Gli All Blacks belli ma non perfetti, Cooper più no che sì, i cacciatori Springboks e (finalmente) gioco aereo ben arbitrato
I primi centosessanta minuti di Rugby Championship 2015 sono passati, lasciandoci con la straordinaria partita di Brisbane. I pronostici della vigilia, o meglio quanto ci si poteva aspettare di vedere in campo, è stato in parte rispettato da quanto le quattro squadre hanno fatto. Tra terze australiane che latitano, cacciatori sudafricani formidabili e altro ancora, vediamo cosa ci ha lasciato la prima giornata del Quattro Nazioni.
All Blacks ma non troppo: “Non è stata la buona performance che ci aspettavamo – ha dichiarato coach Hansen a fine partita- ci sono stati parecchi errori ma anche le parti di gioco strutturato non sono andate per il verso giusto”. L’analisi è forse troppo critica, del resto lui è l’allenatore e deve puntare alla perfezione, ma è innegabile che vi siano state diverse forzature soprattutto nel gioco aperto, che in parte hanno ricordato quanto visto nella finale del Super Rugby. Per il resto, con la dovuta tara dell’avversario di giornata, bene Carter nella distribuzione e il pack nella gestione, bene anche la coppia SB Williams-Nonu, con il primo a trovare sempre l’offload contro una difesa che comunque non raddoppiava o non per forza provava il choke tackle. Ora sotto con il Sudafrica, senza Carter e senza McCaw, ma anche senza Naholo, out per diversi mesi causa rottura del perone. Una brutta notizia, contando che anche Cory Jane sembra aver subito un brutto infortunio con i NZ Barbarians.
Cooper ni, Giteau sì: c’era molta attesa per vedere all’opera il duo Cooper-Giteau. Nel primo tempo l’apertura dei Reds ha soprattutto distribuito (a parte la splendida sponda per Ashley-Cooper, che è però una giocata da prima fase), con il centro di Tolone a cercare invece soluzioni di più difficile lettura, alternando salti, raddoppi e collisioni in prima persona (e la fisicità del Top14 si è vista eccome, ma la leziosità sul due contro uno con Folau vale un punto in pagella). In difesa con palla in pieno campo avversario Cooper ha agito assieme a Folau da doppio estremo per recuperare i molti calci sudafricani, commettendo un paio di errori in presa e non trovando varchi attaccabili. Merito certo della difesa Springboks, ma se sommiamo anche gli errori dalla piazzola la bilancia pende dalla parte del meno. Per liberare Cooper dalla noia dei calci ci sarebbe Lealifano, anche se Kuridrani è al momento più in forma.
Date un pack a questi Wallabies: a Brisbane la fisicità è stata altissima, con scontri pazzeschi in tutto il campo. Spesso, troppo spesso, i trequarti australiani hanno impattato partendo da situazioni di non avanzamento e sbattendo contro una difesa sudafricana che teneva tutti sulla linea a parte placcatore e copertura. Chi poi era deputato a vincere la collisione mettendo i suoi sul piede avanzante, i vari Higginbotham, Fardy, Skelton, non ha mai trovato efficacia. Male anche le mischie ordinate. Ma questo era un problema già preventivato, e su cui Cheika e lo staff dovranno lavorare molto, considerando che al Mondiale i Wallabies affronteranno Inghilterra e Galles.
I cacciatori di Ovalia: a Brisbane la battaglia sul breakdown è stata dominata dai sudafricani. E non solo dalle terze linee. Burger, Coetzee e Louw hanno fatto il loro, e pure de Jager che nonostante gli appena nove minuti quest’anno in Super Rugby ha impattato bene sul match. Ma una menzione d’onore spetta a Bismarck du Plessis (svirgolata a parte), e a Pollard, che in piena sua zona rossa ha recuperato alla grande. Dall’altra parte sugli scudi Hooper (che placcaggi) e Pocock, che appena entrato ha guadagnato un calcio per tenuto.
La profondità Springboks: giocare senza tutti gli infortunati era difficile, e l’uscita di Matfield e Louw avrebbe potuto complicare tutto. Invece la risposta la squadra di Meyer l’ha data eccome, sia nel pack che nella linea veloce, con de Allende e Kriel bravi in attacco e in difesa. Quest’ultimo, classe 1994 e all’esordio, ha trovato pure una bellissima marcatura.
Grazie Nigel: dopo tutto quello che siamo stati costretti a vedere questa stagione, finalmente è arrivato un arbitraggio all’altezza nel giudicare le prese aeree. Più volte i vari Folau, Habana, Ashley-Cooper e le Roux sono entrati a contatto per contendere gli ovali aerei, ma mai si è reso necessario l’eccesso di intervento. Guardando al Mondiale, speriamo che queste siano le indicazioni.
Di Roberto Avesani
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