Soldi e litigi tra anime diverse: le Zebre davanti a un futuro incerto

Un gruppo di privati che non sembra essere compatto e un grosso impegno economico. Cosa succede a Parma? E la FIR puntualizza

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Domenica è stato eletto il nuovo presidente delle Zebre. Il CdA ha nominato all’unanimità Gianluca Romanini, classe 1969 e parmigiano doc. Una elezione che è arrivata dopo una settimana non facile per la franchigia bianconera: l’elezione era attesa qualche giorno prima, il 22 luglio, quando però all’interno del Consiglio d’Amministrazione si è consumato uno scontro pesante e potenzialmente portatore di problemi rilevanti per il futuro della stessa società.
E’ infatti successo che a uscire polemicamente nel pieno dello svolgimento dello stesso CdA è stato Giancarlo Dondi, ex presidente federale FIR e nome ancora pesantissimo all’interno del rugby italiano e parmigiano. Cosa ha scatenato il tutto? La decisione inattesa e non concordata da parte del Consiglio di portare da 15 a 11 il numero dei Consiglieri stessi, proposta da Stefano Cantoni e che ha avuto due effetti: provocare la reazione di Dondi («Io con queste Zebre non voglio avere nulla a che fare», le sue parole) e portare a una predominanza della “fazione” di Colorno all’interno del CdA stesso. Beghe di condominio non nuove nel rugby italiano, ma qui siamo in quella che all’interno dell’Ovalia nostrana è la realtà più importante assieme a Nazionale e Benetton Treviso. Eppure.

 

La diminuzione del numero dei consiglieri a rigor di statuto è legittima, non vìola nessuna norma, ma non era stata appunto concordata e fa sì che una parte del gruppo investitore parmigiano oggi non sia rappresentato in nessun modo all’interno del CdA e soprattutto provoca una frattura all’interno del già composito gruppo che negli scorsi mesi ha rilevato il 74% del capitale sociale delle Zebre, obiettivo tra l’altro raggiunto non senza scossoni.
Un gruppo che finora non si è palesato pubblicamente nella sua totalità e al quale si chiede un impegno importante dal punto di vista economico nei prossimi mesi, però le premesse – va detto – non sono delle migliori: perché la FIR chiedeva l’acquisizione di tutto il capitale sociale (circa 300mila euro) e in una prospettiva certo non lontana un investimento privato annuo di qualche milione di euro. Qui, a oggi, siamo solo al 74% di que 300mila euro di cui sopra e la spaccatura degli ultimi giorni non è crto un bel segnale. Per nulla.
D’altronde, va detto pure questo, le anime principali che danno vita a questo gruppo parmigiano non sono poi così diverse da quelle litigiosissime tra loro e poco disposte a mettere mano al portafogli che avevano dato vita agli Aironi. Speriamo che la storia non si ripeta.

 

La stessa scelta del nuovo presidente sembra essere frutto di un compromesso al ribasso. Gianluca Romanini è sicuramente persona degna, non abbiamo dubbi in merito, ma come dicevamo prima le Zebre sono una delle tre realtà più importanti del nostro rugby e sono in una fase delicata della propria esistenza. Per sostituire una persona preparata e dal peso specifico importante come Pier Luigi Bernabò serviva un uomo con altrettanta esperienza, un profondo conoscitore delle dinamiche del rugby italico e celtico, ben inserito nei più importanti meccanismi e snodi decisionali del nostro movimento. Romanini non sembra avere questo identikit, non al 29 luglio 2015 almeno. Speriamo di esser smentiti.
Lo snodo è di quello fondamentali: la presidenza FIR nei mesi scorsi è stata molto chiara, con la non facile situazione economica che spinge verso un ingresso importante di capitali privati, che però al momento non si vedono all’orizzonte. Oggi le Zebre esistono, tra qualche mese chissà. O meglio: ci saranno ancora, ma chissà che configurazione avranno e soprattutto dove dovremo localizzarle, diciamo così, in senso strettamente geografico.
Alfredo Gavazzi per anni ha chiesto un maggiore impegno economico ai parmigiani, è arrivato a un vero e proprio ultimatum nei mesi scorsi che però sembra aver partorito un risultato al di sotto delle aspettative. Il nuovo gruppo “privato” non sembra essere né particolarmente solido né particolarmente ricco, se le Zebre prendessero una strada che porta lontano – magari non molto – da Parma non ci stupiremmo più di tanto.

 

Il Grillotalpa

 

La FIR ha inviato a OnRugby alcune puntualizzazioni sulla vicenda in questione:
– dei 300.000€ di capitale sociale, quote per 287.000€ sono state cedute a privati. FIR conserva quindi il 4.3% delle quote di capitale sociale.
– la permanenza di FIR all’interno del capitale sociale, al pari della presenza di una figura di rappresentanza federale nel CDA di Zebre Rugby (nello specifico il sig. Carlo Checchinato), è stata richiesta espressamente dal gruppo acquirente.
– il Presidente federale tiene a sottolineare la propria piena disponibilità, presente e futura, nei confronti del gruppo acquirente e la massima collaborazione affinché il processo di privatizzazione di Zebre Rugby si concluda con pieno successo.

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