Lo scontro FIR/giocatori: vincitori e vinti? Non ci sono. E ora tocca a Brunel

La battaglia di questi giorni non può avere trionfatori. E ci sono protagonisti attesi che hanno fatto solo da spettatori

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Da un lato un “sì” al principio del merito sul quale – va detto – i giocatori non hanno alzato mai le barricate, dall’altro un deciso passo avanti da parte della FIR su temi come le assicurazioni in caso di infortuni (ah, il caso Minto…), i contratti di Alto Livello, di Eccellenza e delle serie inferiori, i diritti di immagine.
Sul tavolo dell’incontro di Calvisano tra federazione e giocatori c’era molto di più dei semplici premi: c’era un primo deciso passo nella “ristrutturazione” di un sistema in termini più profesionistici. Manca un riconoscimento ufficiale di quello status, dato proprio dall’utilizzo di quella parola, ma per farlo andrebbe messa mano allo statuto federale, trafila parecchio lunga e burocratica. Dettagli non si conoscono, verranno resi noti nei prossimi giorni, verosimile che la squadra torni ad allenarsi a Villabassa a partire da domenica.

 

In molti si chiedono chi siano i vincitori, chi i vinti. I dettagli di cui sopra ci diranno chi ha ottenuto risultati più vicini alle proprie richieste, ma questa è una battaglia che non può registare vincitori di sorta. In questi giorni il movimento ha perso nel suo complesso, la frittata mediatica è stata enorme e tutte le parti in causa vi hanno partecipato alla preparazione. Chi più, chi meno, ma sono dettagli che lasciano il tempo che trovano.
Ora bisogna ricomporre il quadro, riuscire a dare una ripulita alla propria immagine (la Gazzetta dello Sport di oggi dice che alcuni sponsor importanti nelle score ore hanno fatto sapere alla FIR che non hanno gradito il teatrino…) in vista di un appuntamento al Mondiale a cui mancano appena 93 giorni. Servirebbero risultati, quei risultati che finora la nazionale azzurra non ha mai ottenuto nella sua storia: i quarti di finale. Attenzione, non è una mera questione di immagine, ma anche di sostanza.

 

E serve che Jacques Brunel riprenda in mano con decisione il gruppo. Perché il ct (e il team manager Luigi Troiani) sembrano essere gli “attori” che più hanno subìto la situazione che si è venuta a creare a Villabassa, senza possibilità di intervento, scavalcati dagli eventi e da un gruppo di giocatori che ha cercato – trovandola – una controparte diretta nel presidente FIR. Più spettatori, in effetti, che non attori protagonisti. Ma sono loro che ora devono guidare il gruppo. Con decisione.
Una situazione che ha bisogno di leader veri, non importa se silenziosi o meno. Perché ci ricordiamo bene cosa disse capitan Sergio Parisse in una intervista rilasciata a Midi Olympique ad aprile: “La Francia può disputare un bel Mondiale, dire il contrario sarebbe disconoscere la storia. Nel 2011 i rapporti tra giocatori e staff non erano buoni ma un Mondiale è una faccenda di uomini. Se i giocatori prendono in mano il loro destino possono realizzare grandi cose. Perché l’ultima parola è loro, sempre”.

 

Il Grillotalpa

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