Una disastrosa stagione in Super Rugby e l’accusa di poca profondità. Meyer lancerà un messaggio iridato?
Il 4 ottobre 2014 Sudafrica e Nuova Zelanda giocavano all’Ellis Park una delle partite più belle di tutta la scorsa stagione. Si chiudeva il Championship 2014, e dopo 78 minuti di grandissima battaglia, iniziata con la splendida meta di Houggard, il neo entrato Lambie centrava i pali dalla distanza per il 27-25 finale. Poi, nel tour di novembre, sono arrivate la sconfitta con l’Irlanda, la vittoria a Twickenham (di nuovo protagonista Lambie nei minuti finali), la meno convincente vittoria di Padova contro l’Italia e la sconfitta contro il Galles che ha chiuso l’ultima finestra internazionale.
Ma, soprattutto, è arrivata la peggiore campagna in Super Rugby degli ultimi dodici anni, con nessuna squadra qualificata per le semifinali e appena 19 vittorie in 41 partite contro squadre delle altre due Unions. I media sudafricani non ci sono andati leggeri, parlando di stagione “orribile” per le franchigie Springboks. Tre di queste (Stormers, Sharks e Bulls) sono senza head coach (quattro, considerando i Kings che dal 2016 torneranno), i giocatori continuano ad andarsene in giro per Europa e Giappone, la SARU è alle prese con le proprie beghe interne e la questione quote nere continua a tenere banco. Quale Championship aspetta la squadra di Heyneke Meyer?
Uno dei punti su cui la stampa sudafricana ha più insistito per spiegare la debacle nel Super Rugby, è stata la mancanza di profondità delle squadre, poco competitive nel corso della stagione. Passando alla nazionale e leggendo i 31 convocati da coach Meyer per la prima contro l’Australia, di profondità ce n’è, ma da questo punto gli All Blacks a Sud e altre squadre a Nord sembrano stare meglio.
La lista degli infortunati è di quelle importanti, e si sentirà la mancanza di du Preez ma soprattutto in terza linea quella di Vermeulen ed Alberts, entrambi a rischio anche per la Coppa del Mondo e che lasciano parecchio sguarnito un reparto in cui gli Springboks hanno da sempre fatto la voce grossa. Vanno meglio le cose, sia adesso che nel post Mondiale, in prima e seconda linea, dove torna de Jager ma mancherà du Toit.
In regia ci saranno Pienaar con Pollard o Steyn (che ancora una volta ha dimostrato con lo Stade quanto il gioco tattico possa pagare), ai centri mancheranno gli infortunati Steyn ma soprattutto capitan de Villiers, che comunque sembra recuperato per la Coppa del Mondo (notizia non da poco, sia sul piano del gioco che della leadership). Spazio allora al giovane de Allende (più di 1200 minuti in Super Rugby quest’anno) e al sicuro Pietersen. Ad estremo le Roux, con Habana all’ala.
Ma al di là del primo quindici, forte se non fortissimo, resta da capire effettivamente su quanta profondità possano contare Meyer e lo staff. Questo Championship sarà fondamentale proprio per testare la squadra oltre le prime scelte, e per fare le dovute valutazione in chiave Coppa del Mondo. Certo che se poi dovessero arrivare risposte poco confortanti e/o altri infortunati di lungo periodo (specie in terza linea), le chance di far bene in Inghilterra potrebbero effettivamente essere messe a dura prova.
Di Roberto Avesani
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