Il leader degli All Blacks ricorda il giocatore scomparso qualche giorno fa in Francia
Sabato scorso, dopo la partita contro i Blues ad Auckland, il capitano dei Crusaders e degli All Blacks Richie McCaw si è presentato in conferenza stampa. Stanco per la partita, ma in ottima condizione fisica, ha parlato apertamente della notizia che ha mobilitato tutti i media il giorno precedente, cioè vernerdì 5 giugno quando il rugby neozelandese è stato colpito dalla tragica morte dell’ex terza linea All Blacks Jerry Collins e di sua moglie Alana Madil. La figlioletta di soli 3 mesi Ayla è ancora in cura in condizioni critche nell’ospedale di Montpellier.
Questa è l’intervista completa del capitano degli All Blacks ed il suo personale ricordo di JC.
“E’ stato un grandissimo shock [apprendere della morte di Jerry] per alcuni di noi, in particolare per Dan [Carter] e per me che abbiamo giocato tantissimo rugby accanto a Jerry, lo conoscevamo molto bene. Ma anche per i giocatori più giovani che sono cresciuti guardandolo giocare in televisione e amavano vederlo giocare, è stato uno shock per tutti. Avrò giocato circa 30-40 test match accanto a Jerry e nelle giovanili e ti assicuro che è uno di quelli che preferisci avere nella tua squadra piuttosto che contro. E’ molto triste. Era una persona molto particolare”.
“L’ho saputo quando siamo arrivati ad Auckland, oggi come oggi con i social media le informazione girano così velocemente… Non so neanche come si reagisce a shock del genere. In realtà, non l’ho incontrato da un po’ di tempo, da quando ha deciso di giocare fuori dalla Nuova Zelanda, ma se rifletto sui ricordi che ho di me, Rodney [So’oialo] e Jerry, dei vari test che abbiamo giocato insieme e costruisci quel legame tra compagni di squadra e poi arrivi a situazioni come questa quando uno non c’è piu, è molto triste.
Stavo parlando proprio prima della partita con Aaron Mauger di Jerry, dei quarti di finale [di Coppa del Mondo in Australia] contro il Sudafrica del 2003, quando ha completamente asfaltato, credo fosse, Thinus Delport, e tutto il Sudafrica ha come inconsciamente fatto un passo indietro mentre noi abbiamo fatto un passo avanti. Sono momenti come questi che ho appreazzato averlo nella mia squadra, perché ha fatto lo stesso contro di noi Crusaders quando placcò Chris Jack un paio d’anni dopo. Quando ci giocavi contro ed aveva la palla in mano, guardavi sempre con la coda dell’occhio dove era Jerry”.
“Non sono in contatto con i ragazzi in Francia. So che alcuni dei ragazzi si vedevano con lui, tipo Chris Masoe, che si è pure presentato con i capelli come Jerry. Comunque avete potuto vedere e sentire da Conrad [Smith, intervistato la sera prima dopo la partita Hurricanes v Highlanders] che forse è piu dura per i ragazzi degli Hurricanes, gente come Ma’a [Nonu] e Rodney erano molto vicini e uniti a Jerry e credo loro siano coloro che sono stati più colpiti [dalla morte di Jerry].
Come descriverei Jerry? Diciamo in una parola: particolare. Sai che era dietro a supportarti, era tra il gruppo dei leader [degli All Black]. A volte diceva cose senza senso, ma in realtà sapevi che erano cose con un significato ben preciso e che lui aveva ragione. Era un uomo molto intelligente, anche se non ne dava l’impressione di esserlo, o meglio non ne voleva dare l’impressione. Spesso offriva differenti punti di vista. Comunque particolare, unico è il miglior modo per descriverlo.
Per esempio, a volte lo vedevi in situazioni allucinanti, e ti chiedevi come accidenti è finito lì come nel caso di quel club in seconda o terza divisione [Jerry ha giocato una partita per la seconda squadra del Barnstable RFC in Inghilterra semplicemente presentandosi al campo. Giorni dopo, selezionato per i Barbarians RFC, ha indossato proprio i calzettoni del Barnstable]. Ma lui era fatto così, incredibilmente generoso, come per esempio con i bambini, magari non abbinandolo con l’uomo duro che rappresentava. Ma lui ha toccato così tante persone e quello era il suo lato così unico”.
di Melita Martorana
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