Il “divino” BOD e i suoi “miracoli” alla Coppa del Mondo
Nome: Brian
Cognome: O’Driscoll
Ruolo: Centro
Edizioni RWC disputate: 1999 – 2003- 2007 – 2011
Presenze RWC: 17
Punti RWC: 41
Ci sono nazioni in cui il rugby è più di un semplice sport, è più di una semplice passione, a volte travalica anche i confini del fanatismo arrivando a essere considerato una religione. Non vorremmo sembrare blasfemi, ma nell’isola di smeraldo lo sport della palla ovale è talmente amato e seguito da assumere dei connotati quasi religiosi. E come tutte le fedi, anche il rito pagano del rugby ha i suoi dei. BOD (che non a caso rievoca GOD, Dio) sta per Brian O’Driscoll, “il divino” (celebre il detto: “In BOD we trust”…).
Brian O’Driscoll ha partecipato a ben quattro edizioni della Rugby World Cup segnando sempre almeno una meta, collezionando ben 17 presenze e 41 punti. Uno dei momenti più memorabili per il secondo centro irlandese è avvenuto durante l’edizione 2003 della rassegna iridata. Brian aveva già preso parte all’edizione 1999: 3 presenze (più un ingresso dalla panchina) e 1 meta, la sua prima mondiale, quella marcata proprio al Lansdowne Road di Dublino, agli Stati Uniti.
Primo novembre 2003, Melbourne, Telstra Dome, nello splendido stadio coperto si scontrano per la testa del Girone A l’Australia padrona di casa e l’Irlanda, già matematicamente sicura del passaggio ai quarti di finale. I tutti verdi, infatti, avevano battuto nel girone eliminatorio, con punteggio ampio, la Romania e la Namibia e, con un risicato 16 a 15, l’Argentina (avversaria diretta per il passaggio del turno), ma O’Driscoll non aveva ancora segnato alcuna marcatura.
Alla fine del primo tempo, frazione davvero molto combattuta, i Wallabies guidano il match 11 a 6. I giocatori in maglia verde però non intendono mollare, e dopo aver subito altri 3 punti, si lanciano alla riscossa.
Fino a quel momento gli australiani avevano fatto buon uso della nuova regola che rendeva più semplice la rimessa veloce dalla touche, quando, al 48′, Joe Roff si lasciò scivolare l’ovale dalle mani commettendo un “in avanti” proprio dentro le proprie 22. Mischia resettata due volte, alla fine il pallone esce e gli irlandesi muovono l’ovale verso sinistra. Prima fase in mezzo ai pali, circa 10 metri dalla linea di meta, Wallabies pronti a difendere. Stringer muove velocemente la palla per l’accorrente John Kelly, che viene prontamente placcato da George Gregan. Un attimo prima che le braccia del mediano australiano si chiudano su Kelly, quest’ultimo riesce a scaricare il pallone ancora verso sinistra per Brian O’Driscoll.
Non più di due metri dalla linea di touche, BOD accelera, punta la bandierina e cerca quel fazzoletto di terra dove può schiacciare evitando la difesa avversaria. Sailor si tuffa, ma riesce solo a sfiorare le gambe del centro irlandese. La finestra si stringe, pochi centimetri dalla linea laterale, un paio di metri da quella, tanto agognata, di meta. Il corpo di Brian è proteso in avanti, con il peso tutto spostato all’interno. Sailor è ormai saltato, Elton Flatley tenta di portare il placcaggio, con subito dietro un accorrente George Smith. Flatley impatta su O’Driscoll, ma lo fa con un secondo di ritardo e non riesce a imprimere forza al placcaggio. Il tentativo di fermarlo si fa comunque sentire, il corpo del centro australiano cade fuori dal campo, il suo sguardo diritto sul pallone. Il numero 13 irlandese non si scompone, non alza nemmeno gli occhi che rimangono implacabilmente puntati su quell’obiettivo che si trova ormai a pochi centimetri. BOD “decolla” verso la linea laterale. Un secondo che dura un’eternità per tutti, irlandesi e australiani, poi il volo finisce. O’Driscoll tocca terra, la bandierina colpita sbatte al suolo, l’arbitro O’Brien chiede l’aiuto del giudice al video. L’attesa non dura molto, non ci sono dubbi, è meta! Una meta fondamentale che sembrava impossibile, che per BOD arriva dopo quasi 7 mesi di digiuno. Infatti l’ultima segnatura risaliva a febbraio, durante il 6 Nazioni, contro l’Italia. O’Gara trasforma, il punteggio è di 14 a 13 per i padroni di casa.
Se il campione si vede nei momenti difficili, in una partita come questa, uno con Brian O’Driscoll non può certo accontentarsi.
67esimo minuto, Flatley ha già allungato con un calcio di punizione, 17 a 13 per i Wallabies. Paul O’Connell entra in sfondamento nelle 22 avversarie. Stringer raccoglie la palla dalla ruck e apre velocemente verso destra, il passaggio però non arriva a O’Gara, l’ovale rimbalza sull’erba e viene prontamente raccolto da Brian che alza un secondo la testa, controlla la difesa e la posizione rispetto ai pali, si gira repentinamente e fa partire un drop kick da posizione centrale, appena fuori dalle 22. Il calcio non è sicuramente tra i più belli, ma il braccio dell’arbitro si alza verso il cielo e soffia nel fischietto: il drop c’è, l’Irlanda anche. Poco più di 10 minuti alla fine del match e la nazionale del trifoglio è sotto solo di un punto (17-16).
La partita finirà su questo punteggio, con entrambe le squadre che superano la fase a gironi e accedono ai quarti, l’Australia con il primo posto nel Girone A, l’Irlanda con una maggiore confidenza e con la consapevolezza di aver ritrovato un campione, proprio quando ne aveva più bisogno.
Ancora una volta l’Irlanda non supererà lo scoglio dei quarti, la sua corsa verrà bloccata dalla Francia, che vincerà per 43 a 21. A nulla varranno le due mete di BOD contro i galletti.
Una volta conclusa l’edizione 2003 dei Mondiali, con il ritiro di Keith Woods, Brian O’Driscoll si guadagnerà i gradi di capitano che manterrà fino al ritiro nel 2014. Durante la carriera BOD ha collezionato 133 presenze con 245 punti per l’Irlanda, 188 caps e 311 punti con la maglia del Leinster, 6 presenze con 5 punti con i British and Irish Lions.
I riconoscimenti sono innumerevoli: nominato per 3 volte all’IRB World Player of the Year, per 3 volte vincitore del premio come miglior giocatore del Six Nations, giocatore irlandese con il maggior numero di caps, miglior realizzatore di mete di sempre del Six Nations, 4 Celtic Cup, 3 Heineken Cup, nominato capitano dei Lions e chi più ne ha più ne metta.
Un giocatore che unisce grandi doti difensive, micidiale placcatore, a capacità offensive fuori dal comune, con gambe elettriche, capace di cambi di direzione istantanei, di leggere le difese e inventare linee di corsa imprevedibili.
Se la divinità in tutte le religioni è considerata il concentrato di tutte le virtù, nessuno più di BOD può essere considerato il legittimo titolare del divino scranno ovale sovrastato dal trifoglio.
Matteo Zardini
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