Il seconda linea neozelandese, 79 caps coi tutti neri, ripercorre i Mondiali del 1995: dalla preparazione alla finale dell’Ellis Park…
Nome: Ian Jones
Posizione: Seconda linea
Partecipazioni alla RWC: 1991, 1995
Punti segnati alla RWC: 5
Ti ricordi il sistema di selezione per andare alla Coppa del Mondo? Eri nervoso?
Quella del 1995 era la mia seconda Coppa del Mondo e il processo di selezione per il Sudafrica fu abbastanza intenso con due partite di prova tra tutti i giocatori della squadra allargata e un certo numero di raduni sotto la guida di Laurie Mains. Pensavo di essere andato abbastanza bene e speravo vivamente in una chiamata. Ogni annuncio della formazione è sempre un momento di grande tensione e non vedi l’ora di sentire il tuo nome! Fui contento e, soprattutto, sollevato quando lo sentii pronunciare.
Puoi descriverci il Sudafrica durante la Coppa del Mondo?
Sin dal momento in cui siamo atterrati e ci siamo insediati nel nostro hotel a Johannesburg fu chiaro che quella edizione sarebbe stata speciale. Senza ombra di dubbio far ospitare il Torneo al Sudafrica è stata la migliore scelta per la Coppa del Mondo e i sudafricani hanno veramente brillato in quell’occasione, non solo i giocatori.
Cosa avete fatto la sera prima della partita di esordio?
Il nostro primo incontro era con l’Irlanda all’Ellis Park. La sera prima è stata la solita routine: un veloce meeting con la squadra prima di cena, poi un folto gruppo di giocatori si è ritrovato nella stanza del fisioterapista a giocare a carte e ascoltare musica cercando di non pensare troppo alla partita del giorno seguente.
L’edizione del 1995 della Coppa del Mondo ha avuto come protagonisti gli All Blacks e Jonah Lomu. Come faceva la squadra a gestire la crescente popolarità di Jonah?
Eravamo eccitati anche noi a vedere come il fenomeno Jonah Lomu stesse esplodendo. È stato un grande piacere giocare insieme a Jonah ed essere testimoni delle grandi performance che ha offerto al pubblico e delle cose straordinarie che fece in campo. Inoltre, ho molto apprezzato il modo in cui si è comportato fuori dal campo, rimanendo sempre posato e con i piedi per terra quando era con la squadra.
Ricostruisci la tua giornata nel giorno della finale contro il Sudafrica.
Quei giorni furono difficili perché 48 ore prima della finale alcuni di noi si sentirono male. La mattina della partita mi sono alzato, come sempre, alle otto, ma non riuscivo a pensare e neanche a mangiare. Stavo per giocare la partita più importante della mia vita e, col passare delle ore, ho cominciato a bere sempre più acqua cercando di convincermi che ero in forma, al massimo delle mie energie.
Sull’autobus che ci portava verso lo stadio l’atmosfera era fantastica. Al pensiero di giocare una finale di Coppa del Mondo, ogni dubbio sulle mie condizioni è stato sostituito dall’adrenalina e dall’eccitazione.
Il pre-partita in spogliatoio e quello che è accaduto sul campo sono momenti che mi porterò dentro come ricordi veramente speciali della mia carriera.
Che ricordi ed emozioni ti ha lasciato la Coppa del Mondo 1995?
Ho delle emozioni un po’ contrastanti pensando alla Coppa del 1995. Avevamo una squadra fantastica sia dentro sia fuori dal campo e personalmente avevo alcuni tra i miei migliori amici che giocavano accanto a me. Ma arrivare a giocarci la Coppa e poi perdere quella chance è stata una delusione molto forte. Comunque siamo stati battuti da una compagine sudafricana, non solo concentrata, ma estremamente affamata che ha meritato di vincere.
Se potessi tornare indietro che cosa faresti diversamente?
Abbiamo pianificato, preparato e ci siamo allenati come mai prima per arrivare pronti al Torneo, quindi non farei nulla di differente. A parte, forse, mangiare qualcosa di diverso nella settimana prima della finale! Ma è stato un momento meraviglioso della mia vita e sono estremamente contento di avere avuto l’opportunità di far parte di quella squadra e di quella avventura.
Rugby World Cup 1995 | Final New Zealand v South Africa
Melita Martorana
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