra in nero”.
Dopo circa una anno di preparazione e dopo aver preso confidenza tutti insieme con i nuovi gesti e le nuove parole, gli All Blacks erano pronti a rivelarla la mondo. Per farlo scelsero una delle partite più importanti in una delle arene più prestigiose: è il il 27 Agosto 2005, lo stadio il Carisbrook di Dunedin (chiamato anche “The House of Pain”), il match quello del Tri Nations contro il Sudafrica. Capitan Tana Umaga si appresta a comandare la haka, ma mentre tutti si aspettano di udire quel “Ringia Pakeha” (che apre la Ka Mate), gli All Blacks si inginocchiano ed eseguono la Kapa O’Pango. I neozelandesi impazziscono per la nuova haka, si innamorano nuovamente e follemente dei propri coraggiosi guerrieri, Tana Umaga diventa il leader per eccellenza, il predestinato a grandi gesta come capitano della compagine kiwi. Il resto del mondo, invece, la critica aspramente sostenendo che la Kapa O’Pango offre un ulteriore vantaggio psicologico ai suoi esecutori. Soprattutto punta il dito contro il gesto finale, il taglio della gola, reputato talmente aberrante da suscitare addirittura richieste per bandire la haka da qualunque test match.
Come ben sappiamo, questo non è accaduto: la haka continua a precedere ogni match degli All Blacks. La Kapa O’Pango non ha sostituito la Ka Mate, ma viene eseguita quando la posta in gioco è alta, come per esempio in occasione della finale di Coppa del Mondo del 2011 contro la Francia all’Eden Park. È la haka più preziosa, più sentita, più voluta da chi indossa la maglia degli All Blacks, perché rappresenta la loro vera consacrazione nell’olimpo dello sport mondiale.
kia whakata hoki au i ahau
hi aue, hi
ko aotearoa e ngunguru nei
au! au! aue ha!
ko Kapa O e ngunguru nei
au! au! aue ha!
i ahaha
ka tu te ihiihi
ka tu te wanawana
ki runga i te rangi e tu iho nei, tu iho nei
ponga ra!
Kapa O Pango!
ponga ra!
Kapa O Pango!
aue hi!
Lasciatemi tornare al primo sussulto del mio respiro
Lasciate che la mia forza vitale ritorni alla terra
E’ la Nuova Zelanda che tuona ora
Ed e’ la mia ora!
Ed e’ il mio momento!
La passione si accende
Questo ci definisce come All Blacks
Ed e’ la mia ora!
Ed e’ il mio momento!
L’anticipazione esplode!
Senti la forza
La nostra dominazione sorge
La nostra supremazia emerge
Da porre in alto
La felce d’argento!
All Blacks!
La felce d’argento!
All Blacks!
aue hi!
CURIOSITÀ SULLA HAKA
1) Tana Umaga, non solo fu il primo capitano di origine polinesiana in tutta la storia degli All Blacks, ma fu anche il primo non Maori a comandare la haka. Il secondo fu Keven Mealamu che la guidò nella famosa partita con l’Italia nel Mondiale di Francia del 2007. Più recentemente, il pakeha che ha guidato la haka è capitan Richie McCaw.
2) Il “buon costume” vuole che si risponda alla haka con la stessa intensità. Cosa che i francesi, acerrimi nemici dei kiwi, praticano meglio di tutti. Les Bleus hanno trovato vari modi per affrontare la haka, incluso quello di stringersi fianco a fianco e camminare verso gli avversari in nero. Non si può dire lo stesso di David Campese che, durante la haka, ha sempre scelto di riscaldarsi nella propria aria di meta, o degli Italiani che nel mondiale 2007 decisero di chiudersi in circolo per non subire l’effetto prodotto della danza maori. Nel 2008 i Gallesi rimasero in linea a fissare e sfidare i kiwi per parecchi minuti dopo che l’haka era finita. Ci volle l’intervento degli arbitri per smorzare la tensione.
3) In tanti cantano sopra alla haka e c’è chi cerca di neutralizzare la pressione psicologica in varie forme. Per lungo tempo gli Australiani inserirono un patriottico siparietto dopo la haka: l’intero stadio intonava la canzone country “Waltzing Matilda”. Alla Coppa del Mondo 2003 organizzata dagli stessi Wallabies, l’allora IRB proibì la canzone perché di nessun significato nella cultura Australiana. Nel 2006 la Federazione Gallese di Rugby cercò di imporre (come già accaduto l’anno prima in occasione del proprio centenario) il cambiamento del protocollo che prevede l’esecuzione la haka dopo gli inni nazionali. I gallesi volevano che il proprio inno chiudesse la cerimonia di apertura. I neozelandesi, forti di 100 anni di storia della haka, decisero così di eseguirla negli spogliatoio del Millenium Stadium di Cardiff. Quella fu la prima volta che la haka fu danzata a porte chiuse.
4) Quali sono le regole della haka all’interno della squadra? Innanzitutto, nella compagine odierna, Capitan Richie McCaw è colui che designa chi la comanda e sceglie quale danzare tra la Ka Mate e la Kapa O’Pango. Tutti i giocatori devono conoscere perfettamente entrambe le versioni, tanto che vengono fatti continui ripassi anche tra i più anziani del gruppo. Per i nuovi arrivati c’è un vero e proprio periodo di “introduzione” all’essere All Blacks. I ragazzi selezionati per la prima volta visionano foto e filmati, da quelli degli Originals del 1905 fino ai giorni nostri. Guardano capitani del passato come Buck Shelford e Tana Umaga parlare alla squadra prima delle partite. Studiano il significato di simboli come la felce e la maglia nera e vengono affiancati da giocatori maori di esperienza, come Liam Messam, che insegnano loro tutto sulle due haka, parole, gesti, movimenti, significato, in modo tale da arrivare preparati alla prima battaglia sul campo il giorno dell’esordio in nero.
Kapa O’Pango Tana Umaga 2005
Ka Mate Haka in the Millenium Stadium dressing room 2006
Wales stand off to the Kapa O’Pango 2008
Kapa O’Pango Piri weepu RWC2011 Final
Melita Martorana
Leggi anche: Haka – storia, tradizione e significato, parte 1 – Haka – storia, tradizione e significato, parte 2
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.