Dual-contract e crescita dei giocatori: da Exeter una bella iniziativa

Chiefs e Pirates legano a sé sei giocatori di interesse. Da noi ancora vi sono liste bloccate e obbligatorietà…

ph. Henry Browne/Action Images

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La notizia è dei giorni scorsi, e a riportarla è stato il The Cornishman, giornale di Penzance, città della Cornovaglia. E protagoniste sono le due maggiori squadre di rugby di quella bellissima zona dell’Inghilterra, gli Exeter Chiefs (Premierhsip, anche se ad essere pignoli non è in Cornovaglia ma nel Devon) e i Cornish Pirates (Championship). Le due società hanno messo sotto dual-contract sei giocatori, i quali sono considerati dallo staff Exeter di grande interesse per il futuro in chiave Premiership. Si tratta di Max Bodilly, Tom Hendrickson e Jack Innard, che la scorsa stagione erano in forza ai Pirates, del numero nove Stuart Townsend (visto in azione durante gli ultimi Mondiali Junior in Italia), e di Sam Simmonds e Jack Arnott (la scorsa stagione in Championship con Playmouth).
I sei inizieranno la stagione con i Pirates nel secondo campionato inglese, ma verranno costantemente tenuti sott’occhio dalla dirigenza Exeter, che all’occorrenza potrà convocarli con i Chiefs, magari non subito in Premiership ma verosimilmente in Aviva A League o in LV=Cup.
La collaborazione dei Chiefs assieme ai club vicini va avanti da alcuni anni, dando importanti risultati nel processo di crescita dei giocatori e nel livello delle squadre coinvolte. L’aspetto decisamente vincente è l’idea del dual-contract, che permette di giocare all’occorrenza con i Chiefs guadagnando minuti di alto livello, e che potrebbe ricordare quanto accade dalle nostre parti con i permit player che in determinati momenti dell’anno si muovono sulla linea Eccellenza-Pro12, talvolta più con la sensazione che la necessità sia tappare i buchi più che costruire giocatori di un qualche interesse, celtico o nazionale che sia.

 

L’idea di permettere ai giocatori Seniores di avere una ideale “scala” da salire o scendere esiste anche ai livelli federali inferiori, tanto che alcune squadre di Eccellenza, Serie A e Serie B si stanno organizzando per avviare un campionato Cadette, non inquadrato in nessuna struttura centrale o regionale.
Il motivo sarebbe presto spiegato: mentre una Cadetta iscritta alla Serie C deve rispettare certi limiti per il movimento dei giocatori dalla e verso la Prima Squadra (5 presenze poi ci si blocca), il nuovo Girone Cadette avrebbe invece liste completamente aperte, con possibilità di salire e scender durante la stagione.
Stando così le cose, resta il carattere un po’ “stravagante” di tutta la vicenda: se squadre di livello come Exeter Chiefs e Cornish Pirates possono scambiare senza limiti sei giocatori, perché non può fare altrettanto una qualunque società di Serie A con la propria Cadetta o Seconda Squadra che dir si voglia? L’unico problema che viene in mente è che in certe domeniche di riposo le seconde squadre potrebbero contare su molti giocatori di categoria superiore, aumentando di molto il livello rispetto all’avversaria di giornata. Ma in questo caso, non è un problema di sistema o di programmazione, ma solo di scarsa visione di tecnici e dirigenti. Un’altra possibile soluzione, invece, sarebbe eliminare per le Seconde Squadre i paletti delle obbligatorietà per la promozione: una Cadetta che a man bassa vince la Serie C ma non sale non serve a nulla, se lo scopo è la crescita dei giocatori. E in tutto questo, la cosa peggiore è che sono i club a muoversi in prima persona per trovare una soluzione.

Di Roberto Avesani

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