La “new town” che ha fatto scuola: un modello di razionalità e accoglienza
Milton Keynes è uno degli ultimi frutti della politica di pianificazione urbanistica adottata in Inghilterra nel secondo dopoguerra per risolvere i problemi di sovrappopolamento delle grandi metropoli attraverso la costruzione di “new towns”.
Cionondimeno è sorprendente e davvero interessante. Se vi immaginate una città satellite moderna, impersonale o addirittura squallida siete proprio sulla pista sbagliata! E se credete che assomigli a Seahaven di “The Truman Show” o a un algido villaggio della ricca provincia americana (con tutto il rispetto) del genere telefilm, dovete proprio visitarla!
È ordinata, razionale, verdissima e accogliente; concepita assolutamente a misura d’uomo con tanti centri storici e una stimolante vita sociale.
È il frutto di un grande progetto che si concretizzò nel 1967 – l’ultimo, almeno in relazione alle dimensioni e all’impegno di risorse – ispirato alla filosofia delle “città giardino” nel quale si impegnarono i più importanti architetti inglesi del tempo (soprattutto Derek Walker) e che suscitò un vasto interesse anche al di fuori del Regno Unito.
Lo scopo era quello di fornire agli abitanti tutti i vantaggi della grande città con la costruzione di un razionale e completo sistema di servizi – amministrativi, sanitari, culturali – promuovendo la valorizzazione delle risorse ambientali ed economiche e al tempo stesso salvaguardando la difesa del verde e la qualità della vita.
Una ventina di piccoli centri urbani del Buckinghamshire, sparsi in un territorio di circa 89 km2, fra Bedford e Londra (i principali erano, oltre l’omonimo originario villaggio, Bletchley, Fenny Stratford, Wolverton, Stony Stratford) vennero accorpati in una rete di collegamenti, in un sistema urbano integrato e funzionale con un numero programmato di residenti (circa 250.000).
Nel caso di Milton Keynes, i progettisti fecero tesoro delle esperienze, non sempre del tutto positive, acquisite nella costruzione delle altre “new towns”, cercando di evitare i parziali fallimenti prodotti dall’artificialità degli insediamenti e dall’eccesso di razionalizzazione e pianificazione. Si tenne dunque conto di una serie di fattori, come la distanza dalle grandi città (Londra, Birmingham, Leicester, Oxford e Cambridge), le effettive risorse economiche, le caratteristiche ambientali e paesaggistiche, la storia dei luoghi. L’obiettivo era quello di dar vita a una “nuova città” che avesse un’identità, ancor meglio una personalità, preservando le tipicità del territorio.
Facilitare al massimo la mobilità degli abitanti (e beninteso anche delle merci) all’interno del vasto comprensorio, la realizzazione di infrastrutture, nonché di luoghi di incontro e di convegno, oltre a una razionale centralizzazione dei servizi comuni era fondamentale. Lo sforzo dei progettisti si concentrò sulla rimozione di ciò che potesse ostacolare la socializzazione. Fu adottato il sistema delle grid roads iscrivendo centri abitati, aree di produzione agricola e industriale, laghi (è attraversata dal Grand Union Canal e dal fiume Ouzel), ampi parchi e foreste (la cui estensione fu ampiamente incrementata) in una fitta griglia di strade gerarchicamente organizzate che consentiva a ogni residente di trovarsi sempre a breve distanza da una fermata di autobus. A ciò si aggiunse una estesissima rete di piste ciclabili e di sentieri pedonali (200 km: un primato anche per l’Inghilterra!).
A distanza di anni si può dire che, grazie al rispetto della varietà architettonica, alla ricerca della adattabilità, alla flessibilità delle soluzioni urbanistiche, alla peculiarità delle strutture amministrative adottate, l’esperimento sia perfettamente riuscito.
La fondazione della nuova struttura urbana fu l’occasione per una attenta ricognizione geologica e archeologica della zona. Si scoprirono dei fossili (lo scheletro di un ittiosauro fa mostra di sé nella biblioteca centrale di MK), necropoli risalenti al secondo millennio a.C., insediamenti (in particolare a Blue Bridge) e manufatti dell’età del bronzo (fino al 700 a.C). In particolare nel 2000, nella località di Monkston, il ritrovamento più noto e importante: una pentola di terracotta contenente un “tesoro” consistente in due torques (anelli da collo) d’oro e tre braccialetti risalenti sempre all’età del bronzo.
Negli ultimi dieci anni diverse volte sono state avanzate proposte per un maggiore sfruttamento delle aree e per incrementare la densità abitativa anche cancellando i limiti imposti all’altezza delle nuove costruzioni, ma il rischio del tradimento dei principi urbanistici originari sembra superato da quando nel 2011 il piano regolatore è tornato sotto la giurisdizione della amministrazione locale (il Milton Keynes Council).
Fra le infrastrutture destinate allo spettacolo è innanzi tutto da menzionare il National Bowl, un anfiteatro/arena (inaugurata nel 1979) nella quale si svolgono grandi concerti e in cui si esibiscono e hanno suonato alcuni grandissimi della musica (AC/DC, Black Sabbath, Bon Jovi, Bruce Springsteen, Bryan Adams, David Bowie, Deep Purple, Genesis, Michael Jackson, The Police, Queen, R.E.M., Simple Minds… solo per fare qualche nome).
All’interno del territorio di Milton Keynes si trova la tenuta di Bletchley Park. Denominata Stazione X, durante la Seconda Guerra Mondiale era un luogo segretissimo nel quale, grazie a un formidabile pool di crittografi e a sofisticatissimi (per l’epoca) macchinari si riuscirono a decifrare, fra gli altri, i codici nazisti di Enigma contribuendo grandemente alla vittoria delle forze alleate.
Il National Museum of Computing, inaugurato nel 2007 e ospitato nel blocco H di Bletchley Park, accoglie alcuni dei calcolatori applicati in quegli anni per la decifrazione e in particolare Colossus che potremmo definire il primo “cervello elettronico” programmabile. Inoltre, il museo svela i sistemi adottati dai crittografi e offre un interessante spaccato della storia dell’informatica. Accanto alla mostra permanete vengono organizzate attività ed esposizioni temporanee.
La città si trova a circa 80 km da Londra. In auto: M1, circa un’ora e un quarto traffico permettendo. In treno: London Euston-Milton Keynes Central (circa mezz’ora con Virgin West Coast Trains, partenze regolari ogni 15 minuti). In autobus: da Baker Street Brook Furlong a Milton Keynes Coachway (circa 1 ora e mezza, 2 viaggi al giorno con National Express linee 440, 455). Dall’aeroporto di Luton (senza dubbio il più comodo), in bus: National Express linea 99
Airport Bus Station-Central Milton Keynes, The Point – H4 (50 minuti, partenze ogni 30); linea 777, Airport Bus Station-Brook Furlong, Milton Keynes Coachway (40 minuti, 5 viaggi al giorno). Da Leicester impiegherete circa 1 ora e 10 per percorrere poco meno di 90 Km. Birmingham dista circa 115 km (in macchina 1 ora e 30).
In ogni città toccata dal Torneo (oltre che in quella di Rugby) saranno allestite delle Fanzones, aree superattrezzate per accogliere al meglio appassionati e tifosi. Ogni Fanzone avrà le sue peculiarità, secondo le tipicità del territorio. Vi si svolgeranno eventi e attività di animazione (musica e giochi), si potrà acquistare il merchandising ufficiale, mangiare e, c’è da scommetterci, scorreranno fiumi di birra. Per saperne di più.
Per saperne di più visitbritain.com
Francesca Lupoli
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